Preparativi per la festa (Pov Bella)

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Bella

«Come ti sei potuto prestare a una cosa del genere?» gridai, scattando in piedi.
«Ehi, ehi! - mi rispose Jacob alzando le mani, con un sorriso furbo stampato in faccia - Non mi è stato chiesto niente. Mi sono trovato con quell'abito nell'auto e un biglietto con su scritto "Assicurati che lo indossi". Che altro avrei potuto fare?»
«Far finta di non aver letto niente, dato che lo puoi fare senza essere visto!»
«Era messo talmente in bella mostra che fingere di non averlo visto sarebbe stato come dire che non avevo utilizzato le cose dei gemelli che erano nel portabagagli!»
«Tipico di Alice!» borbottai.
«Almeno vuoi vedere il vestito?» mi chiese Seth.
«Visto che non ho altra scelta» risposi rassegnata, rimettendomi a sedere vicino a Jake.
Seth mi lasciò Sarah, che non aveva mollato un attimo per tutto il pomeriggio, sicuro che non se ne sarebbe accorta, visto che dormiva. La mia piccolina. Era così dolce. Come potevo pensare di poter lasciare lei e Ethan? Come poteva Jake chiedermi di scegliere tra loro e l'amore della mia esistenza?
Ma aveva ragione su una cosa.
Io la mia scelta l'avevo già fatta. Si trattava solo di decidere come e quando portarla avanti. Seth tornò dopo qualche istante. In un attimo non avevo più la mia morbida e calda bambina tra le braccia, ma una rigida scatola di cartone sulle ginocchia.
«Avanti, apri!» mi suggerì, facendomi l'occhiolino.
Era tornato molto più gioviale con me da quando aveva capito che non l'avrei più ostacolato. Sollevai il coperchio. La prima cosa che vidi fu l'etichetta.
«G-Giorgio Armani! - dissi, tre ottave sopra il mio tono normale - Alice è completamente... fuori... di...»
Non completai la frase. Mentre parlavo avevo tirato fuori il vestito dalla scatola. Alice non era solo completamente fuori di testa. Era totalmente impazzita se pensava che avrei mai indossato quel... quel... coso! Jake se la rideva mentre fissavo inorridita il vestito che tenevo tra le mani. Seth era sparito, per riportare dentro Sarah evitando così che le mie urla e le sue risate la svegliassero.
«Come può pensare che io lo metta?»
«Su Bells - mi disse Jake, dandomi un buffetto su una guancia, come si fa con i bambini con il broncio - vedrai che sarai uno schianto!»
«Sì, vuoi dire che farò uno schianto a terra! Hai idea di che scarpe mi toccherà mettere per essere presentabile con questo vestito?»
«Vediamo - finse di pensarci un attimo - decolleté nere tacco dodici... a spillo. Ovviamente firmate Armani. Sono in camera mia. Porti il trentotto giusto?»
«Alice...» ringhiai.
Lui rise di nuovo.
«Puoi andare a prepararti nella mia stanza! Io, Seth e i bambini abbiamo tutto in quella di mio padre»
Rientrò in casa mentre rideva ancora. Strano cambiamento di umore per uno che fino a dieci minuti prima sembrava mi odiasse... oppure era proprio per quello che se la rideva così tanto. Sapeva quanto detestassi feste, vestiti e scarpe col tacco.
Jake, se questa è la mia punizione per tutto quello che ti ho fatto ti stai vendicando alla grande! Ma poi ci riflettei su un po'. Non mi avrebbe mai fatto un torto simile. Il suo cambiamento d'umore era semplicemente dovuto al fatto che mi aveva detto quello che sentiva e per lui il problema era risolto. Mi aveva passato la palla, per usare una metafora sportiva.
Mi alzai da quel divanetto e mi diressi verso la camera di Jake, provando a nascondere il vestito a quelli che erano in soggiorno.
«Bells, cosa nascondi?» mi chiese mio padre.
Dannato spirito da poliziotto.
«Niente papà, è solo il vestito per la festa!» risposi.
«Possiamo vederlo?» continuò.
«Ehm... se aspettate un paio d'ore me lo metto»
«Dai, Bells, quante storie per un vestito!»
«Papà, ho detto che lo vedrai dopo!» dissi decisa, ed entrai nella camera di Jake sbattendo la porta.

« Adesso siamo io e te » dissi, rivolgendomi all'abito. Più lo guardavo e più mi faceva paura.
Corto. Decisamente troppo. Me lo poggiai addosso. Mi arrivava a metà coscia. Ma cosa le era saltato in mente? Mi chiesi, maledicendo in continuazione il nome di Alice. Bussarono alla porta.
«Se sei mio padre, Billy, Jake, Seth, Paul o un qualsiasi altro uomo non osare aprire quella porta» dissi.
Ottenni una risata per risposta.
«Sono Rachel. Jake mi ha mandata ad assicurarmi che non avessi tentato la fuga... e a darti una mano. Era sicuro che avresti reagito in quel modo»
«Entra, Rachel! - dissi, sentendomi improvvisamente ridicola, mentre lei si richiudeva alle spalle la porta - Stavo tentando di convincermi ad indossare questo coso»
Rise di nuovo.
«Scusami, Bella. Non ce l'ho fatta proprio. Jake aveva proprio ragione!»
«Su cosa?» chiesi. Non mi piaceva che quei due parlassero di me alle mie spalle. Ma in fondo lei era sua sorella. Con chi altri avrebbe dovuto parlare di me?
«Sul fatto che prima di aiutarti a vestirti avrei dovuto aiutarti a non vedere quel vestito come un nemico»
«E' tempo sprecato. Questo resterà un coso! E io sarò orribile lì dentro»
«Sì, va bene. E' un coso. Ma un Coso con la "C" maiuscola» mi disse.
«Perché?» mi trovai a chiederle.
«Innanzitutto per l'etichetta. E' un Armani»
«Già, e questo mi spaventa più di tutto!»
«Perché?»
«Perché potrei rovinarlo, potrei inciampare e strapparlo irrimediabilmente, potrei rovesciarmi addosso un bicchiere di vino rosso e macchiarlo... sono talmente imbranata che potrei combinare un disastro» dissi, scivolando a terra con la schiena poggiata al letto di Jacob.
«Mi sembra di parlare con Rebecca!» disse sorridendo. Poi si sedette di fianco a me.
«Rebecca?» era l'altra sorella di Jake, ma nessuno ne parlava mai molto. Di lei sapevo solo che era la gemella di Rachel, perciò molto bella, come tutti in quella riserva, e avevo qualche vago ricordo di quando ero bambina e i nostri padri ci costringevano a giocare insieme. E sapevo anche che ora abitava alle Hawaii con suo marito, un surfista samoano.
«Sì, mia sorella. Sai, siamo molto simili fisicamente, ma lei ha sempre avuto bisogno di essere rassicurata. Per tutto. Anche per l'abbigliamento»
«Cosa vuoi dire?» chiesi incuriosita.
«Che non riusciva mai a vedersi bene dentro un vestito. Passavamo ore in questa stanza, quando ancora Jake era piccolo e dormiva con papà, a parlare. A dire la verità io cercavo di convincerla che stava benissimo e lei mi diceva che non ero obiettiva, dato che mi somigliava»
«Stai cercando di convincermi che il vestito mi starà bene?» chiesi dubbiosa.
«Sto cercando di convincerti a provarlo. Se non ti starà bene sarò la prima a dirtelo»
«Mmmmh» mugolai scettica, fissando ancora una volta l'abito appeso a una stampella sull'armadio di Jake.
«Provalo, dai!» mi sorrise Rachel. Le doveva costare un enorme sforzo essere gentile con me. Non aveva mai nascosto la sua antipatia nei miei confronti. Decisi di fare un passo verso di lei anche io. Mi alzai e iniziai a spogliarmi.
«Bella, non avrai intenzione di indossare quel vestito con quell'intimo!» gridò scandalizzata.
«Non ho portato un cambio, quindi sì» risposi piccata. Cosa aveva contro il mio completino con le fragole? Si avvicinò alla porta. La aprì. Ma cosa faceva, ero in intimo... o forse era proprio quella la sua intenzione?
«Rachel, ma che...» iniziai a dire, ma fui subito bloccata da un suo urlo.
«Jake, insieme alla scatola del vestito c'era qualcos'altro?»
«Una scatolina con scritto "Non aprire". Pensavo fosse il regalo di Bella, è qui. Perché?» le rispose lui dall'altra stanza.
«Non toccare niente. Vengo subito a prenderlo!» Uscì dalla stanza lasciandomi sola per un attimo. Rientrò in camera con la scatola di cui aveva parlato Jake e un accappatoio.
«Ci avrei giurato» disse, aprendo la scatola. Quello che mi mostrò mi lasciò sbalordita.
«Ma... ma...»
«La vampira ti conosce proprio bene! - disse, scuotendo la testa - infilati l'accappatoio e vatti a cambiare. Poi torna qui. Altrimenti vado da Jake e gli faccio vedere cosa conteneva il tuo regalo» Feci come mi era stato gentilmente suggerito. Rachel sembrava una abituata a comandare. Mi veniva da dire "Povero Paul!". Ma forse con lui avrebbe adottato metodi di convincimento diversi. Entrai in bagno attraversando di corsa il soggiorno. Non volevo attirare troppo l'attenzione degli uomini in salotto. Appena chiusa la porta guardai quel completo intimo. Se il vestito mi spaventava, quell'affare che tenevo in mano mi inorridiva letteralmente. Un tanga in pizzo nero, con un reggiseno a balconcino dello stesso tessuto. Ovviamente senza bretelle, visto che il vestito ne aveva di sottilissime. Lo indossai senza fare troppe storie. Tanto non l'avrebbe visto nessuno. Piegai accuratamente quello che avevo prima e lo infilai in una tasca dell'accappatoio. Mi rimisi l'accappatoio e attraversai il soggiorno. Di nuovo di corsa. E sperando ancora più di prima di non inciampare nei miei piedi. Fortunatamente ci riuscii. Non avrei potuto più mettere piede in casa di Jake se qualcuno avesse visto quello che c'era sotto quell'accappatoio. Mi chiusi con forza la porta della camera di Jake dietro le spalle.
«Ehi, che velocità!» rise Rachel.
«Ora mi dici cosa avevi contro il mio intimo!» le ringhiai.
«Semplicemente che con il raso di seta martellata quel completino era tutto tranne che "invisibile"»
«Ti intendi di moda?» chiesi stupita.
«Non quanto la vampira, ma mi tengo aggiornata!» mi rispose, aggiungendo un'occhiata alla "qui l'unica che non sa di essere una donna, o almeno fa finta di non saperlo, sei tu!"
«Mi passeresti il vestito?» le chiesi. Era più vicina di me all'armadio di Jake. Tolsi l'accappatoio ed infilai il vestito. Il taglio a sottoveste sottolineava le mie forme, così come la fascia in vita. E la linea morbida della scollatura lasciava intravedere il mio seno ad ogni movimento. Per di più quella stoffa era leggerissima, e mi sentivo come se fossi stata nuda.
«Sei uno splendore. Questo colore ti dona molto!» disse Rachel, dopo avermi fissata un attimo. Strano. Nessuno, a parte Edward, mi aveva mai detto che un colore mi donava particolarmente. E quello non era blu. Era grigio verde.
«Lo pensi davvero?» le chiesi.
«Sì. Chiamerei Jake a dirtelo, ma si sta vestendo anche lui, e poi...» Non aggiunse altro, ma mi parve di cogliere un "non voglio che soffra più del necessario" nei suoi occhi. Feci per lisciarmi la gonna, un vizio più che una necessità, e mi accorsi di un'altra particolarità del vestito. Aveva due tasche nascoste tra la fascia in vita e le arricciature della gonna.
«Bella - mi richiamò Rachel - credo che dovremmo fare qualcosa per i tuoi capelli. Non puoi certo tenerli così!» Ora, cosa avevano i miei capelli che non andavano? Li avevo spazzolati con cura quella mattina, non erano arruffati e non erano gonfi. Potevo benissimo tenerli così, sciolti sulle spalle. Stavo per risponderle, quando lei si avvicinò con una scatola di forcine.
«Solo per una volta, Bella!» Inutile cercare di spiegarle che con Rose e Alice come future cognate quel "solo una volta" si sarebbe trasformato in "tutti i giorni della tua esistenza". Ma mi lasciai convincere. Alla fine avevo i capelli raccolti sulla nuca in uno chignon semplice, ma allo stesso tempo stabile e complicato. Mi stavo guardando allo specchio, appeso in un'anta dell'armadio, per questioni di spazio, ovviamente, mentre Rachel rassettava la stanza.
«Bella, credo che queste le avresti dovute mettere prima del vestito» disse ridendo, mentre mi porgeva un paio di... autoreggenti... di seta... trasparenti. Mi ritrassi, schifata. Ma le torture per me avrebbero mai avuto fine quella sera?
«Dai, Bella, non fare la bambina!»
«E va bene. Mi devo togliere il vestito?»
«No. Per carità. Distruggeresti la pettinatura. Te le metto io, anche perché, se inizio a conoscerti un po', finiresti per sfilarle!»
«E questo chi te l'ha detto?» finsi di offendermi, per poi mettermi a ridere. Mi piaceva questa complicità con Rachel. Era una tregua, e sarebbe durata poco, giusto il tempo di fare un favore a suo fratello. Perché era questo che stava facendo.
«Fatto. Ora passiamo al trucco!»
«Ancora?» urlai. Pensavo che avessimo finito! Mi resi conto che non si sarebbe lasciata convincere da nessuna delle mie proteste.
«Infilati l'accappatoio»
«Sopra il vestito?»
«Sì, sopra il vestito»
Feci come mi aveva detto. Jake non mi aveva mai avvisata di quest'animo dispotico di sua sorella. Forse non aveva mai pensato che ce ne fosse bisogno. Mentre lei lavorava sul mio viso, io mi rilassavo. Avevo letto da qualche parte che truccarsi faceva bene all'umore. Chissà perché.
«Fatto» mi disse, dando gli ultimi ritocchi alle labbra. Mi specchiai. E quella che vidi non ero io. Doveva per forza essere qualcun altro. Ero...
«Bellissima. Rachel hai fatto un lavoro perfetto!»
«Jake! - sussultai - non sono ancora pronta. Devo mettere le scarpe. Devo... devo...»
«Bella rilassati - mi sorrise - le scarpe sono ai piedi del letto. Sono venuto a vedere se potevamo darti i nostri regali di compleanno!»
La porta si spalancò completamente, dandomi modo di vedere che oltre a lui c'erano anche Seth, mio padre e i gemelli. Tutti vestiti alla perfezione. Mi tolsi l'accappatoio ed infilai le scarpe. Per essere alla pari con loro.
«Tesoro, sei magnifica!» disse mio padre, con le lacrime agli occhi.
«Papà, che fai, ti metti a piangere? E quando mi sposerò cosa farai?»
«Hai ragione, Bells! Questo è il mio regalo» disse, porgendomi una scatola. Di quelle da gioielliere.
«Cos'è?» chiesi curiosa.
«Apri!» mi rispose lui.
Aprii la scatola. Un paio d'orecchini. Due semplici punti luce d'oro giallo e smeraldi.
«Papà, ma ti saranno costati un occhio della testa!» dissi, scandalizzata dal fatto che avesse speso tutti quei soldi per dei semplici gioielli.
«Sei la mia unica figlia, e li meriti. Ora però fammi contento, indossali!»
Il fatto che si intonassero perfettamente al vestito mi lasciava pensare che tutti i regali fossero stati "ideati" da Alice, che doveva aver fatto una specie di lista.
«E questo è da parte di tua madre e Phil» continuò lui, porgendomi un'altra scatola, del tutto simile alla prima. La aprii. Il sospetto che Alice avesse concertato il tutto divenne una certezza. Era un girocollo molto semplice. Una catenina con tre punti luce. Quello centrale era uno smeraldo. Gli altri due dei diamanti.
«Io penso che siate tutti impazziti, se vi prestate incondizionatamente a quello che dice Alice!»
«Bells, sai anche tu che è estremamente difficile dirle di no!» mi rispose Jake.
Smoking. Questo indossavano i ragazzi. Non me ne ero accorta fino ad allora. Poi guardai meglio i miei figli. Anche loro in abito da sera.
«Alice ha beccato anche voi?» chiesi al piccolo Ethan, fra le braccia di suo padre, e del tutto simile a lui, soprattutto ora che erano vestiti nello stesso modo. Lui mi fece un sorriso. Strano come ogni volta mi sembrasse che capissero tutto. Fin troppo. Baciai mio padre sulla guancia.
«Dopo telefonerò anche alla mamma. Ma non dovevate disturbarvi!»
«E' stato un piacere» mi rispose lui, arrossendo. Finse di schiarirsi la voce e se ne andò in salotto con Billy e Paul, a guardare la partita di baseball.
«E' il nostro turno» dissero in coro Seth e Jacob. Mi porsero l'ennesima scatolina da gioielliere della serata. Un braccialetto. Effettivamente era l'unica cosa che mi mancava.
Era un sottile filo d'oro con due ciondoli appesi. Due cuccioli di lupo. Con gli occhi di smeraldo.
«E' da parte nostra e dei bambini» mi disse Jake.
«E'... E' stupendo... Davvero, Jake, Seth, non so come ringraziarvi!»
«Mettitelo allora, sciocchina!» mi rispose lui sorridendo. Baciai i miei piccoli sulle guance e abbracciai Jake e Seth, per quanto mi era possibile.
«E poi...»
«No, Jake, basta... per favore!»
«E' da parte di mio padre e mia sorella» Mi porse un pacchettino fatto in casa, con della carta da regalo. Lo aprii.
«E' un foulard?»
«E' una sciarpa di seta nera. Apparteneva a mia madre. E' il loro modo di dirti che, nonostante tutto, ti vogliono bene»
«Ma perché non...»
«Troppo imbarazzante, Bells. Conosci mio padre, no? - annuii - E ormai dovresti aver capito che mia sorella è pratica quanto lui. E pronta a difendere la famiglia quanto lui, se non di più»
«Ragazzi, io non vorrei interrompere questa bella discussione... ma... siamo in ritardo... e Alice ci uccide!»
Guardai l'orologio appeso in soggiorno. Mi ero andata a preparare alle quattro. Ed erano già le sette e mezzo!
«Se non avessi fatto tutte quelle storie ci avremmo messo meno!» mi rimproverò Jake.

Salutammo tutti e salimmo in auto. Arrivammo dai Cullen - a casa in effetti - alle otto in punto. Venti minuti per venticinque chilometri. Non ero più abituata a delle velocità "normali".
«E' per i bambini» mi spiegò Seth, quando chiesi spiegazioni.
Il sentiero nel bosco era segnalato da luminarie color verde smeraldo. Tutto perfettamente in tono con me. Inciampai scendendo dall'auto. Due mani gelide mi sorressero. Non avevo bisogno di guardare chi fosse. Lo sapevo perfettamente. Alzai lo sguardo verso di lui solo quando fui perfettamente in equilibrio.
Era bello come un dio. Perfetto nel suo smoking.
«E' di Prada, come quello di tutti gli uomini qui presenti» mi disse.
«Vuoi dire che anche Jake e Seth...»
«Sono stati beccati dal mostriciattolo»
«Guarda che ti sento, spione!» urlò Alice, venendoci incontro.
Jake e Seth erano impegnati con i bambini. Stavano provando a non lasciarli a Rose ed Esme. Risi.
«Sono veramente buffi» dissi rispondendo ad uno sguardo interrogativo di Edward.
«Già! - rispose lui - fortunatamente si convinceranno a lasciare i bambini a quelle due!»
«Come fai a dirlo?»
«Perché Seth sa che con loro Sarah non corre pericoli»
«E per quanto riguarda Jacob?»
«Lui lo convincerai tu! Ora, posso avere il mio bacio?»

Le cose andarono esattamente come aveva previsto Edward.
«Sei sicuro di non avere qualche potere di preveggenza anche tu?»
«Sicurissimo!»

La cena, squisita, fu consumata solo da me, Seth, Jake, e in parte anche dai bambini. Alla fine della tribù erano venuti solo loro.
«C'erano altre priorità» mi aveva risposto Edward quando gli avevo chiesto spiegazioni. Già, altre priorità. La caccia a Victoria. Rabbrividivo ogni volta che pensavo a lei e ai suoi capelli nelle mie vicinanze.
Non per me. Ma perché vicino a me c'erano sempre i miei bambini. I miei bambini, che ora riposavano tranquilli nei loro lettini nella camera di Edward. Mi avvicinai a Jacob, che li aveva messi a dormire, e che insieme a Seth stava giocando alla consolle contro Emmett e Jasper.
«Erano tranquilli?» chiesi.
«Due angioletti. E stanchi morti. E' stata una lunga giornata anche per loro» mi rispose Jake.
«Vado a vederli. Poi dobbiamo parlare» dissi.
«Di cosa?»
«Della mia scelta - risposi a Jacob, per poi voltarmi verso Seth - Prepara le valigie, caro. Ti aspetta un'avventura a Darthmouth!»
Risi, poi mi allontanai.
Edward mi fu subito a fianco.
«Salgo con te!» mi disse.
«No, rimani pure. Torno subito!» gli risposi allegramente. Salii le scale che mi portavano in camera sua, ed entrai. Mi chinai prima sul lettino di Ethan e poi su quello di Sarah. In quel momento avvertii un dolore fortissimo dietro la nuca.
Vidi rosso.
Poi svenni.

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