Chiarimenti (Pov Bella)

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Bella

«Bella! Finalmente ti fai viva da queste parti!» disse Emmett, stringendomi in uno dei suoi abbracci stritolanti nella versione "per umani". Ero frastornata dal viaggio, durante il quale avevo dormito, ma avevo anche pensato. Perché Edward era tornato? E soprattutto perché non mi aveva chiamata? In realtà non avevo proprio capito perché se ne fosse andato contemporaneamente alla mia partenza per Hanover.
Per non venire con me doveva avere le sue buone ragioni, ma l'unica valida non me l'aveva data. Non mi aveva detto che non mi amava più. Non mi aveva detto che non mi avrebbe più sposata.
Scrollai la testa e tornai alla realtà. I bambini dormivano sul sedile posteriore, ben allacciati nei loro seggiolini, ma non feci in tempo a tirarli fuori che Rose li aveva già portati nella loro cameretta. Nella nostra cameretta.
Mi salirono le lacrime agli occhi, pensando alle giornate trascorse con Edward in quella stanza, quando ancora le cose erano semplici. Ora che ci pensavo...
«Alice, dove...»
«Alloggerà Edward? Semplice, ti cede la sua stanza, perché lui non ha bisogno di dormire, lo sai»
«Sì, ma... in quella stanza ci sono tutte le sue cose, se ne avesse bisogno?»
«Le verrà a prendere. Sa come non dare fastidio a te o ai bambini» disse facendomi l'occhiolino.
«Non ne dubito, Alice. Ma non è che gli darà un po' di fastidio non averle quando vuole, come vuole?»
«Ne sono certa... ma sono anche sicura che all'unica "cosa" che vorrebbe veramente non andrebbe bene essere chiamata "cosa"»
«Che significa Alice?»
«Lo scoprirai presto.» si era rabbuiata, come se quello che mi aveva appena detto facesse parte di un segreto doloroso di cui non ero a conoscenza, ma che sarebbe venuto presto a galla e che la faceva soffrire molto.
«Bella, ma vi sposate per davvero?» mi chiese Rosalie, di ritorno dal "trasporto bambini".
«A cosa ti riferisci?» aveva una faccia stupita, non poteva riferirsi alla proposta di suo fratello.
«Beh, mio fratello ti chiede di sposarlo, tu accetti e non dici niente a nessuno? Come minimo stasera ci sarà una festa di fidanzamento! »
Come era possibile che non ne sapesse nulla?
«Rosalie - intervenne Carlisle - vogliamo evitare uno scontro diretto con il branco, visto che non servirebbe a nulla, soprattutto ora che abbiamo bisogno dell'alleanza più che mai»
«Perché l'annuncio del mio fidanzamento dovrebbe rompere il patto con il branco?» chiesi.
Ero frastornata.
«Lo saprai presto - mi rispose Alice - Almeno credo, sta arrivando quel lupastro e non vedo più niente»
Lupastro. Erano mesi che Alice intratteneva un buon rapporto con Jacob, ed ora riprendeva a chiamarlo lupastro. Doveva esserci qualcosa che non andava, e se c'ero di mezzo io, dovevo per forza scoprire cosa era.
«Perché vi ostinate ad accoglierlo così bene, con tutto quello che ha fatto a...»
«Rosalie! - la interruppe Carlisle, era visibilmente alterato - abbiamo deciso di dargli una possibilità di spiegarsi»
«Che significa, Carlisle?» chiesi io, sempre più confusa.
«Te lo dirà Jacob. Sta arrivando»
Dopo qualche istante vidi anche io quello che stava fissando Carlisle. Un grosso lupo rossiccio. Il mio lupo. Il mio Jacob. Solo.
«Rosalie ma...» mi girai verso di lei, per scoprire che ero rimasta sola. Mi avevano lasciata sola con lui. D'un tratto capii le parole di Carlisle. Gli stavano dando la possibilità di spiegarsi. Ma cosa doveva spiegarmi Jake? Non riuscivo proprio a capirlo. Se c'era qualcuno che mi doveva una spiegazione non era lui, e l'unico da cui ne volevo una era l'unico che ancora non si era fatto vedere. Mentre ragionavo su queste cose Jake era scomparso e ricomparso nel mio campo visivo. Si era trasformato e vestito, e mi veniva incontro con un'aria triste. Ma cosa prendeva a tutti? Se il mio ritorno a casa faceva quest'effetto ero in tempo per riprendere i bambini, risalire in macchina e tornarmene ad Hanover. Si avvicinò a me quel tanto che bastava per farmi sentire tutto il calore che emanava e per abbracciarmi. Mi tenne stretta a sé a lungo, era un abbraccio disperato, come se dopo quella volta non ci saremmo visti per lungo tempo.
«Jake, ma...»
«Shhh, Bella. Lasciati abbracciare per un po'. Lasciami l'illusione che tu sia mia ancora per un po', prima che con le mie spiegazioni tu finisca per odiarmi»
«Jake io non potrei mai odiarti» preferii ignorare il resto della sua frase, non volevo fargli male ancora una volta. Non se non capivo il perché del suo comportamento.
«Lo farai, Bella. Credimi, lo farai»
Cosa poteva aver mai fatto di così grave? Mi lasciò andare per un attimo, per poi poggiare le sue labbra sulle mie. Assaporava le mie labbra lentamente, come per fissare il ricordo del loro sapore. Era un bacio di addio. Questo lo avevo capito. Ma dovevo lo stesso allontanarlo. Cercai di spingerlo via, ma la mia forza non era sufficiente. Così gli morsi un labbro. Dovevo sapere.
«Jacob, perché mi vuoi lasciare?»
Ok, la formulazione della frase non era la più corretta. Non stavamo insieme e non poteva lasciarmi. Ma il significato era chiaro. Perché nessuno voleva rimanere con me?
«Io non posso lasciarti, Bella. Non stiamo insieme, quindi non posso farlo. Ed anche se stessimo insieme quella di lasciarti sarebbe l'ultima idea che mi verrebbe mai in mente»
«Ed allora perché ti comporti così?» dissi, allontanandomi da lui e voltandogli le spalle.
«Perché ti ho tradita» mi disse.
«Jake, ragiona, prima mi dici che non puoi lasciarmi perché non stiamo insieme e poi te ne esci con questa assurdità dell'avermi tradita? Se non puoi lasciar...»
Colmando la distanza che avevo messo tra me e lui mi aveva zittita posando un dito sulle mie labbra. Ora mi trovavo con la schiena poggiata sul suo petto nudo, una delle sue braccia forti avvolta attorno alla vita e l'altra che mi cingeva le spalle ed arrivava al mio viso. Lentamente, ma decisamente mi fece voltare verso di lui. Mi guardò negli occhi, poi mi lasciò andare.
«Bella, non ti ho tradita in senso fisico, ma ho tradito la tua fiducia» disse tutto d'un fiato.
Lo guardai confusa. Non riuscivo a capire a cosa si riferisse.
«Bella, Edward non se ne è andato di sua spontanea volontà» disse.
Scossi la testa. Non riuscivo ancora a capire dove volesse andare a parare.
«Edward non voleva lasciarti andare ad Hanover senza di lui»
«Jake, non capisco!»
«Mettiamola così. Se ti dicessi che sono stato io a convincere Edward che la sua lontananza avrebbe permesso a noi di provare a creare una famiglia normale?»
«Direi che me lo sarei aspettata da voi due. Ma anche che non avresti fatto una gran fatica a convincerlo. Non fa mai qualcosa che non voglia fare»
«Gli ho imposto dieci anni di lontananza da te e dai bambini. L'ho fatto per provare a riconquistarti. Per cercare di dare ai miei figli una famiglia normale» era vicino alle lacrime ormai. Era un uomo per quelli della sua tribù, ma lì, in quel momento, di fronte a me, era come un bambino. Lo fissai a lungo negli occhi neri, caldi, pieni di lacrime, poi lo presi per mano e lo trascinai fino al dondolo del portico di casa Cullen.
«Jacob, non sentirti in colpa per qualcosa che Lui avrebbe fatto comunque. Ha promesso di sposarmi e non si è rimangiato la parola. E' solo questo che non mi ha permesso di crollare questa volta. La convinzione che lui mantenga sempre la parola data. E... Jake, mi dispiace non avertelo detto prima - ora capivo cosa avesse scatenato quell'improvvisa necessità di chiarimenti, e soprattutto cosa legava la mia promessa di matrimonio al patto tra il branco e i Cullen - ma Seth sapeva, e tu non dicevi nulla. Credevo che l'avessi accettato e non volessi parlarne. O forse era solo il mio senso di colpa. Non volevo farti del male ancora una volta. Anche se forse così è stato peggio» conclusi cercando i suoi occhi, che erano fissi sulla mia mano sinistra.
«Finalmente riesco a vederlo di persona»
«Jake sei impazzito?» chiesi preoccupata.
«No, non avevi messo mai questo anello di fronte a me. E finora l'ho visto solo nei ricordi di Seth... Certo che... se me l'avessi detto mi sarei risparmiato un sacco di figuracce»
«Ho iniziato a portarlo ogni giorno quando tu te ne sei andato da Hanover, quello che era successo con te la sera che hai preso la decisione di andartene mi ha spinta a indossarlo»
«Ah... quello... non me lo ricordare per favore»
«Jake, è solo colpa mia. Se tu avessi saputo non avresti neanche tentato. O forse l'avresti fatto lo stesso, conoscendoti. Ma era comunque mio dovere non mettermi in una situazione simile»
«Bella la colpa è di entrambi. Certo, se avessi saputo che stavo provando a sedurre una ragazza prossima al matrimonio con un altro... beh, no, hai ragione, ci avrei provato lo stesso. Specialmente sapendo che l'altro è un succhiasangue!»
«Sai perfettamente che se in quel momento non fosse entrata Alice con i bambini ci saresti riuscito»
«E al tuo vampiro cosa avresti raccontato?»
«Si chiama Edward - lo fulminai con lo sguardo - gli avrei detto la verità. Sperando che mi perdonasse ancora una volta.»
«Bella, ma se non riesci ad essergli fedele...»
«Non ti azzardare a dire una simile assurdità. Io gli sono fedele. E' solo che quando ci sei tu in giro perdo un po' la bussola. Ma il mio nord è lui, è la mia stella polare, la mia direzione da seguire»
«E io? Io cosa sono per te?»
«Tu sei il mio sole, Jake. Ma il sole spesso acceca»
Ci alzammo contemporaneamente dal dondolo. Io, per l'imbarazzo che quella situazione mi creava. Lui, perché aveva sentito qualcosa.
«I bambini si sono svegliati» disse infatti.
«Vuoi andare a trovarli?» chiesi, continuando a fissare il pavimento del portico.
«Non è che la bionda psicopatica mi caccerà a calci?»
«Carlisle ed Esme non le permetteranno una tale mancanza di ospitalità. E poi vai solo a vedere i tuoi figli!»
Si avviò, per poi fermarsi e girarsi di nuovo a parlare con me.
«Bella, posso portarli un po' alla riserva con me?» chiese.
«Preferirei averli vicini»
«Bella è passato quasi un anno dalla loro nascita. E' ora che il capotribù mostri i suoi eredi» mi disse, e nei suoi occhi vidi la forza di un vero capotribù. Non riuscii a parlare. Annuii con la testa.
«Fai come se il tempo di durata del nostro patto fosse trascorso» disse, non rivolgendosi a me né a qualcuno di fisicamente presente lì. Era come se avesse parlato con il vento. E dal vento arrivò un bacio. Labbra dure come il marmo che premevano sulle mie con forza, con rabbia, con passione. E poi più nulla. Solo due braccia gelide strette attorno alla vita. Sapevo a chi appartenevano, e non riuscivo a credere che fosse proprio lì.
«Se apro gli occhi non scomparirai, vero?» chiesi, con una voce un po' da bambina, quale mi sentivo in quel momento.
«No, amore mio. Non me ne andrò più».
La sua voce. Quante volte in quei dieci mesi avevo sperato di sentire quella dolce melodia proveniente dalle sue labbra. Avevo quasi rinunciato ad ascoltarla di nuovo.
«Un uccellino mi ha detto che volevi lasciarmi da sola per dieci anni»
«La differenza tra volere e dovere in questo caso è molto netta» mi rispose, posando un bacio sulla punta del mio naso. Di nuovo quello che la nostra famiglia mi aveva detto era chiaro. Questa volta una frase di Alice ebbe un significato compiuto.
«Così sono io la "cosa" che vorrebbe di più e alla quale non piacerebbe essere chiamata "cosa"» dissi rivolta alla finestra.
«Alice è contenta che tu l'abbia capito, ma pensava che ci saresti arrivata prima - rise - ho l'impressione che questo sia legato a me, visto che sta traducendo I Promessi Sposi dall'italiano al latino e da quest'ultimo al greco antico... e credo che fino a quando non avremo finito di parlare continuerà con lingue sempre più astruse!»
«E così non vuole farci sapere come andrà a finire questo colloquio» dissi.
«Così sembrerebbe» mi rispose, guardandomi intensamente negli occhi con quegli occhi color miele liquido. Doveva essere stato a caccia da poco.
«Perché te ne sei andato?» chiesi.
«Lo sai già... il patto...» lo interruppi.
«Questa è la motivazione che mi ha dato Jake. Ora voglio la tua. Sappiamo entrambi perfettamente che la decisione l'avresti presa comunque, presto o tardi. E che Jacob ti ha dato solo l'occasione. Senza contare che il senso di colpa che gli avresti fatto venire ti avrebbe assicurato che stesse lontano da me»
«Non è servito a molto. Un paio di volte si è avvicinato tr...»
«Alice... non gli avrai mica...»
«Alice non mi ha detto nulla. Vi ho visti. Ero lì»
Questo rispondeva al perché se ne fosse andato di casa quando mi ero trasferita ad Hanover. Ma avevo bisogno di un'altra risposta.
«Allora, perché?»
«Perché in cuor mio ero sicuro che mi avresti odiato se ti avessi trasformata con i bambini così piccoli. Non avresti potuto vederli crescere. E così ho approfittato dell'amore di Jacob per te e per i bambini. Sapevo che prima o poi sarebbe scoppiato facendomi una richiesta del genere. E ho colto l'occasione al volo. Senza contare che in questo modo la tua trasformazione non sarà una violazione del patto.»
«Ma non vuoi farlo adesso» dissi. Non era una domanda, era una certezza.
«Vorrei aspettare un po' di tempo, amore, per essere sicuro che tu non mi odierai, dopo. Ma vorrei trascorrere questo tempo con te» mi sfilò l'anello dall'anulare della mano sinistra e si inginocchiò di fronte a me.
«So di avertelo già chiesto una volta, e so che probabilmente la risposta sarà la stessa dell'ultima volta, o almeno lo spero, però devo rinnovare la mia richiesta. Isabella Marie Swan, amore della mia eterna esistenza, mia luce, mia speranza, mia vita, vuoi sposarmi?»
«Sì, e mille altre volte sì, Edward Anthony Masen Cullen» dissi. E mi inginocchiai di fronte a lui per baciarlo.

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