Sarah«Possiamo?» Nessie bussò alla porta della mia camera, rimanendo sulla soglia fino al mio cenno di assenso. Con lei entrò Seth. Bello, bellissimo, come al solito, ma - che papà mi perdoni l'espressione - incazzato nero. Non gli avevo mai visto un'espressione tanto arrabbiata in volto. Mi correggo, non gli avevo mai visto quell'espressione rivolta verso di me.
«Bene, io vi lascio - disse Nessie, continuando poi, per rispondere allo sguardo smarrito che le avevo rivolto - Devo discutere un po' di cose con tuo padre».
Uscì dalla stanza, chiudendosi la porta dietro le spalle.
Tenevo gli occhi bassi, fissi sulle mani che avevo strette in grembo, ma sentivo lo sguardo di Seth su di me. E, stranamente, temevo quello sguardo, che fino ad allora mi aveva dato, più di ogni altra cosa, sicurezza.
«Seth, ti prego, perdonami» mormorai, continuando a non guardarlo.
«Se mi guardassi, capiresti che l'ho già fatto» il mio sguardo saettò verso di lui, e mi accorsi che l'espressione del suo volto era completamente mutata. Era di nuovo il mio Seth.
«Non mi è possibile essere arrabbiato con te, non ci riesco, e non è solo per l'imprinting, Sarah - riprese - io ho fiducia in te, mi hai sempre raccontato tutto, e so che lo farai anche questa volta. Devo solo rispettare i tuoi tempi»
«Ma prima eri arrabbiato!» gli dissi, riferendomi all'espressione furente che aveva pochi minuti prima.
«Prima pensavo di essere arrabbiato con te, ma poi ti ho vista. Ho visto il tormento sul tuo viso. E per un attimo mi è sembrato di vedere anche la paura. Hai avuto paura di me. E mi sono reso conto che la rabbia che pensavo di provare per te, era invece un riflesso della rabbia che provavo verso di me, per non essermi fidato di te»
«E sei sicuro che l'imprinting non c'entri nulla? In fondo se non ci fosse stato non saresti qui a perdere tempo con una ragazzina di undici anni, avresti la tua vita, una moglie, dei figli...»
«E non sarei felice la metà di quanto mi rendi felice tu, semplicemente esistendo» mi interruppe.
Rimanemmo per qualche istante a guardarci negli occhi, cercando di capire quale sarebbe stata la mossa successiva dell'altro. Fu solo quando vidi la bocca di Seth schiudersi per parlare, che trovai il coraggio per affrontare quello che mi ero tenuta dentro, allontanandolo da me senza possibilità di difesa. Quella possibilità che, secondo Nessie dovevo dargli. Quella possibilità che volevo dargli.
«Seth, ti devo parlare» esordii seria. Lui richiuse la bocca e, con un sospiro, annuì.
«Dimmi tutto» mi disse, incurvando le labbra in un sorriso rassicurante, che mi spaventava più di quanto non avrebbe fatto un'espressione seria, perché in quel momento sentii che, qualsiasi cosa avessi detto o fatto, qualsiasi modo avessi trovato per ferirlo, lui mi avrebbe perdonata.
E non solo per l'imprinting.
Lui amava la Sarah che ero e che stavo diventando. Lui mi amava. Eppure mi avrebbe perdonata anche se gli avessi detto che lo volevo solo come amico. Sarebbe rimasto al mio fianco comunque, se questo mi avesse resa felice. Non mi avrebbe fatto pressioni. Esattamente come diceva Nessie.
Deglutii rumorosamente ed inspirai profondamente. Poi parlai.
«Qual è stato il rimpianto più grande di Leah, quando si è trasformata?» lo sapevo perfettamente qual era, la zia me l'aveva già detto, ma certo a Seth non potevo dire "sai, ho avuto le mie cose, è molto probabile che io possa avere dei figli, in futuro". Dovevo farcelo arrivare per gradi. E soprattutto dovevo fare in modo che capisse che non sapevo ancora se era con lui che volevo "sfruttare le mie capacità".
«Credo sia stato quello di rendersi conto di essere diventata sterile, di non potere avere dei figli» mi rispose, mentre un vago rossore, impercettibile a chi non conosceva le sfumature dell'incarnato dei Quileute come me, si impossessava delle sue guance. Erano segreti di sua sorella, e si sentiva in colpa a parlarne, persino con me. Ma non riusciva a dirmi di no.
«Pensi che succederà anche a me?» gli chiesi, sentendomi vagamente colpevole per il modo in cui lo stavo ingannando. Sapevo perfettamente che a me non sarebbe successo, eppure volevo che lui ci arrivasse da solo.
«Non lo so, Sarah. E non so perché tu mi stia facendo tutte queste domande. Fino a tre giorni fa non sapevi neanche come si facessero...» l'espressione stupita che si era formata sul suo volto mi lasciò capire che c'era arrivato. Era arrivato dove volevo.
«Seth...» lo chiamai dolcemente, scendendo dal letto, dove ero seduta, per dirigermi alla sedia a dondolo, dove era seduto lui, e dove tante volte, quando io ed Ethan eravamo piccoli, lui e papà si erano alternati per cullarci.
«Seth...» lo chiamai di nuovo, questa volta più forte, scuotendo il suo braccio. Sembrava caduto in uno stato di shock. Con gli occhi sbarrati e lo sguardo fisso.
«Seth...» la mia voce iniziava a tremare, stavo per scoppiare a piangere, mi stava spaventando seriamente.
«Seth, ti prego...» dissi, con le lacrime che iniziavano a scendere e posandogli un bacio sulla guancia. Non cambiò niente. Rassegnata, mi sedetti sulle sue ginocchia, con le braccia intorno al suo collo e la testa sulla sua spalla. Bagnando la sua pelle con le mie lacrime. Sentii le sue braccia stringersi intorno alla mia vita, mentre mi tirava verso di sé. La mia posizione non era delle migliori, con le gambe piegate su un bracciolo della sedia a dondolo e la schiena poggiata sull'altro. Ma non mi importava. Il sollievo di sentire Seth che si stava riprendendo da quel piccolo momento di shock compensava il tutto.
«Principessa, è per questo che mi hai tenuto a distanza in questi giorni?» disse, rimanendo completamente immobile.
«Sì... e no» gli risposi, senza muovere un singolo muscolo. Volevo rimanere in quella posizione fino a quando non mi avrebbe definitivamente allontanata da sé.
«Mi vuoi spiegare?» mi chiese. Con una voce curiosa. Non arrabbiata. Non impaziente. Solo curiosa.
«Quando ho scoperto quello che mi stava succedendo, ho pensato che fosse una delle stranezze che il mio corpo stava subendo per via della trasformazione. Né tu, né papà, mi avevate mai detto che sarebbe potuto accadere, così ho deciso di tenerlo nascosto. Papà aveva tante preoccupazioni, e anche tu, e poi pensavo che lui e Ethan non mi volessero più bene, perché c'era Nessie, che è più bella di me, e più simpatica, e più decisa, e più...»
«Siete diverse, ma siete entrambe bellissime, simpatiche e decise. Anzi, se proprio lo vuoi sapere, io penso che tu sia anche più bella di lei»
«Tu sei di parte, non vale!» gli dissi, sorridendo. Sapevo che la sua intenzione era stata farmi smettere di piangere.
«E tuo padre ed Ethan non smetteranno mai di volerti bene»
«Lo so, ma io ho sempre undici anni, sto entrando adesso nell'adolescenza, è normale per me sentirmi insicura di tutto!»
«E questa dove l'hai sentita?» rise.
«Deve averlo detto zia Rachel a papà un paio di giorni fa!» risposi, meditando.
«Perché ora è lei la grande esperta di adolescenti!»
«Non lo sei neanche tu, visto che ho dovuto praticamente dirti quello che mi succedeva prima che te ne rendessi conto!»
«Scusa se, con l'esperienza di mia sorella, il fatto che tu fossi diventata una donna non mi era neanche passato di mente!» esclamò, irritato. Alzai il viso, per guardarlo in faccia, e mi trovai di fronte un paio di occhi estremamente divertiti. Ci fissammo per qualche secondo, poi scoppiammo a ridere.
Poi tornai seria. Non mi ero neanche avvicinata alla parte peggiore del discorso.
«C'è qualcos'altro?» mi chiese, preoccupato.
Annuii.
«Seth... non so come dirtelo senza farti soffrire... ma... io ho solo undici anni, e non so se... non so ancora se... Seth, io non so ancora se voglio passare tutta la mia vita con te. Mi piace averti come amico, una persona su cui contare sempre, a cui raccontare le mie marachelle senza timore di essere punita, ma non ho nessuna idea di quello che vorrò fare "da grande". E vorrei essere libera di scegliere»
«Principessa... Sarah... io non ti farò pressioni di nessun genere, ti resterò a fianco come amico, se è questo che desideri, perché a me basta che tu sia felice, per essere felice a mia volta. E' così che funziona l'imprinting» mi disse, triste, senza guardarmi.
Posai una mano sul suo viso, voltandolo verso di me.
«Ma non è così che funziona l'amore, vero Seth?» gli chiesi, fissandolo a lungo negli occhi.
«No, l'amore non funziona così - mi confermò - ma non voglio perderti»
Mi strinse più forte a sé.
«Non mi perderai» gli risposi.
«E come? Un giorno diventerò geloso dei miliardi di corteggiatori che avrai e tu ti stuferai di me, persino di avermi come amico»
«Non mi stancherò di te. Se mai dovesse accadere che tu diventassi geloso di me, dovremo solo ritrovare i nostri equilibri»
Mi baciò i capelli.
«Seth, neanche io voglio perderti. Io vorrei solo che le cose tornassero a quando non sapevo cosa fosse l'imprinting, a quando eri l'amico a cui confidavo tutto, a quando ancora non sapevo che tutta la famiglia stesse aspettando il momento in cui fossi diventata grande per vederci felici insieme. E lo so che quello che sto dicendo potrebbe sembrare il capriccio di una bambina che ha tutto quello che chiunque potrebbe desiderare, ma tutto ciò che vorrei è condurre la vita di un'undicenne normale, anche se il mio corpo è cresciuto troppo in fretta»
«Se è questo quello che desideri veramente, farò in modo che si realizzi»
Lasciò andare la presa dalla mia vita, spingendomi verso la punta delle sue ginocchia, per farmi guadagnare un appoggio a terra prima di alzarsi.
«Beh... allora ci vediamo domani, principessa» disse, dirigendosi lentamente verso la porta.
«Seth...» lo richiamai, proprio nel momento in cui la sua mano si posava sulla maniglia.
«Dimmi tutto» mi rispose, ma nella sua voce non c'era traccia del sorriso con cui mi diceva solitamente quella frase, mentre la sua mano indugiava ancora sulla maniglia e lui non si era neanche voltato verso di me.
«Ti devo chiedere un ultimo favore, prima che tu esca da quella porta e riprenda a considerarmi una bambina»
«Temo che dirti di sì mi costerà caro»
«Puoi sempre dirmi di no!»
«Posso? Sei sicura?» mi chiese, con un'ironia che non gli apparteneva, non con me.
«Seth... io...»
«No, Sarah, stai tranquilla - si passò una mano tra i corti capelli neri, voltandosi verso di me, finalmente - non sono arrabbiato. Chiedimi tutto quello che vuoi. Esaudirò qualsiasi tuo desiderio»
«Mi daresti un bacio?» gli chiesi, abbassando gli occhi sul pavimento e mordendomi il labbro in attesa di una risposta.
«Un bacio? Te ne ho sempre dati...»
Lo interruppi, capendo che aveva frainteso le mie parole.
«No... non un bacio sulla guancia, o sui capelli. Io voglio un bacio da grandi. Io voglio che tu sia il primo»
«Io... non credo che sia una buona idea... Sarah» mi disse, abbassando lo sguardo.
«Sì... lo...»
«Questo non vuol dire che io non lo desideri, principessa» disse, riempiendo lo spazio tra noi con due grandi passi, e stringendomi tra le sue braccia disperatamente, prima di posare la sua fronte sulla mia, per guardarmi negli occhi nel momento in cui le sue labbra si impossessavano delle mie.
Fu un contatto dolce, naturale, breve. Troppo breve.
Nel momento in cui le labbra di Seth si staccavano dalle mie, portai le braccia dietro il suo collo, trattenendolo.
«Ho detto "da grandi", come uno di quelli che papà da a Nessie» sussurrai sulle sue labbra, prima di riprendere il contatto.
Questa volta obbedì. Complice anche il sospiro che mi era sfuggito, facendomi dischiudere le labbra, approfondì il bacio, prendendo le mie labbra tra le sue, succhiandole e mordendole, mentre io facevo lo stesso con le sue.
All'improvviso, si allontanò, lasciandomi sorpresa a cercare di riprendere fiato.
«Credo che possa bastare» disse, serio, mentre riprendeva il controllo di sé e si riavvicinava alla porta.
«Seth...» mormorai.
«Sarah... ti voglio bene. Ricordatelo sempre»
«Ti voglio bene anche io, Seth» gli risposi.
Lui si voltò verso di me, sorridente.
«Lo so» disse, ed uscì dalla mia stanza.
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Broken Hearts
FanfictionCosa sarebbe successo se Bella prima di partire per l'Italia con Alice avesse ricambiato i sentimenti di Jacob? Estratto dal primo capitolo: "Era suo fratello quello che mi aveva abbandonata, lasciandomi sola, senza punti di riferimento, completamen...