CAPITOLO 9: DELUSIONI

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ALICE

Sono sul treno che mi sta riportando a Roma, avevo acquistato il biglietto la scorsa settimana, quando avevo deciso di prendere le ferie, ne avevo trovato uno a buon prezzo, ma era ad un orario quasi improponibile, infatti arriverò nella capitale alle ventitrè. Claudio non lo sa, voglio fargli una sorpresa, gliela farò davvero quando gli dirò del bambino, non me ne importa di come reagirà, devo farlo. Questo potrebbe essere il Natale più bello della mia vita, ma potrebbe anche essere il contrario.

Mi sono appisolata ma non dormo, guardo la sera invernale dai finestrini appannati e faccio disegnini sul vapore come quando ero ragazzina e, tornando dal liceo, li facevo pensando al grande amore che avrei incontrato. Invece mi ritrovo a pensare che probabilmente non indosserò mai l'abito bianco e, se davvero il mio principe azzurro dovesse essere Claudio, dovrò ammettere che di azzurro ha solo gli occhi, quei fari che mi inebriano ogni volta che li incontro e mi fanno dimenticare chi sono e quelle che sono sempre state le mie priorità. Sorrido e una vecchietta accanto a me mi guarda.

"Signorina, è felice? – mi domanda – Sta tornando dal fidanzato per Natale?".

"Più o meno!" le sorrido mentre realizzo che non ho alcuna intenzione di intavolare una conversazione. Vorrei essere già a Roma e aver detto a Claudio di nostro figlio. Appoggio sulle ginocchia il libro che facevo finta di leggere.

"Eh, bei tempi quelli della mia giovinezza! – continua con una punta di orgoglio nello sguardo – Come stavamo bene insieme!".

"E' stata una bella storia d'amore la sua?" chiedo all'improvviso scoprendo di aver voglia di ascoltare la nonnina che narra la sua vita, fosse solo per distrarmi un po' ed ingannare l'attesa.

"Oh sì! – le si illuminano gli occhi di un azzurro profondo – Io e lui non avevamo bisogno di parole! Bastava un solo sguardo e ci capivamo!".

"Dev'essere un'esperienza bellissima avere accanto una persona che ci comprende senza bisogno di parole!" commento.

"Già!" noto una certa tristezza nelle sue parole.

La guardo e involontariamente le poso una mano sulle sue, magre e rugose, che tiene appoggiate sulle ginocchia.

"Continui!" la invito.

"Oh! – cerca di concludere – Non c'è niente da aggiungere!"

"Perché?" mi incuriosisco.

"Vede, signorina! – pare amareggiata – Certe volte la vita si prende gioco di noi e ci gioca brutti scherzi!".

"Che significa?" incalzo.

"Vuole proprio saperlo? – tenta di farmi desistere – Non è una bella storia e lei ora mi sembra così felice! Ci scommetto che non vede l'ora di riabbracciare il suo fidanzato! Presto si dimenticherà di me e dei racconti di una vecchia stanca e rassegnata!".

"Signora, la prego! – insisto – Racconti ancora!".

"Che cosa vuole che le dica, signorina?" alza le spalle.

"Alice! – la invito – Mi chiami Alice e mi dia del tu! Lei, invece come si chiama?".

"Lucia! – risponde – E a questo punto, Alice, bando ai convenevoli e diamoci del tu!".

Ci guardiamo e sorridiamo.

"Allora, Alice! – va avanti l'anziana signora – Vuoi davvero rattristare il tuo bel rientro con le storie tristi di questa vecchia?".

Annuisco.

"La mia è la classica storia della ragazza che, per una sbadataggine rimane incinta! – mi informa – Io ero una studentessa di lettere antiche e volevo fare l'archeologa e lui un avvocato in carriera!".

AA&CC... LA CHIAVE DEL TUO CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora