Imprinting (Pov Seth)

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Seth

«Seth. Non ti azzardare. Non. Con. Lei»
Jacob parlava, con un tono di voce tra il terrorizzato e l'autoritario, ma non riuscivo a seguirlo. Tutto ciò che importava in quel momento era negli occhi di quella bambina. Era quella bambina. Il centro del mio mondo era lei. Lo chiamavano imprinting. Ora sapevo cos'era.
«E così Seth se la fa con la figlia del capo!» disse Embry scherzosamente.
«Certo che non riesci a tenerti una donna, Jake!» rincarò la dose Quil.
Sentii Jake ringhiare. Ringhiava? Contro i suoi più cari e più vecchi amici? C'era qualcosa che non andava. Di colpo mi ritrovai catapultato nella realtà.
Quello che non andava bene a Jake ero io. Cioè, non io in quanto io, ma io in quanto... cazzo, avevo avuto l'imprinting con sua figlia! Ecco, le botte che mi aveva sempre e solo promesse ora me le avrebbe date tutte.
«Jake, ora è successo. Non ci puoi fare niente, se non essere felice per lei» disse Emily.
Saggia, dolce, pazza Emily. Con Jake in quello stato, gli diceva di rassegnarsi? Ed essere felice per Sarah? Mai nome mi suonò più musicale.
Sarah.
Il nome impostole dalla tribù. Una tribù che finora non l'aveva neanche mai vista.
«Ora capisco perché non li avevi ancora portati... avevi paura che toccasse ad Embry vero?» disse Quil, dandogli una gomitata.
«Di certo non avevo pensato a Seth» sbottò Jacob.
D'un tratto mi resi conto che ero rimasto imbambolato a osservare quella deliziosa bimba di quasi un anno e che lei mi guardava curiosa a sua volta. Non mi conosceva, eppure non aveva ancora pianto. Provai ad allungare una mano verso il suo viso. Lasciai scorrere il dorso di un dito sulla sua guancia rosea. Aveva la pelle morbida dei bimbi.
«Seth, se la pianti di fare il seduttore con mia nipote, andiamo a cena!» urlò Paul. Mi sentii un idiota. Sganciai la bimba dal seggiolino e la presi in braccio. Mi avvicinai a Jacob.
«Scusa» dissi, con la testa bassa.
«Come se fosse colpa tua» rispose lui.
Alzai di scatto lo sguardo, per ritrovarmi a guardare i suoi profondi occhi neri. Dentro ad essi, la luce di un vero capo branco. Poche volte avevo visto il suo sguardo brillare così fiero.
«Emily ha ragione. Non poteva capitarle compagno migliore - disse, scuotendo la testa e cambiando l'espressione in una più scherzosa - Ora però non montarti la testa. Hai la mia approvazione, ma vale solo per metà. Ti manca la più importante»
«Non vorrai che chieda il permesso a Bella?»
«E' esattamente quello che ho detto. Immaginavo che sarebbe accaduto, Alice mi aveva avvertito... beh più o meno, sai che quando ci siamo di mezzo noi...»
«Perde la Vista... ma a Lei non ha detto nulla?» chiesi.
Bella odiava il modo in cui noi licantropi perdevamo la testa per una donna. Diceva che era irrazionale, senza possibilità di scelta. Ma in fondo, conoscendo lei e Edward mi ero convinto che anche il loro fosse stato una sorta di imprinting. E i racconti di Alice me lo avevano confermato. Edward era profondamente cambiato da quando aveva conosciuto Bella. Non sapevo come fosse prima, ma da quando lo avevo incontrato la prima volta i suoi stati d'animo avevano oscillato parecchio, e dipendevano sempre da Lei, dalla Sua vicinanza e dai Suoi comportamenti. Scossi la testa per riprendere il filo dei miei pensieri dove l'avevo interrotto. Bella odiava l'imprinting. Ed ora io lo avevo avuto con sua figlia. Mi avrebbe ucciso. O peggio. Mi avrebbe scatenato contro un'intera famiglia di vampiri. Quella stessa famiglia di vampiri che, più o meno, mi voleva bene. O almeno io ne ero convinto... chissà cosa sarebbe successo quando avrebbero saputo.
«Seth, vuoi entrare?» mi chiese Emily dalla porta.
Sarah mi dava pizzicotti sulla guancia, ma non erano fastidiosi, anzi, era la cosa più deliziosa che avessi mai provato. Ad un tratto, smise di giocare con il mio viso, e poggiò la testa tra la mia spalla ed il mio collo, con le braccia intorno a quest'ultimo. Si era addormentata. Salii le scale lentamente, per non farla svegliare, ed entrai nel salotto della casa di Emily, che a breve sarebbe diventata anche di Sam. Jake mi prese sua figlia dalle braccia ed io la lasciai andare con un gemito di delusione. Lui mi guardò truce.
«Non ti preoccupare, ci farà l'abitudine - mi disse Quil, che aveva esperienza in fatto di imprinting con una bimba quasi in fasce - capirà che sei la miglior tata che gli potesse capitare!»
Scoppiò a ridere, e con lui tutto il resto del branco. Se avevo sperato in un po' di comprensione dovevo ricredermi. Sembrava che l'unico a volermi tirare fuori da quella situazione fosse l'unico che invece avrebbe avuto il diritto di ficcarmici. A pensarci bene forse a lui quelle insinuazioni davano fastidio quanto a me, era per questo che stava cercando di far finta di niente. Dopo aver poggiato Sarah sul divano, con i cuscini dello schienale, più alti della seduta, a mo' di barriera, ed averla avvolta in una copertina di lana gialla, con bordini in raso rosa shocking - ma cosa stavo notando? - spostò la sua sedia rumorosamente e si sedette a tavola.
«Se avete finito di fare casino mangiamo»
Gli altri si sedettero di conseguenza. Solo io ero rimasto in piedi, a contemplare la bella addormentata.
«Seth?» mi apostrofò Jacob.
Mi voltai a guardarlo. Vicino a lui, Emily cercava di dare da mangiare ad Ethan, che si dimenava e piangeva. Avrebbe svegliato sua sorella. Questo pensiero mi disturbò. Fissai Ethan con uno sguardo che credevo feroce. Il bambino per tutta risposta smise di piangere ed iniziò a ridere. Un suono delizioso, ma non certamente quanto quello che emetteva Sarah. Cosa assurda da pensare, in condizioni normali, visto che a quell'età le voci dei bambini si somigliano tutte. Mi arrabbiai subito con me stesso per aver formulato quell'idea. La voce di Sarah era la più bella tra tutte.
«Seth, ti dispiacerebbe metterti a tavola e fare il pagliaccio per mio figlio? Sembra gradire e mangia più volentieri» mi disse Jake sorridendo e alzandosi per cedermi il suo posto.
In fondo attorno a quel tavolo rotondo, una posizione valeva l'altra.
«Sì... Jake» risposi titubante.
«Seth, cos'hai?» mi chiese lui di rimando.
«Non è che... Sarah avrà fame?» da dove mi veniva quella preoccupazione? Sembravo mia madre!
«Sì, ma probabilmente la stanchezza ha vinto sulla fame - mi rispose lui - mangerà quando si sveglierà»
«Ma se si dovesse svegliare stanotte e... - cazzo, la stavo per dire grossa, meglio che mi correggessi visto che me ne ero reso conto in tempo - e non riuscisse ad attirare la tua attenzione mentre dormi?»
Quil mi guardò con la bocca aperta. Doveva aver capito quello che stavo per dire e si era stupito del fatto che non l'avessi detto. Avrei voluto dire "e io non fossi lì per darle quello che vuole?" Jake mi guardò rassegnato.
«Va bene. Fai come vuoi. Svegliala. Ma non dire che non ti avevo avvisato»
Embry non perse l'occasione di fare una delle sue solite battute.
«Dovremmo iniziare a tenere un tabellone, Jake! Tipo Imprinting 1 - Padre 0»
Jake, che dopo essersi alzato per lasciarmi il posto non si era più seduto, si trovava proprio vicino a lui. Che si beccò un cazzotto sulla testa.
«Ehi, Jake! Mi verrà un bernoccolo» disse, massaggiandosi la parte lesa.
«Non si scherza con i padri - disse - specie se hanno il potere di farti girare in tondo come un cucciolotto finché non ti sarai morso la coda... o finché non decideranno che ne hai avuto abbastanza»
Tutti scoppiammo a ridere. Io ero ancora vicino al divano, e, non appena poggiai gli occhi su di lei, tutto ciò che avevamo intorno perse di significato. Smisi improvvisamente di ridere. E sul mio viso si formò quello che Jacob avrebbe sicuramente chiamato "il sorriso idiota dell'imprinting" se questa volta non ci fosse stata di mezzo lei. Mi ritrovai, senza sapere come, in ginocchio vicino al divano. Allungai delicatamente un braccio, e poggiai la mano sulla testa di Sarah. Accarezzai i suoi lunghi boccoli neri. Avevano la consistenza della seta. Ma quanto ero diventato sdolcinato? Questa cosa dell'imprinting la dovevo rivedere bene, perché non potevo proprio comportarmi così. A dire la verità non sapevo proprio come dovevo comportarmi. E lo sguardo fisso di Jacob non mi metteva proprio a mio agio. Decisi di lasciare che fosse l'imprinting a guidarmi. Seguire l'istinto. Non era difficile, se eri un lupo. Mi spinsi con il torace più vicino al divano, scostai i capelli dalla fronte di Sarah e vi posai un bacio. Nel sonno mosse una delle sue piccole braccia e la poggiò vicino a dove era il mio viso. Posai un bacio anche sulla sua mano. Quella piccola, paffuta, pallida manina che teneva chiusa a pugno si aprì e mimò una carezza sul cuscino del divano. Stava sognando, la mia piccolina. Mi dispiaceva svegliarla, ma mi sarebbe dispiaciuto di più se quel testone di suo padre non si fosse svegliato, con il suo pianto, per darle da mangiare. Spostai le labbra vicino al suo orecchio.
«Non vorrai che con tutta la fatica che ho fatto per pescarlo quel buon pesce finisca tutto nella pancia di Ethan!» sussurrai.
Se era anche solo per metà come suo padre due cose l'avrebbero attirata più di un pisolino. Del buon cibo e una sfida. Il suo braccino scattò subito alla ricerca del mio viso. Mi colpì su una guancia, poi trovò le mie labbra e strinse la manina attorno ad esse. Io gonfiai le guance e soffiai contro il suo palmo. Ne uscì un rumore buffo. E Sarah rise. Quella risata dolce e scampanellante che solo una bimba così piccola può avere.
«Come ci sei riuscito?» mi chiese all'improvviso Jake, che si era avvicinato a noi senza che me ne accorgessi. Voltai solo la testa verso di lui, il resto del mio corpo era restio a muoversi da quella posizione che, seppur scomoda, mi teneva vicinissimo a Sarah.
«Che vuoi dire?» scattai, improvvisamente preoccupato. Il modo in cui si stava comportando la bambina mi sembrava perfettamente normale, ma in fondo lui era il padre, magari aveva reagito in modo strano, forse stava male... maledizione Jake perché non parli chiaro ogni tanto? Per tutta risposta scoppiò a ridere, seguito a ruota da sua figlia. Lo guardai di traverso. Lui, ormai prossimo alle lacrime, cercò di rispondermi tra una risata e l'altra.
«Scusa, Seth! Non ho potuto farne a meno! Avevi una faccia troppo buffa! Sembravi una delle mamme paranoiche che si incontrano nelle sale d'attesa dei pediatri!»
Sorrisi, rasserenato. In fondo non poteva essere una cosa grave se Jacob rideva in quel modo.
«Mi spieghi cosa volevi dire?» ripetei.
«Non era niente di che. Semplicemente che Sarah odia essere svegliata nel bel mezzo di un pisolino! Mi chiedevo come fossi riuscito a svegliarla senza farla urlare» e continuò a ridere. Mi sarei dovuto sentire offeso, ma ero invece stranamente compiaciuto. Mi stavo comportando come la migliore delle tate, esattamente come Quil aveva detto. Sarah mi guardava ora però con un'espressione corrucciata. E alternava lo sguardo tra me e suo padre.
«Credo stia aspettando che qualcuno le dia quello che le ha promesso» mi suggerì Jake.
«Vuoi... davvero...» dissi con la voce strozzata dalla commozione.
«Per essere passata meno di un'ora da quando hai avuto l'imprinting ti stai comportando veramente in maniera ineccepibile, Seth» mi disse Sam, sorridendo. Fino ad allora era rimasto in disparte. Notai che si era seduto al posto lasciato libero da Jake e che stava aiutando Emily a dare da mangiare a Ethan. Quel bambino sarebbe stato la disperazione di suo padre.
«Si, voglio, davvero - tornai con l'attenzione a Jake, che mi stava rispondendo - Anche perché non ho idea di quello che le hai promesso. E bada che non sia qualcosa di assurdo, perché si ricorda tutto quello che le dici!»
«No, niente di assurdo» dissi ridendo.
Sollevai la mia principessina e, facendole fare una giravolta, me la strinsi al fianco. Poi, finalmente, mi sedetti al tavolo con tutti gli altri.

