CAPITOLO 22: UN BRUTTO INCIDENTE

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CLAUDIO:

E' domenica, il giorno dopo la cena con Claudia, quella in cui la piccola ha detto chiaramente che soffre perchè non sa chi è suo padre. Sono in Istituto, Alice ed io dobbiamo lavorare. Bisogna preparare molto materiale perchè domani arriveranno i medici italiani che dovranno specializzarsi nella tecnica virtopsy. Rivedrò Simona, la cosa non mi preoccupa perchè non ho provato mai nulla per lei, non mi attraeva nemmeno fisicamente, troppo volgare. Invece sono agitato perchè sono certo che Alice ne farà una tragedia e sicuramente non lavoreremo con serenità. Quell'armonia e quella complicità che si erano di nuovo venute a creare fra noi verranno messe a dura prova. Per adesso, però, tali questioni non mi spaventano, sono invece allarmato per la reazione che ha avuto Claudia quando le ho detto che, anche se non ha un padre, sono tante le persone che le vogliono bene. Voglio parlare con Alice, convincerla che, con le dovute precauzioni, con calma, potremmo spiegare alla piccola che sono suo padre. Ma prima dovrei farlo ammettere a lei che si rifiuta di dirmi la verità. Sono oramai certo che Claudia sia figlia mia, lo capisco da come ci somigliamo, non solo fisicamente ma anche nel carattere, è testarda e risoluta, come ero io da ragazzo, riesce ad ottenere ciò che vuole, a qualsiasi costo.

Aspetto da mezz'ora e Alice non arriva, mi sembra di rivivere i vecchi tempi, quando era una ritardataria cronica, mi viene da sorridere se penso a tutte le volte che l'ho rimproverata, ma anche a come l'ho difesa a spada tratta quando Valeria voleva a tutti i costi far valere la sua tesi, considerandola inaffidabile e poco professionale. Adesso, invece, è diventata una donna in carriera, precisa, meticolosa, dedita al lavoro. Forse dovrei chiamarla per vedere cosa è successo, dato che oramai è arrivata a tre quarti d'ora di ritardo. Non faccio in tempo a prendere il cellulare che inizia a squillare, visualizzo il suo numero e rispondo subito!

"Claudio, corri! - è agitatissima – Ti prego, corri!".

"Stai calma! - le intimo – E' successo qualcosa?"

"Ti prego, non perderti in chiacchiere! - implora – Claudia...! la voce le si spegne in gola e scoppia in singhiozzi.

"Cosa è successo a Claudia? - mi allarmo – Alice, per favore, spiegati!".

"Mi stavo preparando e...!" piange ancora.

"Alice! - urlo – Cerca di ragionare e spiegati!".

"E' caduta e ha sbattuto la testa allo spigolo del camino! - biascica – Non riesco a rianimarla!".

"Porca putt...! - sto per dire – Ma... sei un medico, Alice, insisti! Io arrivo il prima possibile!".

"L'ambulanza ancora non arriva! - sospira – Io non so che altro fare! Non ci riesco, sono nel pallone! Sono disperata!".

"Ma quel damerino che ti sei messa accanto...! - inveisco – Non è un cazzo di medico anche lui? Posso capire te che sei la madre ma lui...!".

Sbatto il telefono sul tavolo e mi precipito a casa di Alice.

C'è il traffico della domenica, quello della gente che esce per staccare da una settimana di lavoro, arrivo quando stanno caricando la piccola sull'ambulanza e Alice e Gabriele stanno per salire. Con uno strattone, allontano quel figurino e salgo con Alice.

E' distrutta, il viso affranto, il respiro irregolare, singhiozza.

"Alice! - le prendo una mano – Stai calma, vedrai si riprenderà presto!".

Non credo nemmeno io alle mie parole e lei se ne accorge.

"E' tutta colpa mia! - si dispera – E' tutta colpa mia!".

"Ma cosa dici? Smettila!" alzo il tono di voce.

"Sì! - continua a piangere – Le avevo detto che l'avrei portata al parco questa domenica, ma me ne ero completamente dimenticata!".

AA&CC... LA CHIAVE DEL TUO CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora