Pillola

10 0 0
                                    

I fari della Pillola marina illuminavano uno spazio davvero circoscritto, e al di là di piccoli pesci fluorescenti, la vista era davvero poco variegata.
Il peso nel petto stringeva sempre di più impedendomi di respirare normalmente: più guardavo l'acqua, più la sentivo in bocca, soffocarmi. Non potevo schiudere le labbra per parlare o le avrei permesso di soffocarmi ma non aprire la bocca mi stava impedendo di respirare. Il petto accelero notevolmente e senza che dicessi nulla Hal posizioni una mano sulla mia, catturando la mia attenzione.
"Di che cosa hai paura, siamo al sicuro."
"Hal non riesco a respirare qua sotto." Furono le uniche parole che riuscii a pronunciare mentre tentavo di allargare il collo della maglietta, come se fosse stato quello il responsabile del mio malessere.
"Ei ei, ascolta me. Segui i miei respiri." Inizio così una scena surreale, nella quale Hal mi calmava aiutandomi a controllare i respiri solo attraverso la guida della sua voce. Aprivo e chiudevo gli occhi, incrociando di volta in volta i suoi smeraldi sicuri a sostenermi. Mi affidai completamente e con mio grande stupore riuscii ad evitare un attacco di panico.
Dopo qualche minuto ero tornata in me, sempre appesantita dal nostro viaggio nel lago ma decisamente più leggera di prima.
"Stai bene ora?" Chiese lui estremamente serio.
"Si, sto meglio grazie." Risposi strofinando il viso come per svegliarmi.
"Che ti ha spaventata così tanto? È sempre per la storia dell'incidente?"
"Non voglio parlarne Hal." Tagliai corto io. Lui mi fissò deluso, poiché evidentemente voleva sapere cosa mi fosse accaduto ma oltre a sospirare pesantemente non domando oltre.
Dopo qualche secondo inizio però un nuovo interrogatorio.
"Mi spieghi cosa è successo prima?" Chiede Hal.
"Aspetta..quando?"
Si girò verso di me guardandomi tra il torvo e il sorpreso. "Hai strillato e quando mi sono svegliato ero sotto la botola. Come hai fatto?"
"Mi sono spaventata." Risposi sincera "e ho strillato istintivamente, il resto è venuto da sé."
"Sei una mina vagante."
"Possibile." Risposi stringendo le spalle.
"Dobbiamo trovare un modo per controllare i tuoi poteri."
"Lo sto cercando anche io."
Restammo in silenzio qualche attimo, poi Hal pronunciò una domanda che mi sorprese data tutta la sua scontrosità sull'argomento.
"Perché mi hai chiesto di lei?" non dovette aggiungere altro, capii al volo a chi si riferisse.
"Io..beh..ho dei sogni in cui la vedo."
"Lei ti ha mandato qui." Parlò dando voce ai miei pensieri.
"È impossibile. Non è Dio." Risposi cercando di non mostrare la mia paura.
"Forse pensa di esserlo" sussurrò amareggiato.
Il ruolo di questa donna mi spaventava: il suo potere su di me sembrava dimostrarsi superiori di quanto credessi, ad ogni informazione che acquisivo in più.
"Quale è il prossimo passo?"
"Detroit, rischiamo di trovarli anche lì ma spero non inizino una guerra ora."
"Avete il piano b?"
"Certo"
"Non me lo dirai."
"Certo che no." Sorrise malefico lui. In questo era come me: ad entrambi piaceva stuzzicare l'altro per testare i suoi limiti.
"Tanto mi sembra che i vostri piani non durino molto."
"Dovresti sperare durino abbastanza per salvarti le penne."
"Non vale che siamo dalla stessa parte." Dissi ridendo per smorzare il battibecco.
Il viaggio sarebbe durato solamente un giorno: come sempre il tempo per riposare scarseggiava, però con questo, anche quello per riflettere sul mio totale stato di confusione.
Vivere in uno stallo continuo mi stava rendendo estremamente impulsiva ma era inevitabile, non mi ero mai sentita così libera.
Inoltre l'idea che avremmo aggiunto una persona alla nostra compagnia costringeva la mia mente a formulare ipotesi in quella direzione.
Il tizio doveva essere una delle persone fondamentali ma seppure chiesi ulteriori spiegazioni, Hal si limitò a dirmi che avrei dovuto aspettare poiché in città avremmo corso dei rischi.
"Sempre così enigmatico. Penso che sono l'unica di cui puoi davvero fidarti." Dissi seria.
"Non è detto tu debba per forza sapere tutto"
"Okay ma questo è niente" ribattei senza dargli tempo di finire la frase.
"Ti odio." Mi rispose guardandomi truce. "Che vuoi sapere?"
"Tipo come si chiama il tizio."
"Lucifero"
Per poco non mi strozzai con la saliva.
"Questo fa ridere ma anche riflettere." Risposi non trattenendo le risate, che come un virus influenzarono anche Hal.
"Ci piaceva stare qui" disse lui scuotendo il capo e inarcando le ciglia, come ad indicare il panorama intorno "ma Lucifero è sempre stato troppo potente per loro e non ha mai accettato la loro idea di potere; così Alexander trovò un modo per metterlo fuori gioco e chiuderlo in questa dimensione."
"Teresa." Pronunciai il primo nome che mi era venuto in mente e così fu Hal ha strozzarsi con la saliva "È apparsa nei miei sogni" raccontai senza aggiungere dettagli, voltando la testa verso destra per guardare fuori dal vetro della pillola.
Ero seduta con il busto mi rivolto verso Hal, rannicchiata su me stessa e con la spalla sinistra poggiata sullo schienale della poltrona; la poca distanza tra le sedute mi permetteva di osservarlo da vicino: per la prima volta notai che aveva delle ciglia lunghissime e che quando spostava i capelli da davanti gli occhi, faceva una leggera smorfia simile ad uno sbuffo, ricordandomi tutta di colpo la mia infanzia e il gioco dei perché.
"Perché sei venuto a cercarmi proprio tu?"
"Me lo disse lei" rispose Hal sconcertandomi. Non mi aspettavo tutta quella franchezza, così deglutii lenta per continuare il mio affondo.
"Ma se era in un'altra dimensione?"
"I sogni." Ah già, lo stesso modo che utilizzava per comunicare con me, solo che dovrebbe essere morta.
L'idea di essere il suo strumento mi disgustava, mi sentivo dannatamente inerme: una creazione molto preziosa da usare al momento giusto, creata su misura perché Hal potesse trovarmi. Mi sentivo il suo specchio anche se non ne avevo ragioni.
"In me vedi lei?" Chiesi avvicinandomi di più al suo viso e lui si voltò di scatto verso di me: gli occhi verdi di Hal si illuminarono appena e sorridendo scosse il capo.
"Perché sorridi?" Domandai nervosa.
"Fai sempre le stesse domande, ti sarai mica innamorata?" Mi stuzzicò lui.
"Non è che magari ci speri?" lo provocai avvicinandomi ulteriormente.
Stette al gioco e inizio il suo attacco: posò una mano sulla parte bassa della mia guancia, sfiorando poi i capelli per spostarli dietro la mia spalla e carezzando la mia clavicola. Nel mentre si spingeva sempre più vicino al mio viso e arrivato a pochi centimetri dal mio naso sussurrò "Questa battaglia la vinco io"
"Tu dici?" Ribattei alzandomi dal mio posto per posizionarmi a cavalcioni su di lui, non capendo nemmeno io la natura di tanto coraggio. Mi avvicinai al suo orecchio, sporgendomi sensualmente verso di lui e sussurrando "Vinco sempre io".
Gli lasciai un bacio sulla fronte e ridendo tornai al mio posto, mentre il mio corpo aveva reagito infiammandosi di un rosso vivo che mi aveva coperta da capo a piedi.
"Sei decisamente troppo competitiva" disse Hal ridendo divertito. E anche io risi di cuore della mia avventatezza, perché di nuovo, non mi ero mai sentita così libera.

The Key  (h.s)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora