23

10.8K 339 458
                                    







Kailani

"Underneath the city lightsThere is a world few know aboutWhere rules don't apply, noAnd you can't keep a good girl down

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.





"Underneath the city lights
There is a world few know about
Where rules don't apply, no
And you can't keep a good girl down."


«Fanculo» mormorai quando la bottiglia di shampoo cadde per l'ennesima volta scivolando dalle mie mani insaponate

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.






«Fanculo» mormorai quando la bottiglia di shampoo cadde per l'ennesima volta scivolando dalle mie mani insaponate.

Non si trattava di una semplice svista, le mie mani stavano tremando incontrollabilmente da quando mi ero svegliata, ovvero cinque minuti prima di spogliarmi e infilarmi sotto il getto d'acqua gelido. Il mio cervello non registrò l'improvviso e traumatico contatto tra caldo e freddo, fuoco e ghiaccio. La mia pelle bruciava e con essa ogni singolo strascico residuo del sogno che mi aveva fatto sbarrare gli occhi alla sensazione, fin troppo vivida, delle sue mani rudi e indelicate tra le mie cosce. Non credevo ci fosse tortura peggiore, ma continuavo a rivivere la notte di cinque giorni prima ogni volta che chiudevo gli occhi e permettevo alla stanchezza di avere la meglio.

Vedevo i suoi occhi famelici, sentivo il suo profumo ammaliante intorno a me e avvertivo le sue mani ovunque, sulle mie labbra, intorno al mio collo e nel punto più sensibile, pronte a strapparmi gemiti che si trasformavano in urla soffocate. L'odio che provavo per lui amplificava il rilascio di endorfine, specialmente quando ripensavo alla sua pelle a contatto con la mia, al modo con cui gli bastava guardarmi con quello sguardo vizioso per farmi desiderare di scendere negli inferi con lui.

Mi insaponai i capelli per cercare di indirizzare i miei pensieri verso qualcosa che non avesse a che fare con lui, ogni volta che realizzavo cosa gli avevo permesso di fare e di quanto mi fosse piaciuto mi ritrovavo a dover controllare l'impulso di prendermi a sberle da sola, o lasciare che qualcun altro lo facesse. Avevo passato ore sdraiata sul letto con lo sguardo fisso sul soffitto analizzando ogni singola azione, parola, sguardo che ci siamo scambiati e tutto ciò che ci portò in quella strada abbandonata, lasciandoci in preda ad emozioni disarmanti accompagnate da I wanna be yours dei Artict Monkeys.

Quella dannata canzone.

La melodia non aveva abbandonato la mia testa nemmeno per un secondo, nemmeno durante il tragitto verso casa di cui ricordavo ben poco a causa dei postumi di un orgasmo memorabile. Avvertii le guance andare a fuoco nonostante l'acqua gelida, avevo fallito nuovamente nel cercare di pensare ad altro. Ma era impossibile, scientificamente impossibile, non rivivere nella mia testa il modo in cui il mio corpo si era completamente aperto a lui, come se fossi stata programmata per lasciare che le sue mani facessero di me ciò che voleva. Era stato naturale, così naturale che in quel momento sembrava non conoscessi nient'altro se non il suo nome e il suo sguardo infuocato da un desiderio così potente che mi terrorizzava.

ASHES Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora