Imprevisti (Pov Bella)

1.2K 74 3
                                    


Bella

Mi nauseavo.
Stavo con un ragazzo meraviglioso, buono, gentile, che mi aveva perdonata per il mio tradimento - anche se ne conosceva ancora solo una parte - e cosa facevo? Me ne stavo chiusa in bagno a piangere per quello che io avevo deciso di lasciare. Ero proprio un'idiota.
Edward aveva pienamente ragione quando diceva che non riusciva a leggermi perché il mio cervello aveva qualcosa che non andava.
«Bella, tesoro, vuoi parlarne?» mi chiese mio padre dall'altra parte della porta.
Stavo perdendo il mio tempo con Edward e questo, a suo parere, doveva essere significativo.
«Papà lasciami stare per due minuti, mi ricompongo ed esco» risposi, cercando di nascondere i miei sentimenti contrastanti con quella che doveva essere una voce tranquilla e sicura.
«Sei sicura?» mi sentii dire per tutta risposta.
Non sapevo fingere. Ero una scarsissima attrice. Punto. Soprattutto non potevo sperare di ingannare un poliziotto.
«Sì, papà, stai tranquillo» risposi continuando a mentire.
«Tesoro, Edward ha detto che aveva da fare ed è tornato a casa dopo aver ricevuto una telefonata. Quindi se vuoi continuare a stare lì...»
Si interruppe perché in quel momento aprii la porta e gli saltai al collo. Non era abituato alle manifestazioni d'affetto, soprattutto da parte mia, ma capiva che c'era qualcosa che non andava. Soprattutto non avrebbe fatto domande fin quando non avessi deciso di parlargliene. Ci sedemmo insieme sul divano, dove rimasi accoccolata tra le sue braccia per più di un'ora, piangendo e singhiozzando. Sapevo che gli stavo spezzando il cuore. Sapevo di avergli promesso che sarei stata felice con Edward. Ma in quel momento Edward era l'ultima persona a cui andavano i miei pensieri. Jake aveva deciso... no, aveva stabilito che non saremmo più potuti essere amici. Beh, in realtà quello l'avevo stabilito io parecchio tempo prima, anche se avevo cercato di far finta di nulla.
«Bella vuoi parlarne?» mi chiese Charlie, che per un'ora era rimasto lì ad accarezzarmi la schiena e i capelli come se fossi una bambina piccola, come avevo sognato che facesse quando ero piccola.
Perché inevitabilmente una bambina piccola ha bisogno del suo papà, del suo supereroe preferito. E lui non era lì con me. Ma c'era in quel momento, perciò... perché non approfittarne, anche se non avevo più cinque anni e non era facile confessargli perché piangevo in quel modo?
«Bella mi stai facendo preoccupare - mi disse - se avessi saputo che il biglietto di Jacob ti avrebbe fatto quest'effetto non te l'avrei mai dato»
Se anche non avessi mai avuto motivo per dire che adoravo mio padre, l'avrei fatto in quel momento. Aveva capito tutto, senza bisogno che gli dicessi nulla.
«Papà, cosa sai di quel biglietto?» chiesi.
«Solo quello che ti ho detto prima di dartelo. Che Jacob aveva pianto mentre lo scriveva e continuava a piangere mentre me lo tendeva senza guardarmi negli occhi. E' fuggito di casa senza neanche salutare».
Stupido Jake. Pensare che mio padre non si sarebbe accorto che piangeva era proprio folle. Tipico di lui.
«Jake non vuole più essere mio amico» risposi, sentendomi veramente una bambina di quattro anni abbracciata al suo supereroe preferito.
«E tu ti arrendi così? - mi disse lui - Mi deludi Bells. Ti ho sempre vista come una ragazza combattiva, non ti sei mai arresa di fronte a qualcosa che non ti andava bene. Che succede ora?»
Povero Charlie. Non sapeva che quello che volevo io avrebbe fatto male a tanti. Edward per dirne uno. Jacob. E me stessa. Sapevo che questa mia indecisione stava facendo male a tante persone, ma non volevo che gli altri prendessero le mie decisioni per me. Non l'avevo mai sopportato quando ero piccola, perché mai avrei dovuto sopportarlo in quel momento? Mio padre aveva pienamente ragione. Dovevo prendere quello che era mio. Il mio amico Jacob. Mi ritrassi da Charlie e mi asciugai le lacrime con il dorso della mano. Lo guardai negli occhi.
«Hai ragione, papà. Se andassi alla riserva ora...»
«Nessun problema - mi rispose sorridendo e porgendomi le chiavi del pick up - l'importante è che mi chiami appena arrivi da Billy»
Andai in bagno a sciacquarmi la faccia, salii in camera per prendere una giacca - sebbene fosse la fine di aprile era ancora piuttosto freddo - e mi precipitai nel pick up. Spinsi il pedale dell'acceleratore fino a raggiungere la velocità massima consentita dal mio mezzo. Sorrisi al ricordo di Jacob che mi diceva "hai mai provato a spingerlo oltre i novanta chilometri orari? Bene non provarci mai". Impiegai circa un quarto d'ora per arrivare alla riserva e quando fermai la macchina davanti alla casa di Jake all'improvviso non sentivo più tutto quel coraggio che avevo fino a poco prima. Il fatto che sulla porta mi aspettasse Billy non era di nessun aiuto.
«Che ci fai qui?» mi chiese bruscamente.
«Voglio vedere Jacob» risposi altrettanto bruscamente.
Non mi piaceva trattare così il migliore amico di mio padre, ma me lo rendeva inevitabile. Non mi piaceva neanche essere trattata come una stupida da lui.
«Non è in casa» mi disse.
«Aspetterò»
«Fai come vuoi»
Con questo rientrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle.
Mi accoccolai sul sedile, iniziando a leggere il romanzo che mi ero portata dietro, certa che non sarebbe stato facile arrivare a Jacob. Trasalii quando qualcuno bussò al finestrino. Quil. Mi rasserenai subito. Scesi dal pick up.
«Che ci fai qui, Bella?» mi chiese Quil.
«Voglio vedere Jacob» risposi per la seconda volta quella sera.
«Non ti sembra di avergli fatto abbastanza male? - mi chiese, tirando fuori tutta la lealtà che aveva verso Jake fin da prima della trasformazione - Bella vattene, non gli farà bene vederti»
«Mi deve dire in faccia che non vuole essere più mio amico» risposi io, decisa a non dargliela vinta.
«Fai come ti pare» mi rispose lui.
Per la seconda volta, quella sera mi era stato consigliato di andarmene. Per la seconda volta, quella sera avevo deciso di aspettare. Mi chiusi di nuovo dentro il pick up, e lì mi addormentai.

Broken Hearts Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora