Questione di fiducia

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Quando mi svegliai, le luci soffuse della grotta mi fecero lacrimare gli occhi. Cercai di portare una mano al volto per strofinare le palpebre ma con mio stupore notai che non potevo: polsi e caviglie erano legate da cinghie di cuoio viola alla brandina su cui ero distesa, molto morbide ma che si contraevano di più ad ogni mio movimento. Urlai dal dolore quando le mani iniziarono ad arrossarsi, attirando l'attenzione delle guardi in piedi a pochi passi da me. Una corse via mentre l'altra avvicinandosi minacciosa mi urlo di fermarmi.
"Più ti muovi, più stringe. Se non ti fermi ti romperà le ossa." Respirai pesantemente, tentando di calmarmi e bloccare gli spasmi degli arti contratti. Di lì a poco, le cinghie si allentarono, permettendomi di riacquisire la circolazione nei piedi e nelle mani.
"Perché mi avete legata?" Chiedi freddamente all'uomo davanti a me.
"Perché sei pericolosa."
"Prima non lo ero."
"Prima non avevi le ali." Rispose Lucifero al posto della guardia, entrando nella stanzetta seguito da Hal che lo guardava in cagnesco.
"Ciao piccola Clo, come stai?"
"Potrei stare più comoda." Risposi sorridendo. Non capivo il motivo del capovolgimento così repentino nelle alleanze: dovevo essere diventata il nemico.
"Perdona i modi ma sei diventata un tantino pericolosa: le ali, la scomparsa della nostra amica...dove è Marika."
"Ti ho detto che è scappata." Si affrettò a rispondere Hal al posto mio. Non mossi un muscolo ma una parte di me iniziò a dirmi che qualcosa non andava.
"Ti ho già detto che devi stare zitto." Lucifero si voltò di scatto verso Hal, mettendogli una mano al collo per soffocarlo. Subito lui posizionò un braccio per far leva e scostarsi dall'attacco. "Non ti fidi della mia parola? E non toccarmi mai più."
"Se parli, io ti chiudo la bocca." Sussurro quasi sibilando. Poi si voltò sorridente verso di me, come se nulla fosse appena accaduto. "Vorrei sentire la tua versione, è maleducazione sentire solo una campana."
"Marika mi ha portata con sé per tentare di uccidermi. Poi è fuggita quando ha sentito arrivare qualcuno, e Hal mi ha trovata."
"Quindi tu non l'hai vista fuggire Hal." Parlò Lucifero cogliendo subito la dissonanza tra i due racconti. Poi si avvicinò al compagno e parlò serio, rivolto solo verso di lui.
"Ti fidi troppo di lei. E credo alla tua versione, ma non alla sua."
"Ti sbagli Lucifero."
"Allora chiediamo a Clover come sono apparse le ali, l'occhio marrone."
"Sono apparse così come sono apparsi i miei poteri." Parlai cercando di rimanere più ambigua possibile e fissandolo intensamente. Intorno a noi la tensione era palpabile, le molecole di polvere erano rimaste sospese come insetti su una ragnatela.
"Interessante. Nessuno sa come." Fece spallucce girandosi verso l'esterno del piccolo antro.
Non si volto verso di me ma prima di uscire dalla stanza ordino alle guardie di chiudermi sotto sorveglianza per evitare altri "problemi". Queste mi trainarono con tutto il lettino verso una gabbia a poca distanza dalla pseudo stanza dove mi ero risvegliata.
Inerme, lasciavo che gli eventi fluissero da soli. Dovevo trovare una soluzione per come uscire da quella situazione ma prima avrei dovuto parlare con Hal: perché non aveva rivelato tutto a Lucifero?
"Rimarrai qui fino a domani, poi sarà il grande momento." Fremette Lucifero che trasportava la mia barella dentro la gabbia. "Fai la brava, ci servi integra. Oggi ti fa da guardia Malcolm. Buon divertimento." Sorrise di nuovo e si allontanò da me, lasciandomi in compagnia del ragazzo conosciuto nei rifugi a Detroit.
Tirò Hal per un braccio che si scrollo in risposta di dosso Lucifero per lanciarmi uno sguardo pieno di senso di colpa: mi stava chiedendo scusa con gli occhi.
Io rimasi impietrita, non riuscendo a connettere per fare un qualsiasi cenno ad Hal. Era come se comprendessi le sue emozioni ma come leggendole su un cartellone pubblicitario, senza provare il minimo trasporto.
Un'emicrania fortissima mi invase: l'idea che il mio dolore fosse provocato da qualcosa di bloccato dentro si accese come una lampadina.
"Ciao Clover, ti ricordi di me?" Chiese appena turbato, cercando di catturare la mia attenzione sventolando una mano, il ragazzo di fronte a me. Si guardava intorno freneticamente, con fare preoccupato e precipitoso.
"Ciao Malcom, ci siamo visti qualche giorno fa " Risposi io.
"Si, e ci hai raccontato una cosa. Ho pensato molto al racconto della vostra fuga e ho bisogno tu risponda a questa domanda: qualcuno ti ha mai dato qualcosa, un oggetto, che potesse essere usato per confonderti?"
"Tipo?"
"Come una bussola diciamo."
Pensai attentamente ai giorni passati insieme nel Bunker, passai in rassegna ogni istante in cui avessi avuto un dialogo con lei e poi ricordai qualcosa che poteva essere usato per disorientarmi. Un piccolo regalo insperato che non avevo avuto modo di utilizzare.
"Si, una mappa. Del labirinto."
"Hal lo sapeva?"
"Non l'ha mia vista, no. E nemmeno io in realtà l'ho mai usata" risposi sincera.
"Quella era la mappa di mio fratello. Lui... stupido ma aveva bisogno di quella mappa per orientarsi nel Labirinto."
"Tuo fratello?"
"Stefan. L'ultima volta che l'ho sentito mi aveva detto di averla persa ma era impossibile dato che è sempre stato dentro il Bunker."
"Perché aveva bisogno della mappa? Non riesco a capire."
"Per lui uscire da Dedalo era impossibile senza quella mappa. A differenza degli altri non riusciva ad orientarsi, nonostante i mille tentativi di imparare una strada fissa, unica e che non sarebbe cambiata. Parte di lui era nell'altra metà della dimensione quando il portale si è chiuso e credo che li sia rimasta, strappandogli un po' di sè. Lo stava attraversando e poi boom" urlo interrompendosi, quasi in preda al pianto "qualcosa si è spezzato in lui quando di è chiuso il portale."
"Cosa intendi?" Domandai quasi sottovoce.
"Una volta mi parlò della chiusura...aveva dovuto scegliere tra qualcosa.... ma non è mai riuscito a dirmi tutto...e ora, probabilmente è morto."
"Mi dispiace Malcolm.." sussurrai mentre uno strano modo alla gola stringeva la mia voce, abbassandone progressivamente il tono.
Un nuovo flash back accompagnato da una devastante voglia di piangere: l'abbandono della mia famiglia, la morte di mio padre, l'incidente al lago, Cassandra.
Quel dannato essere era dentro di me, mi sentivo spaccata, proprio come Stefan.
"Spiegami di più."
"di cosa?" domandò stavolta lui.
"Della chiusura."
"Cosa vuoi sapere?
"Come sono andate le cose tra voi e i gadelim."
"L'aria di tensione era palpabile da tempo, stavano terminando molti cicli di funzionamento e così anche i ruoli. Sai come funziona? Io ad esempio sarei un creter, do vita alla materia, ma esistono tanti compiti e specialità, alcuni di noi addirittura possono ricoprire piu ruoli insieme ma accade mdi rado"
"Sì, Hal mi ha accennato a questa cosa dei cicli quando.." dovetti fare un grande sforzo per ripescare il ricordo, come se la memoria faticasse a proiettare quanto vissuto. Cassandra stava tramando dell'altro.  "Scusa, non importa" tagliai io facendogljs segmo di continuare il racconto.
"La fine di un ciclo comporta la cancellazione di tutta la nostra parte emotiva, tutti i legami che avevamo vissuto nel nostro ciclo, le nostre conquiste nella vostra dimensione, scomparivano, meno che le acquisizioni mentali, le cose che avevamo appreso su di voi. Eh bene, non tutti credevano che cio fosse giusto, Alexander e i Maggiori, i suoi sottoposti, non volevano terminare il loro percorso, così hanno trovato il modo di interrompere i cicli: chiudere il portale. Non eravamo lì quando ci sono riusciti e alcuni di noi erano a metà tra le dimensioni. Lucifero ad esempio ha perso Teresa, Stefan è stato più fortunato."
"Cosa c'entra Cassandra in questa storia?" Avevo bisogno del suo punto di vista, era colui che più di tutti mi aveva dato informazioni su quanto mi stava accadendo e così, mossa da una motivazione ferrea, riuscii a concentrarmi senza dolori alla testa.
"Lei ha trovato il modo per riaprire i portali."
"Questo lo so, voglio dire, come ha fatto?"
"Beh...Lucifero ci ha detto che si è sacrificata, donando sé stessa per aprire il portale ma è rimasto molto vago. Per questo non mi fido completamente di lui. Stefan che era in prima linea per la tua difesa aveva meno informazioni di me. Perché vuoi sapere di lei?"
"Ho bisogno del tuo aiuto Malcom. Forse hanno ragione, meno sai meglio stai." Mi arresi a quella logica così dolorosa.
"Lucifero si fida di Marika ma Stefan non si è mai fidato di lei. E aveva ragione. Cosa è successo mentre eravate sole?" Decisi di non rivelargli della mia conversazione segreta con lei nei minimi dettagli ma comunque doveva sapere la verità su quanto stava accadendo.
"Lei ha bloccato Stefan in quella grotta. Non so se fosse o meno sincera, ma non ha lasciato nessuno vivo. Il suo piano era di venderci ad Alexander per vendicarsi di Cassandra."
"Cassandra cosa c'entra con lei? E poi è ancora viva?" Domandò lui spalancando la bocca.
"Beh, io...non lo so." Mi arresi ai miei vani sforzi di capire la condizione di quella donna. "Sento solo che mi ha spezzata, che ha strappato via una parte di me."
"Sapevo Marika mentiva quando è arrivata qui e ancora non mi spiego perché Lucifero si sia fidato di lei. Ma che c'entra Cassandra? Lei ci ha salvato, ci sta aiutando." Osservai che aveva assunto un'espressione pensierosa e preoccupata.
"Voglio scoprirlo anche io."

"Lucifero a volte mi fa paura. E credo sbagli a tenerti qui imprigionata. Se fossi voluta scappare non saresti tornata qui."
"Grazie." Risposi semplicemente alla sua fiducia.
"Cosa devo fare?" Chiese lui posizionatosi a braccia incrociate di fronte a me.
"Farmi parlare con Hal."
"Impossibile" rispose di scatto iniziando a muovere freneticamente le mani davanti se
"Lucifero non lo fa avvicinare a te. Ti reputa una manipolatrice." Rispose serio.
"E qui entri in gioco tu. Ascolta il piano." E iniziai a raccontare per filo e per segno il progetto, sperando accettasse e si fidasse di me.
"Potresti riuscire a bloccare il tempo è raggiungerlo, ma come tornerai qui?"
"Devi solo dirmi la sua posizione esatta."
Mi guardò intensamente, ragionando sulla fattibilità dell'impresa e sulla mia onesta.
"Va bene, dammi cinque minuti."
Si avvicinò al corridoio e spari dalla mia vista.
I crampi ripresero dopo pochi istanti di rilassamento ma per fortuna tornai a distrarmi dal dolore con la rapida ricomparsa di Malcolm.
"Allora come è andata?"
"Clo ti devi sbrigare, stanno per uscire in ricognizione, hai poco tempo. È dove sei atterrata, gira per i prossimi due corridoi a destra e lo troverai. Fai in fretta." Corse verso di me iniziando a slegare le caviglie e proseguendo con i polsi, non smettendo mai di parlare e continuando a dettagliare il percorso e i prossimi passi che avrei dovuto fare.
"Va bene, c'è qualcuno in corridoio?"
"Sono anche fuori l'antro." Sussurro indicando con un cenno del capo l'apertura della grotta che dava verso il corridoio.
Mi avvicinai all'uscita, pronta a bloccare il tempo e correre verso Hal.
"Buona fortuna, e stai attenta. Se non torni ammazzano me."
"Tornerò in tempo." Gli feci l'occhiolino, scherzando l'ultima volta prima di concentrarmi sulle molecole d'aria.
Chiuso gli occhi, respirai e chiusi il pugno.
Iniziai a correre per l'ennesima volta.

The Key  (h.s)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora