Dolore (Pov Bella)

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Bella

A lui dovevo dirlo. Dovevo essere sincera con lui. Era a questo che pensavo mentre correvo attraverso la piazza di Volterra alla ricerca di un vicolo in penombra sul lato della torre dell'orologio. Dovevo dire ad Edward di Jacob. Ma ovviamente non potevo farlo a Volterra. Doveva essere lontano dai Volturi prima. Avrei aspettato fino a quando non fossimo tornati a Forks.
Bella chi vuoi prendere in giro? Stai soltanto temporeggiando. Tu non vuoi dirglielo. Hai paura che si arrabbi, oppure che capendo che con il tempo guarirai dalla ferita se ne vada di nuovo.
Una volta era stato lui a dirmi che ero la sua qualità preferita di eroina. Beh, ora le parti si erano invertite. Ero io ad essere dipendente da lui. Ma ero dipendente anche da Jake, ed Edward doveva saperlo. Prima o poi. Sicuramente meglio poi che prima, soprattutto se nel prima era compresa la vicinanza dei Volturi. Ma non doveva scoprirlo tramite i pensieri di sua sorella. O di Jacob. Prima o poi si sarebbero incontrati. Questo era poco ma certo. Ovviamente solo se lui e la sua famiglia fossero tornati a Forks.
Il corso dei miei pensieri fu interrotto dall'improvviso ingresso di Edward nel mio campo visivo.
Le campane iniziavano a battere il mezzogiorno e lui si avvicinava lentamente, un passo alla volta, ma inesorabilmente, a quella luce del sole che ne avrebbe causato la morte immediata. Questo non direttamente, come il mito avrebbe voluto, ma per mano dei Volturi, la cui unica legge consisteva nella segretezza. Quante cose avevo imparato in quei pochi mesi in cui eravamo stati insieme. Quante cose avrei ancora voluto imparare da tutti loro. Quante cose mi sarei persa stando ancora separata da lui.
Ma io non volevo soffrire. E non volevo che soffrisse.
« Edward, no! » esclamai, osservando la sua vicinanza al sole.
Probabilmente mi aveva sentita, aveva dei sensi sviluppatissimi, ma mi credeva morta... perciò... poteva pensare che fossi soltanto un'allucinazione, sempre che i vampiri potessero averne. Coprii gli ultimi metri che ci separavano quasi volando, la determinazione con la quale mi ero impedita di inciampare e cadere mi avevano spinta tra le sue braccia quando era quasi al limite dell'ombra. Un solo passo in più e sarebbe morto.
«Edward, torna all'ombra!» ordinai spingendo con le mani sul suo petto marmoreo.
Fece come avevo detto, ma continuava a tenere gli occhi chiusi. Mi teneva stretta per la vita ma ancora teneva gli occhi chiusi. Non credeva alle sensazioni che provava. Non si fidava di se stesso. Cosa gli avevo fatto? Lui, il supervampiro che poteva leggere nelle menti altrui, non credeva a quello che stava provando.
«Bella... sei viva! - mi disse, quando finalmente si decise ad aprire gli occhi - ma cosa è successo? Rosalie mi ha detto che Alice...»
«Alice ha semplicemente interpretato male il fatto che io fossi scomparsa dalla sua previsione - lo interruppi - del resto tu stesso dici che è raro, ma che qualche volta le capita di sbagliare».
«Questo solo se la sua previsione viene cambiata da decisioni esterne... oh... qualcun altro... ma chi può...».
Vederlo senza parole, con gli occhi strabuzzanti per la sorpresa e inconsapevole di qualcosa di cui io invece ero a conoscenza era un avvenimento senza precedenti, che non mi sarei persa per niente al mondo.
«Te lo spiegherò più tardi, se vorrai ancora saperlo, Edward! Ora, per favore, vorresti baciarmi?»
Non se lo fece ripetere due volte. I nostri visi, già vicini, in un attimo si toccarono. Le sue labbra, gelide e marmoree, sulle mie, la sua lingua intrecciata alla mia in una danza infuocata, benché la sua temperatura non fosse cambiata di un solo centigrado. Tra di noi non era mai stato così eccitante. Lui era sempre stato più attento a non mangiarmi che a baciarmi. Aveva troppa paura di ferirmi per darmi un bacio come quello.
Non come Jacob... Mi fermai, incapace di continuare a formulare il pensiero. Il solo nome aveva provocato l'apertura di una voragine nel mio petto. Il solo nome aveva riportato alla mia memoria la sua faccia delusa il pomeriggio precedente. Avevo pensato solo a come dire ad Edward che mi ero innamorata di un altro, ma che amavo ancora di più lui e che sarei tornata con lui, se solo me l'avesse chiesto.
Ma come avrei fatto a dire a Jacob che lo amavo e che nonostante questo non sarei più stata sua? Mi avrebbe odiata. Aveva ragione Alice. Ora sapevo a cosa si era riferita con quella frase pronunciata in auto.
Si riferiva al fatto che io sarei tornata con Edward.
E che Jake ne avrebbe sofferto immensamente.
Ma come potevo io, piccola umana, porre rimedio a tutto questo? Non riuscivo a pensare un solo modo in cui poter riuscire nel mio intento.
Edward si accorse che qualcosa non andava, non aveva bisogno di leggermi nel pensiero - in quel frangente fui più che felice che non avesse accesso alla mia mente - e smise di baciarmi. Mi teneva ancora stretta però, quasi avesse paura che potessi sfuggirgli dalle braccia.
«Cosa succede, Bella?» mi chiese con tono preoccupato.
«Io...» iniziai, pronta a confessare.
Mi interruppe immediatamente. Aveva sicuramente percepito qualcosa che i miei sensi di umana non erano ancora pronti a registrare.
«E così, questa è la tua Bella, Edward! - affermò una voce ironica - Aro chiede di avere l'onore di ricevervi nella sua umile dimora» calcò la voce sulla parola "umile" quasi a sottolineare che era solo falsa modestia.
«Ne farei volentieri a meno, Felix - rispose lui - Sai, credo che Bella, dopo aver viaggiato tutta la notte abbia bisogno di un po' di riposo»
Non voleva che incontrassi i Volturi. Doveva essere questa la ragione per cui aveva rifiutato l'invito.
«Edward, credo che fosse più un ordine che un vero e proprio invito» gli rispose il vampiro. Era gigantesco, se avesse avuto una faccia meno seria l'avrei potuto paragonare ad Emmett. Quanto mi mancava il fratello di Edward. Era, forse, quello che mi piaceva di più della famiglia, dopo di lui. Aveva un vero e proprio debole per me.
«E se non volessimo seguirti?» ringhiò Edward.
Io ero ancora stretta tra le sue braccia e lui non accennava a lasciarmi. Non che io volessi muovermi. Ma mi sentivo strana. Dovevo essere completa ora che lui era con me, e forse per un attimo avevo anche creduto di esserlo. Ma non lo ero. Il pensiero di Jake mi aveva riportata ad una condizione di sofferenza, non minore di quella che provavo prima. Soltanto diversa. Perché diversa era la persona che mi provocava questo dolore. E perché questa volta potevo incolpare solo me stessa del dolore che provavo. Era la conseguenza delle mie decisioni. Ma se non fossi corsa in Italia a salvare Edward sarei mai potuta più essere felice? Non mi risposi. Sapevo quale sarebbe stato il mio futuro se lui non fosse esistito.
«Vuoi riportare la tua Bella sana e salva a casa?» chiese una voce alle nostre spalle.
«Edward fai come dice. In fondo quattro chiacchiere con Aro non potranno mica ucciderci!» ci voltammo di scatto al suono di quella voce cristallina. Era Alice.
Chissà cosa la aveva spinta ad abbandonare il suo rifugio. Edward doveva averlo visto nella sua testa, perché si affrettò a parlare.
«Forse hai ragione, sorellina, uno scambio di battute non ci ucciderà di certo, visto che Aro ce lo chiede con tanta cortesia» aveva pronunciato l'ultima frase con un tono tanto sarcastico che non sarebbe certamente passato inosservato ai nostri interlocutori. Il vampiro di cui non sapevo il nome ringhiò.
«Felix, Demetri, basta! Stiamo dando spettacolo. Ed è esattamente quello che vogliamo evitare» disse una vocina sottile, da bambina, che apparteneva ad una bellezza di non più di dodici o tredici anni, con degli splendidi capelli color dell'oro e una carnagione pallida come la luna.
Una vampira certamente, come testimoniavano anche i suoi occhi cremisi. Una vampira che si nutriva di sangue umano.
«Quanto a te, Edward - si rivolse a lui senza neanche guardarlo in faccia, come si farebbe con un servo, uno schiavo, tanto che lo sentii irrigidirsi al mio fianco - sai cosa ti aspetta se non segui i nostri consigli. Anzi, sarei curiosa di vedere cosa succederebbe se...»
«Non ci provare, Jane - sputò tra i denti Edward - Lascia. In. Pace. Bella».
«Va bene, va bene. Era solo un'idea. Adesso seguiteci».
Ci avviammo lungo un vicolo buio fino ad un tombino di ghisa, pesante due o tre quintali, che venne sollevato con una sola mano da Demetri.
«Dobbiamo... scendere?» chiesi in un sussurro ad Edward. Lui annuì. Impossibile che gli altri non avessero sentito la mia domanda. Ma rispose con un tono altrettanto basso.
«Non temere. Ci siamo io ed Alice»
Mentre camminavamo mi teneva stretta al suo fianco, nell'ombra del vicolo prima e nell'umidità della fognatura poi. Iniziavo a sentire un po' freddo. Niente a che vedere con il calore di Jake. Rabbrividii, ma non di freddo. Di nuovo avevo messo a confronto Edward, la mia vita, con Jacob, il mio sole. Avrei mai imparato che erano diversi? Avrei mai capito che sarei finita con il seminare discordia e dolore? Soprattutto, avrei mai smesso di volerli entrambi con ogni fibra del mio corpo? Mi risposi di no. E di nuovo mi ritrovai ad essere felice del fatto che Edward non potesse leggere nella mia mente.
Avevamo camminato per un po'. I vampiri sbuffavano impazienti, li stavo rallentando oltremisura. Non Edward, no. Lui si stava godendo la passeggiata in mia compagnia. Non diceva una parola, perché sarebbe stata sicuramente registrata dagli altri vampiri che ci stavano attorno, ma ogni tanto accarezzava velocemente i miei capelli, o poggiava le labbra sulla mia tempia, un po' per rassicurarmi e un po', ne ero quasi certa, per accertarsi che non fossi un sogno. Anche se... per sognare bisogna dormire, e lui non poteva farlo.

L'incontro con i Volturi fu fastidioso.
Volevo parlare con Edward, stare sola con lui, e invece mi ritrovavo a doverlo ancora condividere con altri. Non vissi alcun momento appieno, ero conscia solo della presenza del mio amore lì, accanto a me.
Aro che mi chiedeva di toccare la sua mano per capire se il suo potere avesse effetto su di me? Insignificante.
Caius che affermava che dovevo diventare un vampiro o morire, perché sapevo troppe cose? Inutile, o meglio, utile, perché significava che per proteggermi Edward mi avrebbe dovuta tenere con sé per tutto il resto della sua esistenza. Trasformarmi in vampira.
Jane che tentava di colpirmi con il suo potere? Senza risultati.
Marcus che si stupiva dell'intensità del legame tra me ed Edward? Interessante. Era stata l'unica cosa che in tutta la mia permanenza all'interno della dimora dei Volturi avesse attirato la mia attenzione. Se lui lo vedeva così intenso, tanto da stupirsi, voleva dire che la lontananza non l'aveva minimamente intaccato. E che l'amore che provavo per Jacob non influenzava quello che provavo per Edward. Potevo amarli entrambi senza che l'amore che provavo per uno diminuisse quello che provavo nei confronti dell'altro. Ma non potevo farli soffrire entrambi.
Non sarei sopravvissuta.

Salimmo su un aereo che ci portava a casa, e lì, finalmente, riuscii a parlare ad Edward di Jacob.
«Se la tua sfortuna si potesse imbottigliare ne farebbero un'arma di distruzione di massa» mi disse sorridendo.
«Perché?» chiesi io.
«Hai salvato una specie destinata all'estinzione solo con la tua vicinanza» rispose mostrandomi il suo sorriso sghembo, quello che preferivo.
«Non sono io quella che li ha salvati» lo rimbeccai, un po' punta sul vivo.
«Che significa?»
«Jacob dice che è la vostra vicinanza a risvegliare il loro potere, visto che esistono per difendere gli umani dai vampiri» risposi tutta contenta di sapere più cose di lui, mascherando a malapena uno sbadiglio di stanchezza.
«E' una teoria interessante, ma solo una teoria. E adesso riposati»
«Solo se ammetti che ho ragione. E se prima mi dai il bacio della buonanotte».
Mi posò un bacio leggero sulle labbra.
Il suo odore era buono come ricordavo, la sua pelle e il suo sapore freschi, e mi addormentai poggiata alla sua spalla, anche se mi ero ripromessa di non perdere un solo istante di quel lungo viaggio. Non mi importava cosa sarebbe successo dopo. Volevo solo godere della sua compagnia, finché avessi potuto.

Al nostro arrivo in aeroporto la sua famiglia al completo ci attendeva all'ingresso per riportarci a casa. Rose mi chiese scusa, ed Edward attribuì il mio perdono al fatto che avevo dormito poco ed ero stanca morta. Non era così. Io l'avevo perdonata perché, nonostante avesse messo in pericolo suo fratello, mi aveva permesso di ritrovarlo, seppur per poco tempo.

Mio padre tentò di uccidere Edward. Non proprio letteralmente, ma doveva aver sicuramente pensato quando mi ha vista arrivare tra le sue braccia. E dire che era stata una sua idea quella di non farmi camminare perché assonnata com'ero sarei finita sicuramente con l'inciampare sui gradini di casa. Mi accompagnò fino alla porta di ingresso, poi si dileguò - almeno per quanto ne sapeva mio padre - per rientrare dalla finestra della mia camera. Mi ero appena infilata il pigiama, quando mi accorsi della sua presenza. Come al solito era entrato senza fare rumore.
«Edward, devo raccontarti qualcosa» gli dissi.
Non sapevo se fosse proprio quello il momento adatto, ma non volevo rimandare oltre, certa che, se l'avessi fatto, avrei finito con il non parlargliene mai. Lui fece un cenno con la testa, ed io iniziai a raccontargli di come mi ero sentita dopo che se ne era andato, di come Jake fosse diventato un punto di riferimento per me, e di come si fosse piano piano trasformato in qualcosa di più.
«Cosa intendi fare, ora?» mi chiese lui al termine del mio racconto, senza guardarmi negli occhi.
«Voglio stare con te. Se tu mi vuoi ancora» risposi, certa di quello che volevo.
«Ne dubiti? Se non mi fosse arrivata la notizia della tua morte sarei tornato presto da te. Mi mancavi troppo»
«E le distrazioni?» chiesi guardandolo storto.
«Non riuscivo neanche a cacciare. Eri in ogni cosa che facevo. Sei in ogni cosa che dico o che faccio. Bella, ti amo. Potrai mai perdonarmi per quello che ti ho fatto?»
Per tutta risposta lo baciai, trascinandolo con me sul mio letto. Volevo sentirlo vicino quella notte. Sapevo che non ci saremmo spinti troppo in là, ma volevo che mi tenesse stretta per tutta la notte. Come se non fosse successo nulla. Avrei pensato a come parlarne a Jake, e a tutto il dolore che avrei causato, il giorno dopo.
In quel momento volevo soltanto godermi Edward.

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