Sinceritá (Pov Sarah/Seth)

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Sarah

«Non puoi tenermi lontano da lei! Non hai idea di quello che significa per me! Non riesco a vederla da tre giorni ormai!»
Seth stava gridando contro papà da più di un'ora, quel giorno, come nei due che l'avevano preceduto, e mai, neanche una volta, papà aveva fatto accenno al fatto che era stata una mia volontà quella di non vedere Seth per qualche giorno. Questo per due motivi. Il primo, quello di rispettare una mia decisione. Il secondo, quello di non aggiungere altre sofferenze a quelle che lui stava provando.
«Sarah, sei sicura di quello che stai facendo?» chiese Ethan, avvicinandosi silenziosamente a me, che osservavo la lite di papà e Seth da dietro le tende delle finestre del salotto. Annuii, ero sicura di quello che avevo deciso, e non avrei lasciato che il dolore che mi provocava il sapere che Seth stesse così male mi facesse tentennare.
«Lo distruggerai» mi disse, scuotendo la testa e dirigendosi verso la porta.
«Ethan - lo richiamai - perché lo difendi? Sai perché non voglio» a lui ero stata costretta a dirlo. Per tutto il tempo che passavamo insieme, e perché mi conosceva troppo bene e aveva capito che c'era qualcosa che non avevo detto. A Nessie, no. Papà mi aveva detto che avrei potuto scegliere di parlare con lei solo quando mi fossi sentita realmente pronta. E avevo deciso di non parlarne ancora. Certo, prima o poi l'avrei dovuto fare, era una mezza vampira, e una donna. Se ne sarebbe accorta, sicuramente.
«Sarah, io so cosa significa stare lontani dall'oggetto del proprio imprinting. Seth non è un bambino, ma è abituato a starti vicino qualsiasi cosa accada. Anche per via di una certa promessa che ti ha fatto, o sbaglio?»
Scossi la testa.
«No, non sbagli»
«Allora vedi che sai perché mi schiero dalla sua parte? Tu sei mia sorella, ti voglio bene, e so che per me, qualsiasi cosa accada, ci sarai. Noi litighiamo, ci urliamo contro, abbiamo spifferato i nostri piccoli segreti a papà per ripicca l'uno dell'altro, ma mai e poi mai abbiamo pensato che qualcosa potesse separarci» si fermò per guardarmi, ero arrossita, e voleva saperne il motivo.
«Io l'ho pensato» ammisi, sussurrando a voce talmente bassa che né io, né tantomeno lui, avremmo sentito, se non fossimo stati quello che invece eravamo.
«Quando?» mi rispose, con una faccia non troppo sorpresa. Era una delle tante, troppe, cose che gli avevo tenuto nascoste in quegli ultimi giorni, e che doveva aver intuito esistere.
«Da quando so che Nessie è nostra sorella e tu stai più con lei che con me. Da quando mi dici che sono "cattiva" ad ogni cosa che le dico o che le faccio. Da quando penso che lei mi porterà via te come ci ha portato via papà» dissi, con le lacrime agli occhi. Cercai di fuggire da lui, provando a scappare in camera mia. Non fui fortunata. Nonno Billy aveva scelto proprio quel momento per emergere dal suo sonnellino pomeridiano, bloccandomi la via di fuga. E dalla porta della cucina entrò Nessie. Mi avevano chiusa in trappola. Ethan si avvicinò a me, stringendo le mani sulle mie spalle e fissandomi intensamente negli occhi.
«Sai quanto è assurdo quello che mi hai appena detto, vero?»
Annuii, e gettai uno sguardo dietro le sue spalle, guardando Nessie prima e il nonno poi. Lui mi sorrise e mi fece l'occhiolino, indicando Nessie con la testa.
«Ethan, lo so che quello che ho pensato è assurdo, ma il comportamento tuo e di papà mi ha fatto temere di rimanere sola. E non riesco a pensare che lei possa essere diversa dai suoi genitori. Voglio dire, nostra madre ci ha abbandonati per suo padre, e suo padre... non ha fatto niente per impedirlo. E' figlia di due egoisti, chi mi dice che lei non lo sia altrettanto, se non di più? Chi mi dice che non cercherà di portare papà via da noi?»
Capii quanto era grave la mia insicurezza quando mi ritrovai con il viso sul petto di mio fratello. Ethan mi aveva abbracciata. Lui, refrattario ad ogni qualsiasi forma di dimostrazione d'affetto, mi aveva stretta tra le sue braccia. Lui, di poche parole ma buone, non ne trovava neanche una adatta a farmi capire quanto fossi stata stupida. Cosa che invece stavo capendo fin troppo bene in quel modo. Gettai le braccia attorno al suo collo, stringendomi a lui. Solidità e fermezza. Questo significava il suo nome, e questo era per me. Il mio punto fermo. Insieme a papà. E Seth.
Non avevo motivo di continuare a farla tanto lunga, papà mi aveva promesso che non mi avrebbe mai lasciata , neanche se lei glielo avesse chiesto. Ethan mi aveva abbracciata, quando non l'aveva mai fatto con nessuno che non fosse zia Emily o papà - con lui molto poco a dire il vero.
Ma continuavo ad avere l'assurda sensazione che lei avrebbe preso il mio posto nei loro cuori. E Seth, l'unico che non poteva sostituirmi con lei, lo tenevo lontano io.
«Sono una stupida» dissi, parlando sulla maglietta di Ethan.
«Non sei una stupida, Sarah, sei solo una bambina che ha sofferto molto per l'assenza della sua mamma»
«Nonno, sai che non è così! Anzi, lo è, ma la cosa che mi ha sconvolto di più è stato sapere che lei ha scelto di lasciarci!»
«Ma tuo padre non è come Bella, Sarah!»
«Sì, va bene! Lo dite tutti, ma io ho undici anni, e so da appena una settimana che mia madre mi ha abbandonata. E se c'è riuscita lei che mi ha messa al mondo, è lecito pensare che ci riesca anche lui» gridai, allontanando mio fratello da me.
«Sarah, posso parlare con te?» Nessie aveva aperto bocca per la prima volta da quando era entrata nella cucina. Annuii e mi asciugai le lacrime con il dorso della mano, per ricordarmi, mentre lo facevo, del rimprovero dello zio Embry. Mi sfuggì un sorriso.
«Ethan, hai un fazzoletto?» gli chiesi
«I rimproveri dello zio Embry funzionano laddove papà fallisce?» mi disse, prendendomi in giro, mentre tirava fuori un pacchetto di fazzoletti di carta dalla tasca e porgendomene uno.
«Andiamo?» mi esortò Nessie.
«Pensavo che avremmo parlato qui» le risposi.
«Vorrei parlarti da sola, se per te va bene, e di là avremmo tutta la pace del mondo, dato che tuo padre sta litigando con Seth»
«Per "di là" vuoi dire "nel garage"?» le chiesi scettica.
«Sì, così lo vedrai, finalmente!» mi rispose, senza l'ombra di un sorriso.
«Ok» dissi, seguendola.
La luce all'esterno era fioca. Pochi raggi di sole riuscivano a bucare le nubi cariche di pioggia, e quelli che riuscivano nel loro intento dovevano fare i conti con gli alberi che ricoprivano il territorio della riserva. In altri momenti mi avrebbe dato fastidio, come di solito faceva. Non riuscivo a capire perché tutto, in quel posto, dovesse essere così maledettamente grigio e umido. Lo amavo, ma non potevo fare a meno di confrontare la sua bellezza intrinseca con quella che si aggiungeva quando sulla Riserva brillava il sole. Ma in quel momento, no. In quel momento quel grigiore si intonava perfettamente al mio umore.
Nessie aprì la saracinesca del garage, ed entrammo insieme in quello che era stato il rifugio di papà per anni. Quando eravamo piccoli non permetteva neanche a me e a Ethan di mettervi piede, forse perché, come ci aveva detto tante volte, c'erano troppi ricordi della mamma. Ma ora l'aveva trasformato in un miniappartamento per lui e la mezza vampira. Mia sorella.
«A che pensi?» mi chiese, distogliendomi dalle mie riflessioni.
«A quando papà vietava a me e Ethan di mettere piede in questo posto - le risposi - Hanno fatto un bel lavoro»
«Sì. - mormorò, mentre sicuramente pensava alla mossa successiva - Sarah, tu pensi seriamente che io sia come nostra madre?»
Annuii.
«Sai che potrei dire la stessa cosa di te?» mi chiese, sorprendendomi.
«Che vuoi dire?»
«Che ti stai comportando come una bambina capricciosa e viziata, che stai facendo del male a tutti senza neanche pensarci troppo su, che ti stai comportando esattamente come nostra madre: da egoista. Non credo tu possa rimproverarmi di qualcosa. Se non di amare tuo padre come non ho mai amato nessun altro»
La fissai a lungo senza rispondere. Le sue parole mi avevano colpita, ma non volevo darlo a vedere. Non avevo mai visto la cosa da quel punto di vista. E, a suo modo, aveva ragione.
«Tuo padre sta soffrendo, perché stare con me fa stare male te. Tuo fratello sta soffrendo, perché vorrebbe conoscermi e teme di poterti fare un torto in questo modo. Seth sta soffrendo perché non gli permetti di partecipare a quello che ti sta succedendo. Credo di avertelo già detto una volta. Quell'uomo darebbe la vita pur di vederti felice, e sembra che sia proprio questo quello che vuoi, vero? Non ti rendi conto di quanto tu stia allontanando tutti con questa tua mania di volerli tutti al tuo fianco?» aveva parlato in modo pacato, ma si sentiva della rabbia nelle sue parole. E aveva ragione. Ragione da vendere.
«Io non voglio che stiano male» mormorai, a testa bassa.
«Neanche mamma voleva che Jake stesse male. Eppure l'ha lasciato a soffrire per dieci anni. Non voleva che voi soffriste, eppure vi ha lasciati crescere senza di lei. Le cose peggiori si fanno quando non si vuole far soffrire nessuno. Soprattutto quando si cerca di accontentare tutti facendo la cosa migliore per noi stessi. Pensi forse che la mia decisione di rimanere con tuo padre non faccia soffrire la mia famiglia? Io ne sono consapevole, e l'esserlo mi permette di non sentirmi un'ipocrita quando la mattina mi metto davanti allo specchio. So che quello che ho scelto di fare fa bene a me, ma fa male a qualcun altro. Tu lo sai che le tue richieste e le tue scelte fanno soffrire un sacco di gente?»
«So che quello che ho deciso fa male a Seth» risposi, sempre a bassa voce e senza guardarla in viso.
«E sai anche che tuo padre tre giorni fa è tornato a casa distrutto? Tu gli hai chiesto di mentire ad uno dei suoi più cari amici. Tu gli hai chiesto di assumersi la responsabilità di quello che gli avrebbe dovuto dire. Non hai neanche il coraggio di ammettere con Seth che non sai se in futuro lo amerai. Sai che lo capirebbe perfettamente. Sai che non ti farebbe mai pressioni. Eppure non gli vuoi dire niente. Preferisci tenerlo all'oscuro, nonostante tu sappia perfettamente che capirebbe anche se alla fine non scegliessi lui»
«Ho paura» le dissi.
«La paura non è una giustificazione. Sai quanta paura avevo quando tuo padre si è avvicinato a me in forma di lupo? Avrebbe potuto attaccarmi, in fondo puzzavo di vampiro. Eppure mi sono messa in gioco, e mi è andata bene. Sai quanta paura avevo quando dovevo confessargli chi ero? E sai quella mattina che Seth non è venuto a salutarti? Era a casa mia, si era messo in mezzo tra mio padre e Jake, e il nonno lo stava curando. Sai quanta paura ho avuto quando ho capito che mio padre voleva attaccare Jacob? La paura non è una giustificazione, il più delle volte ci spinge soltanto a prendere le decisioni sbagliate»
Seguì un momento di silenzio. Non alzavo lo sguardo per paura di incontrare i suoi occhi, che, ne ero sicura, erano fermi ad osservare le mie reazioni. Aveva ragione. Aveva maledettamente ragione. Non ne avevo combinata una giusta, fino a quel momento, ma forse potevo ancora rimediare.
Forse potevo averla come sorella, in fondo lei mi aveva parlato sinceramente, e sarebbe stato meno imbarazzante parlare con lei di certe cose, piuttosto che con papà o Ethan o Seth. E dovevo solo mettere da parte il mio orgoglio, per qualche istante.
«Scusa» dissi, sempre senza guardarla negli occhi.
«Non è a me che devi chiedere scusa»
«E' di te che non mi sono fidata, quindi penso sia a te che devo chiedere scusa» insistetti.
«Non mi conosci. E non hai fatto nessuno sforzo per conoscermi. In qualche modo credo che sia normale per te non fidarti di me. Però conosci tuo padre, conosci tuo fratello, conosci Seth. E' a loro che dovresti chiedere scusa, perché è in loro che non hai avuto fiducia. Io posso perdonarti, e dirti che tra noi le cose andranno di nuovo bene, ma di fatto se non sarai tu a muovere dei passi verso di me, per quanti sforzi io faccia, non riuscirò mai ad arrivare a te. Io ti voglio bene. Sei mia sorella, come potrebbe essere altrimenti! Ma tu devi iniziare ad avere fiducia in me. Devi iniziare a pensare che io non sono una minaccia. E devi credere che il cuore di tuo padre e tuo fratello sia grande abbastanza per volere bene ad un'altra persona, che non sostituirà mai te»
«Non avrei saputo dirlo meglio» voltai la testa di scatto, verso la saracinesca rimasta aperta, per vedere papà sulla soglia che sorrideva. Come non faceva da tre giorni ormai.
Volai tra le sue braccia, trovandole pronte ad accogliermi, come sempre.
«Papà, scusami!» gli dissi, posando sulla sua guancia tanti piccoli baci. Ero pur sempre una bambina di undici anni!
«Per cosa, tesoro mio?» mi disse.
«Per tutto. Non volevo farti stare male. Io... mi dispiace, papà» gli dissi, posando un ultimo bacio sulla sua guancia, prima di staccarmi da lui per guardarlo negli occhi.
I suoi occhi neri nei miei occhi neri.
«Ho sbagliato anche io, tesoro. Non ho pensato a quanto mi somigliassi, e ho finito per ignorare quanto questa situazione potesse renderti insicura. Spero che ora sia finalmente tutto risolto»
«Sì e no... dov'è Seth?»
«Perché?»
«Devo dirgli tutto. Ha ragione Nessie. Lo ferisco di più così. Devo fidarmi di lui»
«Non so dov'è, tesoro. Dopo aver urlato per un'ora abbondante ha deciso di tornare a casa. Ma considerato che a casa sua ci sono Embry e Leah a dire a Sue e Charlie del matrimonio, non credo che sia andato là!»
«Non hai modo di rintracciarlo?»
«Non credo abbia il cellulare dietro. E anche se l'avesse non risponderebbe. Voleva starsene un po' per i fatti suoi»
Proprio mentre papà finiva di parlare, squillò il cellulare di Nessie.
«Pronto?»
«Renesmee, stai venendo qui?»
«No, zia, non sto venendo a trovarvi! Perché?»
«Neanche Jake?»
«No, zia, è qui davanti a me, non ha intenzione di venire da voi! Mi dici cosa sta succedendo?»
«Mi sono spariti tutti i piani per il pomeriggio. Pensavo fosse colpa di uno di voi due, ma se mi dici che non è così...»
«Seth...» mormorò Nessie, facendo due più due insieme a me e papà, che si stava arrabbiando sul serio.
«Tesoro, cos'hai?» le chiese la nana al telefono, ormai avevo capito che si trattava di lei.
«Niente, zia, è solo che abbiamo capito chi è che ha rovinato i tuoi piani!»
Papà sfilò il telefono dalle mani di Nessie e se lo avvicinò alla bocca.
«Dì a quel deficiente che se si azzarda a dire qualcosa di Sarah a Bella o Edward stavolta gli stacco la testa a morsi - si fermò, guardando la mia faccia terrorizzata - E non sto scherzando!»
«Papà... calmati» dissi, vedendo il tremore che iniziava a percorrere il suo corpo.
«Stavolta è morto» disse, quasi ringhiando, mentre chiudeva il telefono.
«Papà, lui ed Edward erano amici. Seth me l'ha raccontato. Non condivide le sue scelte, ma sai quanto me che non è capace di portare rancore alle persone. Aveva bisogno di qualcuno con cui parlare ed ha scelto lui. E poi non sa niente, cosa mai potrebbe dire, che non voglio vederlo? E' quello che avevo deciso, fino a pochi minuti fa. Non sa altro. L'unica cosa che voglio, è andarmelo a riprendere il prima possibile»
«Sarah, non puoi avvicinarti a tua madre così tanto, vorrà parlarti» mi disse papà.
«Andrò io»
Nessie colse entrambi di sorpresa. Me, perché non pensavo che si sarebbe offerta di aiutarmi. Papà, perché la soluzione che gli si presentava era fin troppo semplice.
«Amore, non devi...»
«Nessun problema. Lo faccio per te. Lo faccio per lei. E lo faccio per Seth, perché voglio che finalmente questi due si chiariscano un po'!»
«Nessie, ma tu sai...»
«Che sei diventata una donna?»
Annuii.
«Lo sospettavo, da quando tuo padre ha iniziato a farti da guardia del corpo. Ci stava male a mentire in quel modo a Seth, ma era solo per la bugia. Non gli dispiaceva affatto che avessi deciso di tenerlo alla larga!» mi disse ridacchiando.
«Nessie! Queste sono cose che ti ho confidato in qualità di fidanzata! Non puoi dirle a mia figlia!»
«Visto che tua figlia è mia sorella posso dirle quello che voglio!» gli rispose, facendogli la linguaccia.
«Beh... io eviterei volentieri "certi" particolari»
«Sarah! Non voglio neanche pensare a quello che hai appena detto... la mia piccola, innocente bambina, completamente...»
«Jake, falla finita. Avresti dovuto spiegarle come nascono i bambini anni fa, invece di farla arrivare al ciclo completamente ignorante! Chissà che spavento si è presa la mia sorellina!»
«Nessie, puoi andarci piano con questa storia della "sorellina"? E... puoi andare di corsa a casa tua? Seth lo rivorrei intero... mi sembrava che tua zia avesse qualcosa di interessante in programma!»
«Oh... i programmi "interessanti" di zia Alice prevedono sempre un giro per negozi in compagnia di mamma e di zia Rose. Seth sarà un piacevole diversivo per mamma... un po' meno per zia Rose, ma non si può mica avere tutto dalla vita! Comunque mi sbrigo, anche perché più passa il tempo, più il tuo caro paparino si innervosisce».
Uscì dalla porta, e velocemente scomparve alla nostra vista.

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