Bunker.

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"Siamo arrivati Clo." Disse Hal dopo alcune ore di completo silenzio in auto. Avevo scritto qualche pagina sul quaderno che avevo acquistato al negozio di strada, ma erano frasi sconnesse, neanche in questo modo riuscivo a ordinare i miei pensieri. Scrivevo impulsivamente ma senza logica, senza coerenza. La cosa mi innervosiva più di quanto doveva calmarmi, così dentro di me ringraziai che Hal mi avesse interrotto.
Iniziò a rallentare per fermarsi nel bel mezzo del nulla, seriamente. Ci trovavamo accanto ad un grosso masso grigio ricoperto a tratti di muschio, intorno a noi solo brughiera tanto che non si riusciva più a vedere la strada da cui eravamo partiti.

"Hal ma qui non c'è nulla." Osservai ingenuamente io iniziando a guardarmi intorno alla ricerca di un indizio utile; niente oltre arbusti, erbacce e qualche animale di piccola taglia in lontananza.
Il sole stava scomparendo in quella desolazione, e questo rendeva ancora più difficile l'osservazione. So che però nulla è come sembra, quei pochi giorni me l'avevano tatuato a fuoco, quindi mi affidai completamente a Hal.
Mossi la mano per aprire la portiera, ma lui mi bloccò afferrandomi leggermente il polso. Mi girai verso di lui, che seduto comodo sul suo sedile mi sorrise.

"Rimani qui, non c'è bisogno che ti muovi." Disse continuando a guardami ma tornando leggermente serio. "Da questo momento non siamo più soli, e anche se la cosa ti spaventerà devi farlo. Continueremo il viaggio ancora per un periodo insieme, ma poi dovremmo dividerci, ce la farai."

Era serio, non sorrise e io mi sentii nuovamente spaesata, era diventato un buon compagno di viaggio e ora dovevo iniziare da capo. Se non altro avrei avuto tempo di ambientarmi con il nuovo gruppo mentre Hal era ancora al mio fianco.

Senza che lui dicesse nulla, qualcosa sotto di noi iniziò a muoversi, di riflesso mi portai le mani sulla seduta del sedile stringendo forte il tessuto sotto di me, mentre calmo mi guardava divertito. "Che cazzo ridi, che sta succedendo?" Mi irritava il suo comportamento e questo lo divertiva ancora di più.

"Stai calma stupida. Stiamo entrando nella base, credi che ci possiamo esporre così tanto in questo momento? Più siamo nascosti più siamo al sicuro."

"Ma loro possono seguire lo stesso le mie tracce, come farete a nascondermi? La collanina non serviva a proteggermi e portandomi qui sotto rischiate la vostra stessa incolumità".

"Tranquilla, Peter sta lavorando a qualcosa per tenerti nascosta, gli servirà solo un po' del tuo sangue. L'altra volta mi sono fermato nel bosco per prendere una bacca che gli serviva per il lavoro." Rispose lui, non solo alla domanda di poco fa, ma anche a quella che ore prima avevo evitato di porgli.

"Chi è Peter? E quanti saremo ora?" ero curiosa di capire come avrei dovuto muovermi da questo momento in poi, conoscere più dettagli possibili mi faceva sentire a mio agio e mi tranquillizzava; mi sentivo parte attiva e non un pacco con su scritto 'fragile' da dover portare intatto in un posto molto lontano tra ostacoli complessi.

"A noi si aggiungono altri tre: Marika, Stefan e ovviamente Peter. Si sono addestrati con me tutti questi anni, puoi fidarti davvero di loro. Quando ti porteremo al punto di scambio sarai nelle mani di Jack e Leo. Uno di noi si aggiungerà a loro, ma ancora dobbiamo decidere chi continuerà con te e chi andrà a radunare il resto delle truppe."

Dei brividi freddi mi salirono dalla caviglia fino all'attaccatura dei capelli dietro al mio collo, la parola 'truppe' mi aveva fatto uno stranissimo effetto, non riuscivo ancora ad immaginare una guerra, né il numero delle vittime né quella dei combattenti. Il terreno sotto di noi si bloccò e ci trovammo in una specie di garage metallico e illuminato da luci al neon azzurrine che fanno risplendere la mia maglietta bianca.
Hal scese dall'auto e io lo seguii per dirigerci ad una porta scorrevole sulla parete del garage alle mie spalle, quella che vedeva il muso della macchina di fronte a se. Il mio compagno digitò dei numeri su una tastiera di lato alla porta e questa senza cigolii si aprì; entrammo in questa specie di ascensore: su un lato del vano vi erano una serie di numeri come ad indicare i piani di un palazzo; ne toccò due insieme e l'ascensore, almeno credo che quello fosse, iniziò a muoversi, stranamente per orizzontale.

The Key  (h.s)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora