CAPITOLO 19: DOMANDE

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DIVERSI MESI DOPO

CLAUDIO

Oramai mi sono ben integrato in questo nuovo modo di lavorare e in questa nuova vita. Con Alice si è stabilito un rapporto di tacita intesa, lavoriamo bene insieme, come un tempo, siamo alleati, complici, battibecchiamo spesso, abbiamo insomma ritrovato un po' di serenità. Basta però non toccare certi tasti! Infatti, quando provo a far valere le mie ragioni, quando tento di dirle che quella sera con Simona non c'è stato nulla, che ha fatto tutto lei, diventa furibonda.

Con Claudia, invece, ho stabilito un bel rapporto, quella bambina è geniale, ha iniziato la elementary school, ma anche lì si annoia. Le insegnanti hanno consigliato ad Alice di iscriverla in una scuola per bambini iperdotati e, stranamente, mi ha domandato se ero d'accordo. Le ho consigliato, innanzitutto, di far valutare il livello intellettivo della piccola che, è evidente, dimostra una grande abilità, rispetto ai suoi coetanei, nel cogliere i dettagli, nel dare senso alle cose e nell'arrivare a conclusioni e teorie decisamente fuori dalla norma.

Oramai la peste si è intestardita che il pomeriggio deve venire a fare i compiti che le assegnano in Istituto, nonostante abbia compiuto solo cinque anni ad agosto, non impiega molto ad eseguirli. Nel giro di un quarto d'ora si leva l'incombenza e corre subito da me.

"Claudio! – proprio ora si affaccia alla porta del mio ufficio – Posso entrare? Anche se devi lavorare, non ti darò fastidio! Basta che mi dai uno dei tuoi libri, in modo che io possa leggerlo e imparare qualcosa!".

Il discorso non fa una piega, la cosa strana è che a pronunciarlo è una bambina di appena cinque anni.

La guardo mentre si accomoda sulla sedia di fronte alla mia scrivania, questa bambina ha qualcosa di familiare, a parte gli occhi del mio stesso colore, mi stupisce quando alza il sopracciglio come spesso faccio io. Da giorni mi frulla per la testa un pensiero, ho fatto diverse volte i conti e sono giunto alla conclusione che forse Claudia potrebbe essere mia figlia. Ma perché Alice non avrebbe dovuto dirmelo? E' un tarlo che mi sta tormentando e mi domando se debba continuare a fingere che questo dubbio non mi sia mai venuto oppure parlarne con Alice.

"Oh, Claudio! – mi risveglia la piccola dalle mie elucubrazioni – Hai capito cosa ti ho detto? Perché ti sei imbambolato? E' successo qualcosa che non so!".

"No, no! Tranquilla! – le rispondo – Vieni pure!".

"Hai fatto i compiti?" le chiedo tornando alla realtà.

"Secondo te, mamma mi avrebbe permesso di venire qui se non li avessi terminati tutti!" esclama.

"Hai ragione!" convengo un po' confuso.

"Claudiooo! – mi urla la bambina – Ma ti sei rimbecillito!".

Non fa in tempo a continuare che si apre la porta e come una furia entra Alice.

"Claudia! – apostrofa la figlia – Quante volte ti devo dire che non devi rivolgerti a Claudio in questo modo! E nemmeno ad altri adulti!".

"Stavi origliando?" rido sotto i baffi e la piccola fa altrettanto.

"Non vi azzardate a prendermi in giro! – si risente Alice – Altrimenti...!".

Ma non finisce di parlare che tutti e due scoppiamo a ridere.

"Altrimenti?" mi piego in due e Claudia mi imita.

"Andate a..." sta per pronunciare una parolaccia ma sono più veloce.

"Dove? A far merenda, vero?" la interrompo.

"Sì! Sì!" si arrende.

"Claudio, mi porti al bar? – approfitta la bambina – Ho voglia di una bella ciambella zuccherata e di una cioccolata con tanta panna!".

AA&CC... LA CHIAVE DEL TUO CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora