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vi invito a mettervi in gioco e a prestare particolare attenzione ai dettagli di questo capitolo, buona lettura (e buona fortuna) ;)




"The gods favour the bold."



game #2
PRIMA PARTE

Kailani

In natura la bellezza era spesso concatenata al pericolo, al fascino di rischiare, al voler mettere alla prova i propri limiti

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In natura la bellezza era spesso concatenata al pericolo, al fascino di rischiare, al voler mettere alla prova i propri limiti. Le cose che ci affascinano sono anche quelle più pericolose. La forza di una tempesta di fulmini, capace di creare uno spettacolo di luce nel cielo; il sole, letale, ma confortante come una carezza delicata sulla pelle alla giusta distanza; l'oceano, in una notte burrascosa era capace di sprigionare la sua ira attraverso le onde schiumose, dando vita ad una danza caotica, funesta, ma senza uguali. C'era un che di poetico nel sentirsi attratti dal brivido di rischiare, assaporare per un istante il tanto temuto pericolo, perdendosi nella tentazione più occulta.

C'era stato un momento nella mia vita in cui mi ero sentita attratta da qualcosa che mi terrorizzava al punto da pietrificarmi, si trattava della mia prima volta allo zoo, all'età di 6 anni. Il terrore che provai una volta trovatami davanti alla gabbia del leone era ben impressa nella mia mente. Ricordavo chiaramente di aver stretto la mano a mio padre, affondando le unghie nella sua carne, mentre la sua voce pacata mi sussurrava parole di conforto all'orecchio, spronandomi ad avvicinarmi.

Mi fece notare come tutti gli altri bambini si stessero divertendo, osservando con sguardo rapito l'animale di cui avevano sentito parlare così a lungo. Sarebbero bastati pochi passi per avvicinarmi alla gabbia, permettere a mia madre di scattare la foto ricordo da mandare ai nonni, e fingere di non star tremando all'idea di trovarmi vicina all'animale, ma la suola delle mie scarpe sembrava essersi incollata al terreno, impedendo di muovermi. Ricordavo bene lo sforzo che avevo fatto per non cedere all'urgenza di gridare non appena i miei occhi incrociarono quelli dell'animale maestoso che si aggirava all'interno della gabbia con passo felpato.

Accorgendosi del mio stato, mio padre aveva successivamente proposto di andare a visitare la vasca dei delfini, ma anche in quel caso non mi mossi. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dall'imminente pericolo, sembrava non avere importanza il fatto che la paura stesse impedendo ai miei polmoni di funzionare correttamente, una parte di me desiderava rimanere e continuare a studiare le movenze del leone, chiedendomi se la gabbia fosse così sicura come dicevano.
Ciò che ci affascinava rientrava la maggior parte delle volte nelle cose che ci spaventavano a morte, e con le spalle al muro, quella notte, capì che non mi trovavo davanti ad un solo leone pronto a fare a brandelli le mie ultime forze.

In quel momento la minaccia non si limitava ad Hastings, ma si era aggiunto il biondo che al Dog House si era fatto riconoscere per le sue battute fuori luogo e due occhi espressivi. La sua espressione era rilassata, ma pericolosa. Vicino ad Hastings risaltava grazie al suo abbigliamento più colorato paragonato ai vestiti scuri dell'amico, indossava una camicia a scacchi che copriva una T-shirt bianca, le gambe longilinee erano fasciate da un paio di jeans strappati all'altezza delle ginocchia.

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