Il resto della cena si svolse in piena tranquillità. Cioè, per quanto possa essere tranquilla una cena con noi licantropi. Le solite battute, le solite risate. Il solito casino, insomma. Con due bambini in più a fare parte della famiglia. Due bambini che in quel momento dormivano sul divano di Emily avvolti nelle loro copertine preferite. Avevo protestato un bel po' quando Jake mi aveva tolto Sarah dalle braccia, ma appena mi aveva suggerito che sarebbe stata più comoda avevo ceduto. Era così facile fregare quelli con l'imprinting? Bastava suggerire loro che alla loro metà qualcosa avrebbe fatto più piacere di qualcos'altro? Scossi la testa sorridendo. La risposta mi era chiarissima.
Affacciandomi alla finestra vidi Jacob seduto sui gradini della veranda. Sembrava... stanco. Come non l'avevo mai visto. Andai in cucina a prendere due birre dal frigorifero. Poi uscii. Mi fermai dietro le sue spalle e gli feci penzolare una bottiglia vicino alla spalla.
«Grazie, Seth» mi disse, afferrando la birra senza neanche voltarsi a guardarmi. Mi sedetti di fianco a lui.
«A che pensi?» chiesi.
Se non avesse voluto parlarne mi avrebbe detto di farmi gli affari miei. Era fatto così.
«Quil ha ragione» disse.
«Cosa?» chiesi.
«Quil ha ragione - ripetè - ha ragione quando dice che non so tenermi una donna. Le donne fuggono quando io sono nei paraggi»
«Sai che scherzava, vero?» chiesi.
«Sì, ma negli scherzi si trova il coraggio per dire quello che si pensa senza offendere gli altri» mi rispose.
«Spero che tu non stia dicendo sul serio» gli dissi.
«Invece sì. Fai un rapido resoconto della mia vita. Mia madre è morta, una delle mie sorelle vive alle Hawaii e Bella si sposa con un vampiro».
«Ma l'altra tua sorella vive qui, e hai sempre tua figlia» insistetti.
«Tutte e due si allontaneranno da me. Rachel per sposarsi con Paul e Sarah... per te»
«Ti è presa la sbornia triste, Jake?» provai a scherzare.
«No, sono dati di fatto. Ed è la prima che bevo, stasera» disse, indicando la bottiglia.
«Pensavo l'avessi presa bene - dissi, scuotendo la testa - non sapevo che ti avrebbe fatto quest'effetto»
«Sapevo che sarebbe successo - mi disse, per la seconda volta quella sera - era inevitabile. E' la figlia del capobranco. Solo che speravo veramente in Embry»
Lo guardai storto. Non mi aveva detto che "non poteva capitarle compagno migliore"? Rise. Ma era una risata amara.
«Non mi fraintendere. Sono contento che sia andata così. Ma...»
Non c'era bisogno che continuasse. Sapevo cosa stava pensando, era un pensiero che lo tormentava da quando mia sorella aveva tirato fuori il problema.
«Spesso odio Leah per questo» borbottai tra me e me, ma a voce abbastanza alta, per dimostrargli che avevo capito dove voleva andare a parare, e per non costringerlo a parlarne. Si portò la bottiglia alle labbra e bevve un lungo sorso. Non mi piaceva vederlo così abbattuto. Così decisi di cambiare argomento.
«Qual è stata la prima cosa che hai pensato?» gli chiesi.
«La prima cosa che ho pensato? Credo di averla detta. Non c'è stato nessun filtro tra il mio cervello e la mia bocca in quel momento»
«E la seconda?»
«Ricorda a Seth di pregare perché quando Sarah avrà quell'età lui non faccia più parte del mio branco»
Ci guardammo negli occhi per un bel pezzo, poi scoppiammo a ridere insieme. Bevvi dalla mia bottiglia. Poi lo fissai negli occhi.
«Grazie, Jake!» gli dissi.
«Aspetta a ringraziarmi. Ti ho già detto che dovrai affrontare sua madre!»
«Credo che andrò ora - dissi, sorprendendo anche me stesso, di nuovo stavo seguendo l'istinto e quello che mi stava dicendo di fare - In fondo Sarah dorme, e non avrà bisogno di me finché non si sveglierà. Credo che sia il momento migliore per andare a parlarne con Bella»
«n bocca al... Vampiro » mi disse Jake scherzando.
«Ti direi crepi, ma la verità è che io a quella famiglia di vampiri sono affezionato!»
«Lo so. Era solo un modo di dire» rispose secco. Con un solo sorso finì di bere la birra che aveva in mano, e se ne tornò in casa.
Io, invece, mi diressi a casa Cullen.

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