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game #3
"The deeper you dig,
the darker it gets."


Kailani

«È uno scherzo?» esclamai guardando con espressione seccata il ragazzo seduto davanti a me, impegnato a lanciarmi un'occhiata innocua mentre buttava fuori il fumo da poco inspirato

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«È uno scherzo?» esclamai guardando con espressione seccata il ragazzo seduto davanti a me, impegnato a lanciarmi un'occhiata innocua mentre buttava fuori il fumo da poco inspirato.

«Per niente» rispose con una scrollata di spalle, appoggiando la mano che teneva la sigaretta accesa sopra il ginocchio piegato. «Hai intenzione di rispondere?»

Rilasciai un sospiro carico di frustrazione. «Sai benissimo quanti anni ho.»

Hastings continuò ad assumere quell'espressione innocente, guardandomi come se non riuscisse a comprendere il mio disappunto. Il problema stava nel fatto che sapevo benissimo che si stava prendendo gioco di me, tra tutte le domande che avrebbe potuto porgermi decise di optare per la più banale, ovvero quanti anni avessi.

«Il gioco non va avanti se non rispondi» aggiunse poi di fronte al mio silenzio e alla mia espressione contrariata.

Presi un respiro profondo, trattenendomi dalla voglia di lanciargli contro qualcosa. «Ho 20 anni.»

«Ne dimostri di meno» commentò alzando gli occhi sul mio viso. «Forse 18.»

«Lo so» dissi a stento. «Me lo dicono spesso.»

«Sono i tuoi occhi» aggiunse, rilasciando il fumo che aveva trattenuto. «Hai gli occhi che ingannano.»

«Ingannano?»

Alzò il mento sistemandosi, incrociò i miei occhi e rimase in silenzio per quelli che mi sembrarono minuti interi.

«Se sapessi come usare la tua bellezza saresti capace di uccidere, forse avresti anche trovato un modo per uscire da qui.»

La sua risposta non cancellò i dubbi suscitati dalle sue parole precedenti, se non altro li aumentò. Non riuscivo a capire se fosse il suo modo contorto di farmi un complimento, o se stesse semplicemente cercando di disorientarmi. Ci stava riuscendo, lo sguardo che tanto disprezzavo era tornato a farsi vivo nel suo volto, quello che riuscivo a percepire sulla mia pelle, tangibile, che lasciava il segno, come la sigaretta accesa che accompagnava i suoi movimenti.

Daddy Issues dei The Neighbourhood suonava di sottofondo, la voce del cantante avvolgeva l'atmosfera tesa rendendola quasi intima. Hastings fumava appoggiato al muro dalle numerose scritte, tra di noi c'era una bottiglia di whiskey e io lo fissavo, incapace di muovermi.

Ingoiai la saliva, schiarendomi la gola. «Tocca a me» annunciai interrompendo quel gioco di sguardi pericoloso.

Le mie parole lo portarono a raddrizzare la schiena, una scintilla di eccitazione gli illuminava le iridi verdi.

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