CAPITOLO 33: INCUBO

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CLAUDIO

E' già passata una settimana da quella brutta notte e Alice ancora non si riprende. E' apatica e spenta. Si è buttata a capofitto sul lavoro, stiamo lavorando da casa mia. Meno male che Liam l'ha convinta a trasferirsi da me per un po', non so cosa le abbia detto; all'ennesima mia richiesta aveva rifiutato ma, dopo che quell'uomo le ha parlato, ha cambiato idea, ha preso dei vestiti per lei e per Claudia e ha anche acconsentito a non andare in Istituto per un po'. Quei criminali ancora non sono stati presi e, nonostante Larry Norton, il poliziotto amico di Alice, stia facendo terra bruciata attorno a loro, quei delinquenti sono ancora a piede libero. Anche se li catturassero, non si potrebbe fare molto senza la denuncia di Alice. Gabriele, Ryan ed io abbiamo sporto querela raccontando quello che abbiamo visto quando siamo entrati nell'appartamento di Alice, lei non ha voluto esporre Claudia e perciò non ha permesso che dicesse quello che ha visto e sentito. Io ho riferito della telefonata di mia figlia, ma Larry sostiene che se Alice non denuncia le minacce e i maltrattamenti precedenti a quella sera e non racconta che è stata picchiata, quello scellerato di Matthew e il suo complice se la caveranno con poco.

In questo momento stiamo lavorando al progetto che dovrebbe vedere il nostro Istituto tutor di quello di Roma, abbiamo tutto pronto, più tardi incontreremo in video chiamata i finanziatori ma, già quella sera della cena e anche durante questa settimana, ci hanno fatto sapere che il progetto che passerà sarà il nostro.

Alice ci teneva tanto, per lei tornare in Italia, anche se non definitivamente, significa prendersi una rivincita su tutti quelli che l'avevano considerata un'incapace o, tuttalpiù, una mediocre. Adesso, invece, pare che il suo entusiasmo sia svanito nel nulla, dice di essere felicissima, ma le manca quel qualcosa in più che l'ha sempre resa speciale e appassionata.

Subito dopo pranzo, mentre Alice ed io stiamo rassettando la cucina, si avvicina Claudia.

"Papà! – mi chiama titubante – Posso chiederti una cosa?".

"Certo, piccolina! – le accarezzo i capelli – Chiedi tutto ciò che vuoi!".

"Lo so che tu e la mamma dovete lavorare!" inizia incerta.

Allora la invito a proseguire.

"Sai! – è sempre insicura – Mi piacerebbe se tu e la mamma, quando avete finito, mi portereste al parco!".

"Claudia! – la interrompe furiosa Alice – Non incominciare! Io non ci casco, non riprovarci! Non puoi pretendere certe cose quando dobbiamo dedicarci ai nostri impegni!".

Claudia si ammutolisce e Alice corre nella sua stanza.

"Papà! – scoppia in lacrime la piccola – Ma che cosa ho detto? Era solo una domanda! Se non è possibile, non fa nulla!".

"Ascolta, amore! – mi accovaccio per arrivare alla sua altezza – La mamma, in questi giorni, è ancora molto scossa...!".

"Per le botte che le ha dato Matthew?" si fa pensierosa.

Annuisco.

"Dobbiamo capirla se, a volte, ha delle reazioni esagerate!" le spiego.

"Va bene! – acconsente – Però, papino, noi possiamo aiutarla!".

"E come?" sono curioso.

"Dobbiamo organizzare per lei qualcosa di speciale! – propone – Una cosa che le faccia dimenticare quei due cattivoni!".

"D'accordo! – approvo – Stasera, dopo che la mamma si sarà addormentata organizzeremo la nostra sorpresa!".

Nostra figlia comincia a saltellare per tutto il salone, dimenticando quello che Alice le ha urlato poco prima. Mentre lei torna a giocare, mi dirigo verso la stanza di Alice e busso con delicatezza.

AA&CC... LA CHIAVE DEL TUO CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora