Risvegli (Pov Jacob/Edward/Jacob)

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Jacob

«A Alice?» Di tutte, era la persona che meno mi aspettavo di sentire a quel telefono. Avevo tanta voglia di dirgliene quattro, ma non potevo muovermi.
«Jacob, che ci fai a casa mia?»
Sono le tre di notte, in una casa che hai affittato a una donna sola. Che cosa ci posso fare, secondo te? Questo avrei voluto dirle.
«E tu che chiami a fare alle tre di notte?» questo, quello che invece dissi.
«Chiamavo per controllare che la mia affittuaria stesse bene. Sono dieci giorni che non ho sue notizie»
«Alle tre di notte?» ripetei scettico.
«Perché, a Forks sono le tre di notte?» mi chiese lei serafica.
Mi incazzai. Una cosa era mentire. Un'altra farlo così spudoratamente.
«Alice, ora la proprietaria del telefono sta dormendo. Chiama a un orario degno di questo nome» Attaccai, e posai il cellulare sul comodino. Spento.
Il mio braccio tornò a stringere la donna che quella notte era stata mia. Non osavo muovermi, per paura di svegliarla. Lei, che nel sonno era così angelica. Ripensai al mio comportamento di quella notte.
Avevo fatto l'amore con una ragazza che conoscevo da tre giorni. Una ragazza che amavo da dieci giorni. Da quando l'avevo vista quella volta in montagna.
Chissà cosa ci faceva lassù.
Chinai la testa, trovandomi con il naso immerso nei suoi capelli. Di nuovo, l'odore di miele e mare riempì le mie narici. I miei polmoni. Volevo fare una scorta del suo odore, non mi sarebbe mai bastato. Quell'odore tanto dolce da essere scambiato per quello di un vampiro.
Odore di miele... vampiro... capelli color bronzo... pianoforte... Edward.
Perché tutto di lei mi riconduceva a lui? E inevitabilmente lui mi ricordava lei. Strano come il suo ricordo non mi facesse più male come prima. Istintivamente, strinsi a me la creatura che aveva permesso che iniziassi a guarire.
Chi era?
Di lei sapevo solo come si chiamava. Che in qualche modo conosceva i Cullen. Che l'amavo.
E quest'ultima era una certezza che nessuno poteva togliermi.
Dopo soli dieci giorni, Jacob? Mi chiesi.
Dal primo istante. La risposta, sicura.
Iniziai a capire perché nessuna delle donne che avevano tentato di farmi conoscere era andata bene fino ad allora. Sapevo che da qualche parte del mondo c'era lei. E che prima o poi sarebbe venuta da me. Posai un leggero bacio sui suoi meravigliosi capelli, poi mi rilassai e mi addormentai anche io.

Edward

«Edward, calmati» mi disse Bella.
«Calmarmi? Con quel maniaco nel letto di mia figlia?» urlai.
«Jasper, per favore...» lo supplicò mia madre.
«Jasper un corno! Non posso calmarmi. Non sapendo che lui ha... ha... ha deflorato mia figlia dopo neanche dieci giorni che la conosce. Se è andata bene»
Mi guardai intorno. Sembravano tutti sul punto di scoppiarmi a ridere in faccia.
«Cosa? - chiesi, confuso - Cosa avete tutti da ridere?»
«Il tuo linguaggio un po'... aulico» mi rispose Carlisle. Dovevo essere un caso patologico se mi prendeva in giro anche mio padre.
«E il tuo atteggiamento da padre geloso» aggiunse Bella, stringendosi a me.
«Insieme sono un mix micidiale» disse Alice scoppiando a ridere. Il povero Jasper era rimasto interdetto. Non sapeva più cosa fare.
«Jazz, non credo che serva più il tuo aiuto» gli disse Esme. Rideva anche lei, ma più sommessamente.
Edward, tesoro, sei stato un pochino esagerato. Mi disse con il pensiero.
«Amore, come stai?» mi chiese Bella, sussurrandomi all'orecchio.
«Un po' irritato. Ma meglio di prima. E pronto a partire» le risposi.
«Non puoi farlo!» disse Alice, improvvisamente agitata.
«E perché non dovrei andare a controllare che mia figlia non sia stata costretta con la forza a fare qualcosa che non voleva?»
«Per prima cosa perché sai perfettamente che Jacob non lo farebbe mai» mi rispose Bella, rimproverandomi.
«In secondo luogo, perché non ti puoi presentare a casa nostra dicendo che Renesmee è tua figlia. Non credo che l'abbia ancora detto a Jacob, da come lui mi ha parlato al telefono» aggiunse Alice.
«E terzo, perché a giudicare dalle emozioni che provava l'ultima volta che mi è stata vicina... questa cosa è stata tutt'altro che non voluta da lei. Anzi, mi avrebbe stupito se avesse lasciato che non succedesse» concluse Jasper sorridendo. Gli ringhiai contro. Ma si rendeva conto di quello che aveva appena detto? Stava dicendo che la mia bambina... la mia dolcissima bambina... desiderava un uomo in quel senso.
Edward, non fare quella faccia. Tua figlia è una donna ormai. Carlisle. Mi trovai a guardare di traverso anche lui. Guardai Bella. Che mi guardava a sua volta, ridendo.
«A che pensi?» le chiesi, strusciando il mio naso contro il suo.
«A quanto mi somiglia nostra figlia»
«Che significa?» chiesi, a voce un po' più alta del normale. Gli altri si dileguarono, pensando che presto avrei scatenato un'altra bufera.
«Che dalla trasformazione Jacob è irresistibile per una donna. Bello, muscoloso, alto, bollente e... fai una faccia così buffa quando non capisci che ti sto prendendo in giro!» concluse ridendo. Aveva ragione. C'ero cascato in pieno. Per un momento avevo pensato che lei fosse ancora attratta da lui.
«E allora a cosa pensavi?»
«Te l'ho detto, a quanto mi somiglia nostra figlia. Combattere contro tutto e tutti per ottenere ciò che vuole»
«Mi stai dicendo?»
«Ti sto dicendo che dobbiamo avere fiducia in lei. E, per quanto mi dispiaccia dirlo, perché su una cosa sono d'accordo con te, ed è che si conoscono solo da dieci giorni, dobbiamo fidarci anche di Jake»
«Lasciarla a lui?»
«Lasciarla a lui. E' la cosa migliore per entrambi»
«E quando potrò rivedere mia figlia?»
«Mmmmh... che papà ansioso che sei - disse, baciandomi - Diciamo... tra una settimana? In fondo è un tempo sufficiente perché lei gli dica la verità»
«Una settimana. Domenica prossima andiamo lì» brontolai.
«Va bene - mi rispose mia moglie, con il tono che si usa con i bambini capricciosi - Che dici però di occupare il tempo in maniera migliore?» Mi baciò, e capii subito cosa intendeva per "maniera migliore". Una settimana sarebbe volata, se avessimo continuato in quel modo. Se ci fossimo chiusi in camera da letto.

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