Figli (Pov Jacob)

804 43 0
                                    


Jacob

«Jake, mi dici cos'hai?» mi chiese Nessie. Ero seduto sul divano, con i gomiti puntati sulle ginocchia e la testa tra le mani, la posizione che ormai tenevo da due giorni, a fasi alterne.
«Jake, mi sto preoccupando. Seriamente. Vuoi che vada a chiamare Emily o Rachel?»
«No» sussurrai.
Ero preoccupato per Sarah. Ero preoccupato per quello che poteva stare accadendo nella sua stanzetta in quel momento. Ma come mi era saltato in mente di lasciare Seth libero di andare da lei da solo? Era solo una bambina. In un corpo di donna, certo, ma era ancora una bambina.
«Jake, fidati di Seth. Fidati della vostra natura. Non farà mai niente che possa nuocerle»
Si era fermata davanti a me. Istintivamente, le abbracciai le gambe e le posai la testa in grembo.
«Perché non ha voluto vedermi?» chiesi, con voce spezzata e quasi mettendomi a piangere. Lei puntò le mani sulle mie spalle e mi spinse indietro, per guardarmi negli occhi.
«Jake, non avere paura. Sarah ti vuole bene. Sei il suo meraviglioso papà, come potrebbe essere altrimenti? - la fissai scettico - Credimi, ti prego. Non riesco a vederti così»
Fu la tristezza nei suoi occhi a darmi la forza di scrollarmi di dosso quelle paure. Sciolsi l'abbraccio e mi alzai in piedi.
«Vado a parlarle» dissi, facendo per muovermi. Lei mi prese la mano e mi fermò.
«Jake, no. Aspetta che finisca di parlare con Seth»
«Ma io... io... inizio a capire tuo padre» le dissi.
«Beh, la situazione non è proprio la stessa» mi rispose lei.
«Perché?»
«Perché tu potresti avere più motivi di lui per essere preoccupato. Ma, e questo ricordatelo, perché non voglio più sentirti litigare con Seth per questo motivo, lui ha l'imprinting dalla sua, e ti ripeto che non farà mai niente che possa nuocerle»
«Ma è un uomo, e lei... è così bella» mugolai, rimettendomi seduto sul divano e trascinandola con me, facendola sedere sulle mie gambe. Con la mano che non era impegnata nella sua, le accarezzai il viso, sottolineando con il pollice i suoi occhi, il naso, e le labbra, che dischiuse al tocco. Poi sostituii il dito con le mie labbra e la baciai, cercando in lei il coraggio per affrontare quella situazione.
«Perché avrei più motivi di Edward per essere preoccupato?»
«Ho detto "potresti avere", non che tu li abbia effettivamente. Comunque è semplicemente perché io ho l'aspetto di un'adulta, ragiono da adulta e agisco da adulta. Il che mi dice che sono un'adulta anche se, se effettivamente fossi registrata all'anagrafe, avrei solo dieci anni. Sarah invece ha undici anni, ragiona come una bambina di undici anni e agisce da bambina di undici anni. Ma ha il corpo di una ragazza di diciassette anni. Anche se in effetti credo che la sua intelligenza sia sempre stata superiore a quella di una bambina di undici anni»
«Togli il "credo"»
Mi guardò interrogativa, aggrottando le sopracciglia in un'espressione buffa che mi fece ridere, per la prima volta dalla notte precedente.
«Non è che credi che la sua intelligenza sia sempre stata superiore a quella di una bambina di undici anni. La mente criminale che lei e suo fratello condividono è sempre stata superiore a quella di bambini di undici anni normali»
«Non ti sembra di stare esagerando con questa storia delle menti criminali?»
«Secondo te me l'avrebbero mai detto che spesso riuscivano a leggere anche i miei pensieri? Chissà poi perché solo alcuni e non tutti»
«Papà te l'ha detto anche ieri sera che alcuni tuoi pensieri sono particolarmente rumorosi!» disse lei ridacchiando.
«Tuo padre l'ha detto in un momento un po' particolare» ammisi imbarazzato.
«Jacob Black! A cosa stavi pensando?» mi chiese, fingendosi scandalizzata e arrabbiata. Ci fissammo per qualche secondo negli occhi, poi scoppiammo a ridere entrambi.
«Pensavo alla spiaggia» ammisi infine.
«Mmmmh... sotto la pioggia... dovremmo ripetere l'esperienza, prima o poi» disse, sorridendo maliziosa e avvicinando le labbra alla mia spalla, baciando la pelle lasciata scoperta dal colletto ormai allargato della t-shirt che indossavo e risalendo molto lentamente il collo fino al lobo dell'orecchio, per poi scendere lungo la linea della mandibola, baciarmi il mento e arrivare finalmente alle labbra, mentre cambiava velocemente - molto più di una normale umana - posizione tra le mie braccia, mettendosi a cavalcioni sulle mie gambe, con le ginocchia puntate sul divano, ai lati delle mie cosce, guadagnando una posizione migliore per approfondire il bacio...
«Jake!»
Se ne avesse avuto la possibilità. La voce di Seth, tra il divertito e l'irritato, interruppe il tentativo, ben riuscito, di non farmi pensare alle mie preoccupazioni.
«Mmmh» mugolai, ancora sulla bocca di Nessie, agitando un braccio, che avevo dolorosamente tolto dalla schiena di Nessie per fargli segno di andarsene.
«Jake!»
Ripeté con lo stesso tono, inclinato più verso l'irritato che verso il divertito. Aprii gli occhi. E mi staccati immediatamente da Nessie.
«Nooo, Jake...» borbottò. Lei, girata di spalle, ovviamente non poteva vedere quello che vedevo io. Poi aprì gli occhi e seguì il mio sguardo. E scoppiò a ridere.
«Io te lo dicevo che non avevi alcuna ragione di preoccuparti!» disse, divertita. Mi sentii un po' preso in giro, ma dovevo ammettere che aveva ragione. Da vendere. Se Seth copriva gli occhi di mia figlia come li aveva coperti poco più di un mese prima, significava che per lui il fatto che Sarah fosse fisicamente maturata non significava che fosse cresciuta. Nessie mi diede un altro bacio a fior di labbra, e scese dalle mie gambe, sedendosi sul divano di fianco a me, con una mano poggiata sulla mia coscia.
«Seth, puoi togliere le tue mani dai miei occhi? So che papà e Nessie si baciano» Lui abbassò entrambe le braccia, portandosele lungo i fianchi, borbottando qualcosa che suonava come "Non era il cosa, era il come!" Probabilmente aveva dimenticato che in quella stanza avevamo tutti un perfetto udito.
«Papà, sei ancora arrabbiato con me?» mi chiese la mia piccola. La guardai, e vidi nei suoi occhi il terrore che potesse essere veramente così. L'alzarmi dal divano e l'abbracciarla fu un tutt'uno. Avevo bisogno di sentire la mia bambina tra le braccia.
«Come potrei mai essere arrabbiato con te? Ero arrabbiato con me stesso per non essere stato capace di dirti la verità. Avrei dovuto preparare te ed Ethan a tutto questo molto tempo fa»
«Papà, come potevi sapere che noi eravamo come te?»
Fu allora che capii che Ethan non le aveva spiegato perché loro erano così. La fissai nei grandi occhi neri, così simili ai miei, e sospirai.
«Seth, ti dispiace accompagnarmi a fare la spesa? Ho guardato prima nel frigorifero, e mi sono accorta che mancano un po' di cose. Ti va?» disse Nessie, capendo che avevo bisogno di restare qualche minuto da solo con mia figlia. Sapevo che non era un tentativo di fuga, ma il comprendere che mi sarebbe stato più facile spiegarle tutto se lei non fosse stata lì. Mentre parlava, aveva preso Seth per un braccio e lo trascinava fuori casa. Quando la porta si fu chiusa, sciolsi l'abbraccio con mia figlia, e mi sedetti sul divano, invitandola a fare altrettanto.
«Tesoro, io... io mi devo scusare con te, come ho già fatto con tuo fratello, per avervi nascosto tutto questo. In questo mondo ci siete nati, ma quando vostra madre è morta... o meglio, quando vostra madre si è dovuta allontanare da voi...»
«Papà puoi dirlo. Puoi dire che ci ha abbandonati. E' questo che ha fatto, se ne è andata e ci ha lasciati con te»
«Sarah, non sono la persona migliore per dirti quello che sto per dire, ma lasciale il beneficio del dubbio. Almeno fino a quando non ti sarai chiarita con lei»
«Cosa ti fa pensare, o fa pensare a lei, che io abbia voglia di parlarle?»
«Tesoro, fallo per me» la implorai.
«Immagino che sia per il fatto che tu voglia sposare mia sorella» mi disse, sincera e senza troppi giri di parole.
«Sì» sussurrai abbassando lo sguardo.
«Ok, lo farò. Per te»
«Grazie. Comunque ti stavo dicendo che quando tua madre ci ha lasciati, ho deciso che voi non avreste dovuto soffrire per l'esistenza di questa seconda natura dei discendenti della nostra tribù. I succhiasangue se ne erano andati, e le possibilità che voi vi trasformaste erano minime. Certo non avevo messo in conto che voi aveste vissuto fin da prima di nascere con delle sanguisughe, e che già da piccolissimi aveste sviluppato dei poteri»
«Come sarebbe a dire che abbiamo vissuto con dei vampiri?»
«Tua madre era innamorata di uno di loro, e abitava con lui quando aspettava voi. Poi è andata a Dartmouth, e abbiamo vissuto insieme per un certo periodo, però...»
«Però?» disse, raccogliendo la mia titubanza.
«Erano successe delle cose, cose che non mi permettevano di affrontare tua madre...»
«Papà, per favore, la chiameresti per nome? Non so se voglio ancora chiamarla "mamma", dopo quello che ha fatto»
Sarah aveva preso da me l'orgoglio e la testardaggine, e in quel momento non potevo che rammaricarmene. Con Ethan era stato molto più facile, aveva accettato la situazione senza mostrare un minimo di rabbia. Forse era dovuto al fatto che la sua trasformazione era a uno stadio meno avanzato di quella di Sarah, o forse era per il fatto che lui, a differenza mia e di sua sorella, si era messo l'animo in pace per l'assenza di Bella, nonostante fosse tra i due quello che era stato più affezionato a lei.
«Va bene. Erano successe delle cose che non mi permettevano di affrontare Bella e di guardarla senza sentirmi colpevole, perciò sono tornato alla Riserva. Non ci vedevamo spesso, ma ci sentivamo ogni giorno. Almeno quando non ero di ronda. Ad ogni modo, ad Hanover abitava con noi anche una sanguisuga, una delle più simpatiche che conosco»
«Papà, ma i succhiasangue non sono nostri nemici naturali?»
«Sì. In condizioni normali, sì. Ma con questo gruppo il trisavolo Ephraim strinse un patto, patto che prevedeva la loro convivenza pacifica in queste zone. Questo perché... perché loro non assalgono gli umani»
«Quindi Bella era innamorata di uno dei freddi degli occhi gialli della leggenda, papà?»
«Sì, era uno di loro»
«E... io... noi... voglio dire, se lei era innamorata di quel vampiro... come siamo nati noi?» si mordicchiava il labbro, come faceva anche Nessie, quando era nervosa, e come aveva fatto anche Bella prima di loro.
«Tesoro, non farmi ripetere quell'orribile discorso su api e fiori che ho fatto a te e Ethan non più di due mesi fa»
«No, quel punto è chiaro, ma se due persone si devono voler tanto bene per fare un bambino, e la mamma era innamorata di un altro...»
«No, Sarah, tu ed Ethan siete nati per amore. Tua madre era innamorata di me, quando vi abbiamo concepiti»
«Si possono amare due persone? Contemporaneamente?»
Scossi la testa. Sconfitto.
«Allora noi non siamo stati che un incidente di cui lei si è liberata alla prima occasione comoda?» Non volevo che la discussione con mia figlia andasse in quel modo, ma era intelligente, e aveva sempre fatto domande scomode. Alle quali spesso non ero stato in grado di dare una risposta. Dare una risposta a quella domanda dilaniava la mia anima.
«Vi ha amati. Ha amato te ed Ethan fin dal primo momento, anche se non sapeva che eravate due. Ha accettato che foste per metà di questa tribù, e le tradizioni che vi legavano ad essa»
«Sei convinto di quello che dici, papà?»
Ho passato dieci anni a cercare di convincermene, e quando l'avevo fatto, lei è rispuntata fuori. Viva. Mettendo in dubbio tutto quello in cui credevo.
«Sì, Sarah, ne sono convinto»
Inaspettatamente, non ribatté. Mi posò un bacio sulla guancia e poggiò la testa sulla mia spalla.
«Ti voglio bene, papà» mi disse.
«Ti voglio bene anch'io, tesoro» le risposi, spostando il braccio intrappolato tra me e lei a cingerle le spalle, per stringerla a me.
«Papà?» mi chiamò, dopo qualche istante che eravamo in quella posizione.
«Dimmi, tesoro» le risposi, posando un bacio sui suoi capelli, che sapevano ancora di infanzia, nonostante la trasformazione.
«Dov'è Ethan?»
«Da zio Sam, perché?»
«Perché dobbiamo andare a far visita a delle sanguisughe»
«Tesoro, c'è un'altra cosa che devo dirti, prima»
«Spara»
Il momento era critico, ma non potei trattenermi dal sorridere. Neanche mezza giornata nel branco, e tra l'altro neanche a contatto con noi, e già il suo linguaggio compito e forbito si stava modellando sul nostro. Il passaggio con Ethan sarebbe stato meno brusco da questo punto di vista.
Tornai alla serietà.
«Tesoro, la vostra trasformazione, che si era innescata quando eravate piccolissimi, si è poi bloccata, per riprendere...»
«Quando siamo entrati in contatto con Nessie»
La guardai a bocca aperta. Lo sapeva? E allora perché la sua camera era ancora intera? Perché?
«Papà, non guardarmi in quel modo! Sottovaluti sempre l'intelligenza mia e di Ethan. Se, secondo le leggende, noi esistiamo per proteggere gli umani dai vampiri, la nostra natura non può non aver reagito alla sua presenza! Anzi... non mi stupirebbe se quella volta in montagna...»
«Era lei. E' lì che l'ho incontrata la prima volta - mi interruppi per guardarla, poi proseguii - Ieri mi hai chiesto dove l'avessi incontrata per la prima volta, no?»
«Quindi è per lei che quella settimana sei stato intrattabile?»
«Sì» le dissi.
Era bello poter essere finalmente sincero con la mia famiglia. Lei e Ethan erano la mia famiglia, e presto anche Renesmee ne avrebbe fatto parte.
«Cercherò di comportarmi bene oggi pomeriggio, a casa dei vampiri»
«Sarah?»
«Sì, papà?»
«Ti posso chiedere una cosa?»
«Dimmi, per una volta non potrà farmi male ricambiarti il favore»
«Cosa avete fatto di là con Seth?» Lei rise.
«Esattamente quello che sto facendo con te. E' il mio vicepapà/fratello maggiore/migliore amico, no? Cosa dovevo fare?»
«Niente, tesoro, niente» scossi la testa sorridendo. Nessie aveva ragione, ero solo un testardo paranoico che non si fidava della sua stessa natura. Lei non l'aveva messa proprio in quei termini, ma si poteva riassumere bene anche in quel modo.
«Andiamo a prendere Ethan?» le dissi.
«Aspettiamo anche Nessie e Seth? Non vengono con noi?»
«Nessie sì, in fondo è a casa sua che dobbiamo andare, ma Seth...»
«Seth verrà con voi, e non puoi impedirglielo» rispose lui dall'ingresso, entrando nel salotto e poggiando le buste della spesa sul tavolo.
«Nessie ha svaligiato lo spaccio?» gli dissi ridendo.
«Ho l'impressione che abbia fatto molto felice la mamma di Embry!»
«La smettete di prendermi in giro? In questa casa a parte i cereali non c'era niente che assomigliasse a della verdura. Dovreste imparare a mangiare un po' più sano» borbottò lei, ma sorrideva.
«Senti da chi viene la predica!» la presi in giro.
«Nessie, tu cosa mangi?» le chiese la mia curiosa Sarah.
«Il cibo umano non mi disgusta, ma bevo anche il sangue. Ovviamente animale. Nonno Carlisle non mi perdonerebbe mai se azzannassi un umano»
«E credo che papà dovrebbe difenderti dagli altri» le rispose lei.
«Non credo che il problema si porrebbe, se la sua famiglia non si nutrisse di sangue animale lei non sarebbe mai nata, tu non ci saresti e io starei piangendo la morte di Bella. O forse no, non l'avrei quasi conosciuta, quindi non l'avrei potuta piangere»
«Perché dici queste cose, papà?»
«Perché la mamma era la "cantante" di mio padre» le rispose Renesmee, con l'aria di chi ha sentito quella storia talmente tante volte da averne la nausea.
«Che significa?»
«Significa che il suo sangue "cantava" per lui. Che il profumo del sangue di mamma era quanto di più delizioso lui potesse mai sentire, e al quale non poteva resistere»
«Ma le ha resistito, tanto da farci una figlia insieme» borbottai.
«Sembra quasi che ti dia fastidio» mi rispose lei, sedendosi accanto a me, dal lato opposto rispetto a quello che occupava Sarah, e posandomi un bacio sulla guancia. Abbracciai anche lei.
«Ci vorrebbe una foto» borbottò Seth, sentendosi escluso. Sarah mi posò un bacio sulla guancia e si alzò a prendergli una mano. Niente di malizioso, solo la voglia di rassicurarlo.
«Andiamo a prendere Ethan!» dissi, alzandomi dal divano e lasciando Nessie dietro di me.
«Sei un bruto!» mi rimproverò lei, scherzosamente, probabilmente perché non l'avevo aiutata a rialzarsi.
«Ti stavo dando la possibilità di dimostrare la tua superiorità da mezza vampira!» le dissi.
«Non devo dimostrare niente a nessuno. Io sono superiore»
«E questa sarebbe la tanto esaltata età adulta, Seth?» chiese Sarah, guardandoci bisticciare scettica. Lui si limitò a risponderle scuotendo la testa e accompagnandola fuori, precedendoci all'auto.

Broken Hearts Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora