Domande (Pov Jacob/Sarah)

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Jacob

Parcheggiando di fronte a casa, quasi non mi accorsi di Sam che ci stava aspettando sulla porta.
«Ciao, Jake! Come è andata?» mi chiamò
«Ciao, Sam! - lo salutai - Diciamo bene. Come mai da queste parti?»
«Charlie mi ha chiamato per riportare tuo padre a casa, mi ha detto che ha provato a contattarti ma che non rispondeva nessuno»
«Tu che gli hai detto?»
«Che da quando ti sei innamorato è difficile trovarti!» L'aveva buttata sulla presa in giro, certo non poteva dirgli che era andato a trovare la figlia che lui ancora credeva morta da anni.
«Grazie, Sam! - lo vidi titubante, dondolarsi sui talloni, incerto se continuare o meno - C'è qualcos'altro?»
«A dire la verità, sì, ma te ne vorrei parlare in privato» Ero certo che questa volta non fosse niente che riguardava Nessie, perciò acconsentii.
«Ragazzi, entrate a salutare il nonno!» Annuirono e sparirono in casa.
«Seth, Nessie, io mi allontano un po' per parlare con Sam. Ci vediamo più tardi»
«Ok, Jake» disse Seth, seguendo i ragazzi in casa. Nessie mi diede un bacio sulle labbra, e poi entrò in casa anche lei.
Seguii Sam nel bosco. Ci allontanammo un po' da casa mia, ormai piena di impiccioni. Il pensiero che non avrei potuto fare quello che volevo con Nessie, per non traumatizzare i miei figli, mi fece sorridere. E poi accigliare. A che caspita era servito tutto quel lavoro, se poi non potevo usufruirne appieno? Poi pensai al garage dietro casa... forse valeva la pena ristrutturare anche quello.
Sam si fermò, e io con lui.
«Siamo abbastanza lontani» disse.
«Sam, vuoi smettere di trasformarti?» gli chiesi, diretto come mio solito.
«E' un po' che ci penso, Emily dimostra più anni di me, e io voglio invecchiare con lei. Non volevo lasciarti da solo alla guida del branco, ma ormai sono abbastanza certo che non combinerai casini quando mi sarò ritirato. - si fermò per un attimo, guardandomi per qualche istante - Ho notato che anche Ethan si è trasformato»
«Già. Ma l'hai davvero capito solo adesso che non farò casini? - gli chiesi, fingendomi offeso per qualche secondo, per poi tornare serio - Sam, hai diritto ad invecchiare vicino ad Emily, e mi stavo iniziando a preoccupare perché non ne facevi parola, perciò... accetto le tue dimissioni» era la cosa giusta da dire? Non lo sapevo, era il primo a lasciare il branco, così come era stato il primo ad entrarvi.
«Grazie, Jake» mi disse, sincero e sollevato. Ma sollevato per cosa? Aveva davvero paura che non gli permettessi di lasciare il branco? Ma per chi mi aveva preso? Volevo bene a lui ed Emily, e desideravo che fossero felici, per sempre. Anche se il loro per sempre non sarebbe mai durato quanto il mio.
«Sam!» lo chiamai, mentre già si stava allontanando.
«Dimmi»
«Sai se anche Paul ha già pensato all'eventualità...»
«Lo vorresti come beta?» mi chiese sorridendo, forse mentre pensava a tutte le litigate che avevamo fatto in quegli anni.
«No, assolutamente! - era vero, non mi era neanche passata per l'anticamera del cervello quell'idea assurda - Mi stavo solo preoccupando per Rachel»
«Credo che con lui dovrai intavolare tu il discorso. Sai quanto me quanto può essere testardo e stupido, a volte»
«Già» gli risposi.
«Jake, hai pensato al nuovo beta?»
«No, ma credo che chiederò a Seth. E' l'unico che mi darà una stabilità eterna ora che anche Sarah si è trasformata. Certo, dovrete essere tutti d'accordo»
«Sarah... dobbiamo fare delle ricerche. Non ho avuto l'imprinting con Leah perché con la trasformazione è diventata sterile. Ma se Seth ha avuto l'imprinting con lei...»
«Dopo che avrò parlato con Paul, sarete voi ad occuparvene. Non si smette di fare parte del branco solo perché si smette di trasformarsi. Sarai sempre mio fratello!» affermai, abbracciandolo. Non ci lasciavamo mai andare a quegli scambi di affetto, ma in quel momento decisi che non mi importava.
«Grazie, fratello»
Di Jared non gli avevo chiesto niente volutamente, perché pensavo che se avesse deciso di rimanere nel branco e lasciare che Kim invecchiasse non avrebbe potuto fare scelta migliore. Qualcuno aveva avuto un gran senso dell'umorismo quando gli aveva fatto capitare come imprinting quella piattola snob. Sciogliemmo l'abbraccio, e ci riavviammo verso casa.
«Ragazzi, venite a salutare zio Sam!» dissi, mettendo piede in casa.
«Ciao zio!» urlarono in coro i miei figli, correndo ad abbracciarlo.
«Ragazzi, calma! Io sono uno solo, come al solito, ma voi siete grandi il doppio rispetto a ieri!» disse ridendo.
«Sono cambiate solo le dimensioni. Il loro cervello è rimasto a undici anni»
«Quindi cresceranno normalmente, almeno da quel punto di vista?»
«Più o meno. I criminali sono stati sempre troppo intelligenti per i miei gusti»
«Jacob, smettila di chiamarli criminali, o si convinceranno di esserlo veramente!»
«Ciao, papà! - lo salutai, ignorando completamente il suo rimprovero - come hai trovato i tuoi nipoti?»
«Cambiati, ma più o meno sono sempre loro»
«Grazie, nonno! - gli rispose Ethan, prima di rivolgersi a Sam - Zio?»
«Dimmi tutto, Ethan»
«Posso venire a casa tua?» Lui lo fissò intensamente per un lungo istante.
«Vuoi spiegare ad Esther di te prima che lo sappia da altri?»
«Beh, sono sempre io. Solo... un po' cresciuto fuori»
«Jake?» mi chiese il mio, ancora per poco, beta.
«Solo se non le riveli troppo. E' il tuo imprinting, ma ricordati che ancora non sa niente delle leggende della tribù, dell'esistenza del branco e del fatto che suo padre sia un lupo. E... Sam, assicurati che non combini casini» nessuno di lui poteva sapere meglio a cosa mi stessi riferendo.
«Non permetterò che mia figlia subisca la stessa cosa che io ho fatto a sua madre» mi rispose infatti.
«Zio... le cicatrici di zia Emily... sei stato... tu?» gli chiese Sarah, con la voce tremante, e gli occhi lucidi. Lui annuì. Quella storia gli faceva ancora troppo male al cuore per poterne parlare. Sarah si avvicinò a Seth, che, in quel momento era uscito dal salotto verso l'ingresso, per essere rassicurata.
«Hai paura di me?» le chiese Sam, triste.
«No, zio. Non ho paura di te. E' che... ho paura... di quello che potrei fare io» ammise.
«Tesoro...» non potei parlare, fui interrotto da Seth.
«Jake, ti dispiace se porto fuori Sarah per un'oretta? Andiamo a fare una passeggiata alla spiaggia. - perché mi diceva dove andavano? - ti dico dove andiamo nel caso volessi cercarci» Guardai mia figlia seppellire il viso nella maglia di Seth, come potevo negarle un momento di serenità di cui aveva un disperato bisogno? Annuii, e loro si allontanarono dalla porta sul retro.
«Zio Sam, andiamo?»
«Ethan, aspetta un attimo fuori, devo parlare con lo zio»
«Ok, papà» disse, uscendo dalla porta principale.
«Sam, se non credi che sia il momento...»
«No, Jake. Ha ragione Ethan. Deve dirglielo e al più presto. Non voglio che la mia bambina soffra. E poi... io ero solo. Lui ha un branco pronto ad aiutarlo, no?»
«Grazie, Sam» gli dissi, abbracciandolo, per la seconda volta in un pomeriggio, quando forse ci eravamo scambiati due abbracci in dieci anni. Quando si era sposato e quando era nata Esther.
Gli aprii la porta, e sorrisi a Ethan.
«Vedi di fare il bravo!» dissi a mio figlio.
«Non posso sbagliare. Terry è il mio pensiero felice» mi rispose lui. Sam lo raggiunse e gli circondò le spalle.
«Andiamo, campione!» Li guardai camminare verso casa di Sam per un po', poi chiusi la porta e mi appoggiai ad essa con la schiena chiudendo gli occhi.
«Giornata dura, eh amore?» mi raggiunse la voce di Nessie, insieme alla sua mano che mi accarezzava il viso.
«Già» le risposi, tirandola verso di me per stringerla tra le mie braccia. Rimanemmo in quella posizione per qualche istante, quando la voce di mio padre interruppe quel momento.
«Ragazzi, non vorrei disturbarvi, ma siete sulla porta della mia camera, e vorrei andarmi a riposare, per un po'»
«Va bene, papà - gli dissi, sciogliendo l'abbraccio con Nessie e stringendo la sua mano - Se hai bisogno di noi, siamo in salotto, basta che lanci un urlo»
«Cercherò di non approfittare della tua disponibilità, figliolo»
Non appena avemmo lasciato libero il passaggio, si infilò in quella che era stata la mia stanza, e si chiuse dentro, lasciando me e Nessie finalmente soli.
«Ti va di riprendere quel discorsetto che ha interrotto Seth stamattina?» le sussurrai malizioso all'orecchio, scendendo poi con le labbra lungo la sua mandibola, fino a trovare la sua bocca, dove le nostre labbra si incontrarono nella perfezione di un bacio, che divenne sempre più passionale. Una delle mani di Nessie si era stretta ai capelli sulla mia nuca, l'altra si aggrappava alla mia spalla convulsamente, mentre il suo bacino si faceva sempre più vicino al mio, spinto anche dalle mie mani strette ai suoi glutei. Ci separammo dopo quello che mi era sembrata un'eternità per riprendere fiato, ansimanti e affaticati, per un solo bacio.
«Jake?» mi chiamò.
«Dimmi amore» risposi, continuando a tenerla stretta a me.
«Anche a me andrebbe riprendere il discorso di stamattina... ma con tuo padre nella stanza a fianco?» La lasciai andare di colpo.
La ristrutturazione della rimessa era ciò che di più urgente c'era fare.

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