CAPITOLO 12: CONFESSIONI

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ALICE

Siamo oramai a gennaio inoltrato, questo piccolo esserino che cresce in me mi causa diverse volte la nausea e spesso corro in bagno, ne esco con gli occhi rossi non solo per il vomito ma anche e soprattutto per i pianti che seguono i conati. Non posso fare a meno di immaginare Claudio accanto a me a sostenermi, a spostarmi i capelli sudati dietro l'orecchio e a dirmi che va tutto bene. Invece ogni cosa sta andando a scatafascio, ci sono giorni in cui, nonostante Gabriele cerchi di starmi vicino il più possibile, non riesco ad uscire da una sorta di angoscia che si impossessa di me fin dal primo mattino, mi fa stringere la gola e il cuore, mi porta in un mondo parallelo in cui realtà e fantasia si fondono facendomi presentare agli altri un misto tra uno zombie e un'umana che non ha nulla da spartire né con l'una né con l'altra specie. L'unico a salvarmi è il lavoro. Oramai il nostro progetto volge al termine, come sempre la Wally ha esagerato, non era affatto vero che ci sarebbe voluto un anno per portarlo a termine, in effetti ci abbiamo messo un po' meno rispetto ai tempi stabiliti ma, tra le pressioni dei capoccioni dell'ONU, tra il fatto che questa ricerca che ci ha preso molto, stiamo per terminare con largo anticipo.

E' una di quelle mattine in cui non mi sento né Alice Allevi né la sua ombra, sto lavorando alacremente, quando avverto un moto allo stomaco e devo correre in bagno, rimetto pure l'anima e ho come l'impressione che questo semino voglia parlarmi.

"Mammina! – odo alle mie spalle – Non agitarti!".

E' Gabriele, si è accorto che qualcosa non andava e mi ha seguito. Scoppio in un pianto dirotto e gli getto le braccia al collo.

"Alice! Alice mia!" mi accarezza dolcemente i capelli fradici e me ne sposta una ciocca dietro l'orecchio. Questo gesto, che lui compie con tutta la comprensione e la solidarietà che mi rivolge ogni volta che sto male, mi fa ricominciare a singhiozzare perché inevitabilmente mi ricorda lui e la nostra storia andata a rotoli a causa della sua stupidità.

"Piccola, che c'è? – domanda premuroso – Oggi sei più triste del solito! Non puoi andare avanti così, anche la tua ginecologa ha detto che tutta quest'ansia non fa bene né a te né al bambino!".

"Lo so, Gabri! – ammetto tra le lacrime che ancora sgorgano copiose – Ma cosa devo fare per togliermi dalla mente quel coglione?".

"Alice! – è piuttosto serio – Hai mai pensato di concorrere per uno di quei dieci posti di dottorato a Washington?".

"Gabriele, ma sei per caso diventato scemo? – reagisco – Mi ci vedi in un mondo così lontano a parlare inglese, lingua che tra l'altro biascico appena, lontano da tutti i miei affetti?".

"E da lui!" commenta sarcastico.

"Beh! – faccio finta di non raccogliere la provocazione – Fosse per quello potrei andare anche in un'isola deserta tra gli indios non civilizzati!".

Ridiamo insieme.

"Alice, non sto scherzando! – si fa di nuovo serio – Tu dici sempre che vuoi dimenticarlo, ma fai in modo che i tuoi amici a Roma ti parlino di lui! Andare il più lontano possibile potrebbe essere un modo per rifarti una vita, oltre che per progredire nella carriera!".

"Hai ragione, come sempre! – convengo – Ma non me la sento di trovarmi sola in un Paese straniero a crescere un figlio che ora non ci dovrebbe essere!".

"Ma cosa dici, amica mia? – si scandalizza – Forse dovevi pensarci un po' prima ad abortire se non te la sentivi di portare avanti la gravidanza!".

"Ma che hai capito, Gabri? – mi altero – Desidero questo esserino come niente altro al mondo, però...".

"Però vorresti accanto a te suo padre!" conclude lui per me.

"Non posso farci nulla se, nonostante abbia cancellato il suo numero, è sempre nei miei pensieri! – spiego – Comunque la realtà dei fatti è che mi ha tradito e io non voglio più saperne di lui!".

AA&CC... LA CHIAVE DEL TUO CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora