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"Keep your eyes on mine
And if you want I'll tell you lies
Tell you I'm yours for life."


Kailani

Sarei affondata

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Sarei affondata.

Ne ero certa.

Non sarei sopravvissuta, non c'era modo di scappare e mettersi in salvo. La mia fine era giunta e con lei, la punizione per ogni singolo istante della mia vita passato nella penombra.

E tutto ciò che più temevo al mondo aveva preso le sembianze di un angelo con gli occhi e l'anima del peggiore dei demoni.

Non era qui per farmi del male, o mettere fine alla mia vita, peggio. Bramava la mia anima per poterla aggiungere alla collezione che nascondeva in un angolo buio della sua dimora dai quadri inquietanti e i corrodoi che sussurravano segreti in una lingua a me sconosciuta.

Non temevo per la mia vita, contrariamente a ciò che avevo pensato la prima volta in cui posai gli occhi su di lui e il suo gruppo di amici criminali nel magazzino da brividi del Dog House. A quel punto potevo affermare con certezza che non mi avrebbero fatto del male, non era mai stato nei loro piani.

Non ero mai stato nei suoi piani.

E non aveva nulla a che vedere con un codice morale che teneva nascosto in nome di una reputazione da criminale impeccabile. Sarebbe stato troppo facile, forse anche monotono, il contrario di ciò per cui viveva.

Si trattava semplicemente dell'ennesima tattica, dell'ennesima manipolazione mentale che comprendeva i numerosi assi nella manica che celava dietro il sorriso storto e gli occhi chiari come il riflesso della luna della notte precedente.

Era un predatore, era nella sua natura trovare il modo più facile per cacciare ed eliminare la preda. Ma Hastings non era un predatore qualunque, a lui la caccia piaceva più di qualsiasi altra cosa, più durava più il suo appagamento cresceva. E per farlo non gli serviva nessun'arma, la natura gli aveva donato le sembianze di un adulatore a cui bastava sollevare gli angoli della bocca per disarmare l'avversario.

La notte precedente era l'esempio perfetto di come agiva.

Io ero l'esempio perfetto della sua fama da cacciatore: ero morta più di una volta nel corso di poche ore.

A salvarmi era stato quel briciolo di razionalità e autocontrollo a cui mi aggrappavo ogni qual volta che Hastings era nei paraggi.

Ero uscita per la prima volta dalla stanza spinta dalla paura di perdere la testa rinchiusa tra quelle quattro mura completamente sola, notte e giorno. Tuttavia ero risalita un paio di ore dopo con il cuore che batteva a mille, il fiato corto e l'impronta invisibile delle sue dita intorno al collo, che continuai ad avvertire anche la mattina dopo.

Capii di star lentamente impazzendo quando invece di provare puro terrore vedendolo afferrarmi in quel modo violento e allo stesso intimo, avvertì qualcosa di completamente opposto, a cui mi rifiutavo di dare un nome.

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