Salto nel vuoto

10 0 0
                                    

"Prendi le tue cose, dobbiamo scappare" tagliò corto Hal serrando la porta con una sedia.

Presi lo zaino dal piano della scrivania, dove lo avevo lasciato, e la mappa che Marika mi aveva offerto il giorno prima. Cercai di capire come fuggire seguendo le linee dei corridoi: Dedalo aveva lo scopo di confondere e presa dal panico non riuscii a capire nemmeno come mettere la mappa. Hal me la prese dalle mani spingendomi verso una parete della stanza.
"Dove stiamo andando?!" Lo vidi tastare la parete e come nei migliori film di agenti segreti, un blocco di cemento si iniziò ad aprire lentamente, permettendoci l'accesso.
Lui la richiuse subito e si voltò verso di me.
"Riesci a fermarli?" Mi chiese con fare titubante. La sua calma non mi infondeva tranquillità, quella che mi serviva per visualizzare il volto di una donna fuori dalla porta della camera, pronta a forzarla ma ci riuscii comunque.
La fermai insieme al compagno che aveva appena svoltato dal corridoio alla mia destra.
Poi inaspettatamente, ebbi una vertigine.
Clover, fidati di me, unite saremo più forti.
La sentii parlarmi in testa e ne fui terrorizzata. Morsi il labbro e quasi piansi dal dolore che mi ci volle per tornare alla realtà.
Lei era dentro di me, e voleva uscire fuori.
"Sono fuori dalla porta, scappiamo." Dissi iniziando a camminare. Dovevo metabolizzare la situazione.
Lei aveva occupato una parte della mia mente e voleva la facessi uscire. Questo equivaleva però a dire che finché non lo avessi permesso io stessa, lei sarebbe rimasta in gabbia.
Hal non doveva saperlo.
"Andiamo, usciremo seguendo questo corridoio, sotto la galleria dell'ascensore." Disse lui sorpassandomi e aumentando il passo, tanto che iniziai a correre per stargli dietro.
"Chi può avergli detto che siamo qui?"
"Non lo so, devono averlo scoperto. I miei amici non possono averci tradito." Tagliò corto lui.
"Apri gli occhi, qualcuno lo ha fatto comunque. Dobbiamo capire chi è stato. E perché."
"Smettila, ti stai sbagliando" non gli risposi ma inizia a pensare al probabile colpevole.
Stefan fu il primo dei miei sospetti: ai miei occhi risultava schivo e silenzioso, con lo sguardo sempre puntato su di me, come a studiare i miei movimenti. Avrebbe potuto certo farli entrare più di soppiatto, se ci avevano traditi, avevano anche commesso un errore da principianti provocando tutta quella deflagrazione.

Giungemmo al corridoio dopo pochi minuti e un altro boato scosse la struttura.
"Dedalo ci sta difendendo"
"Di che dosa stai parlando?" Strabuzzai gli occhi alla curiosa affermazione.
"Oltre a confondere, blocca qualsiasi intruso. Era preparato a te ma non a chiunque."
La possibilità di un tradimento era più che mai concreta ma avevo bisogno di più informazioni. Così, mentre proseguivamo l'ampio tunnel accostati alla parete, cercando di non farci vedere o sentire, chiesi sottovoce ad Hal:
"Chi si occupa di programmare Dedalo?"
"Solo Peter riesce a capire queste cose e solo io e lui sapevamo del meccanismo. A che cosa stai pensando?" Chiede lui senza guardarmi ma comprendendo della mia indagine dal tono della voce.
"Che sicuramente te e Peter non li avete fatto entrare." Affermai decisa. Lui non mi rispose ma si blocco poiché eravamo arrivati al termine della parete. Allora si voltò e mi guardò negli occhi portando l'indice alla bocca in segno di fare silenzio.
Sentimmo dei passi provenire dalla nostra destra ma di nuovo l'illusione di Dedalo ci stava confondendo. Hal mi prese per mano e attraversando l'incrocio sotterraneo, mi condusse in un intercapedine nel muro. Li aprì una botola sotterranea entrando svelto insieme a me.
"Fermi!"
"SCAPPA CLO" mi gridò Hal ancora fuori mentre si nascondeva e sparava a qualcuno lì sopra.
Di nuovo una vertigine mi colpì e una voce parlò nella mia testa.
Io posso aiutarlo, basta farmi uscire.
Un urlo fortissimo, il mio, sovrastò il suono dei proiettili che di colpo si fermarono: fu l'unico modo per far scomparire l'indistinta sagoma femminile di cui non riconoscevo i particolari, come fosse stata controluce ma viva davanti ai miei occhi.
Un gelo orribile avvampò in me ardendo forte.
Nel giro di un secondo scomparve ma con lei il tempo si bloccò. Mi affrettai a tirare giù Hal con me e chiudere la botola per poi farlo tornare in sincronia.
Bloccarla era stato così difficile che mi provocò l'emicrania: una parte di me aveva desiderato per un attimo il suo aiuto.
"Ma che hai fatto?!" mi disse riprendendo fiato mentre si asciugava la fronte non sapendo della mia enorme fatica per tenermi in piedi.
Con gli occhi aperti.
E non sentire quel fischio continuo nelle orecchie che mi provocò alla fine un piccolo svenimento.

Quando mi tornarono i sensi, mi accorsi di essere in braccio ad Hal, che mi aveva evidentemente preso sulla schiena per continuare a camminare in cerca della salvezza .
"Puoi farmi scendere" dissi facendo capolino con la testa dalla sua spalla sinistra.
"Sarà meglio, russi anche da svenuta" mi rispose non lasciando andare però la presa.
"Vorrei perdere di nuovo i sensi per non sentirti." Lo punzecchiai muovendo appena le gambe come una bambina.
"Basta chiederlo, ci penso io" gli diedi un calcetto leggero e scoppiammo a ridere, sottraendoci per un attimo alla morsa della paura causata dalla fuga.
Scesi dalle spalle di Hal perdendo diversi centimetri di visuale dati dalla differenza tra altezze.
"Qual è il piano adesso?" Domandai mentre proseguivamo dell'ennesimo tunnel.
Dedalo ci aveva permesso di fuggire ma non sapevamo delle condizioni della struttura e dei nostri compagni.
"Continuiamo io e te da soli. Non possiamo contattare gli altri e forse è meglio così" affermò arreso Hal.
Gli strinsi il braccio per farlo rallentare e forse aiutarlo a sfogarsi: "A cosa stai pensando?"
"Forse hai ragione ma pensare che anni a prepararci insieme sono stati..io..mi fido solo di persone sbagliate."
"Tu ti fideresti di te stesso?" Hal mi guardò sospettoso e dopo aver riflettuto un attimo rispose con un cenno di assenso del capo.
"Quindi credi di essere sempre coerente a te stesso?"
"Certo, te no?"
Non risposi, non potevo ammettere la mia insicurezza e meno che mai riuscivo a spiegarla a parole.
"Se ti fidi di te stesso, con chi hai legato meno?" Chiesi in parte indagando, in parte mettendolo alla prova sulle sue convinzioni.
"Nessuno, ma se proprio devo dire Marika."
"Ma è così carina, io pensavo Stefan, non mi convince" risposi accendendo il dibattito.
"Sono entrambi ipotetici nemici. Adesso pensiamo solo a metterci in salvo, proseguiremo sott'acqua." Risi pensando fosse una metafora divertente, ma Hal non stava scherzando.
"Questo posto ha davvero tutto Clo, eravamo preparati a diversi percorsi per raggiungere altri luoghi. Arriveremo sotto il lago e continueremo con un piccolo sottomarino."
Mi si bloccò il respiro, avrei rivisto un lago, e lo avrei affrontato nell'abisso delle sue acque. Era paradossale come dall'avermi quasi ucciso ora dovesse divenire la mia via di fuga, tanto ossimorico che la mia testa comando ai muscoli di bloccarsi e al cuore di battere all'impazzata: ero più spaventata dall'acqua che non da quei pazzi omicida al piano di sopra.
Non volevo Hal sapesse dell'incidente, così attaccai con le mie solite battute.
"Mi sento come Robin insieme a Batman. Siamo appena usciti dalla Batcaverna per prendere un sottomarino! Alexander è Joker!" Dissi esaltata. La curiosità era parte di me e intraprendere quel viaggio di certo l'aveva accresciuta. Scoppiavo di energia mentre mille pensieri mi schizzavano in testa.
"Datti una calmata, non hai tre anni" osservò Hal sorridendo però sotto i baffi.
Non feci in tempo a ribattere che ci trovammo davanti ad una struttura tondeggiante, quando fosse un'enorme pillola di metallo e vetro. Galleggiava come una boa nella completa oscurità, illuminata internamente solo da una piccola lampadina gialla e impolverata.
Scendemmo nel silenzio più totale, tesi come due corde di violino e pensando solo a metterci al sicuro.
Le gambe mi tremavano così tanto che dovetti afferrare il braccio di Hal per non cadere al secondo gradino, mentre lui aveva notato la mia ansia ma non aveva chiesto nulla.
Non potevo fare storie, dovevo salire e resistere, però la mia mente continuava a proiettare immagini claustrofobiche, vedevo l'acqua che saliva di livello fino ad entrarmi in gola e non riuscii più a camminare.
"Cosa succede?". Chiese lui osservando il mio viso madido di sudore ed estremamente pallido.
"Non riesco" sussurrai con voce strozzata.
"Che sei paralizzata?" Continuò pensieroso avvicinandosi a me, immobile sulla scaletta e con le mani ancorate alle piccole ringhiere in metallo.
"No eccomi." Respirai facendomi forza, cercai di controllare il ritmo dell'aria che entrava ed usciva dai miei polmoni e riuscii così a scendere fino all'abitacolo del piccolo sommergibile.
Hal premette un bottone, accendendo una costellazione di pulsanti e leve colorati. Iniziò a smanettare davanti a se e mentre ci immergevamo alzai lo sguardo per notare con mio grande stupore che Marika ara appena comparsa dal tunnel fermandosi sul bordo del terreno prima di cadere in acqua. Poggiata alla ginocchia respirava affannosamente mentre ci guardava immergere all'interno della cava.
"Hal, c'è Marika in superficie. Aiutiamola a scappare" Proposi troppo titubante.
"Sai anche te non è una buona idea" mi rispose mentre si spostavamo sott'acqua.
Ci allontanammo da lei, da Dedalo e dall'attacco mentre il mio malessere continuava a lievitare come un impasto. Sentivo che non avrei retto questa volta, sarei crollata sotto la pressione degli abissi.

The Key  (h.s)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora