Addio mondo crudele

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Passai di corsa davanti a delle guardie quasi inciampando e toccandone una. Loro immobili restavano impassibili alla mia presenza. Non pensai a nulla, respiravo per bloccare l'emicrania ma quando lo trovai il cuore fece uno strano tuffo, come se avesse iniziato a battere in quel momento.
Gli toccai la guancia istintivamente, senza comprendere il perché di quel gesto così intimo.
Lo guardai stupita di me stessa quando lui batte le palpebre stupefatto dal trovarmi lì davanti.
"Come hai...non è il momento. Che stia facendo, non puoi stare qui." Parlo freneticamente, senza accorgersi dello scatto della mia mano che si sottraeva al contatto con la sua pelle fredda.
"Cosa hai detto a Lucifero? Perché mi tiene in gabbia?" Gli chiesi ignorando la sua preoccupazione.
"Lui..sa che Marika è fuggita, quando sono arrivato lei mi ha colpito ed è scappata. Così gli ho detto che ti ho vista ferita e ti ho soccorsa ma quando ti ho portata qui non avevo nemmeno un graffio. E non ha creduto alla mia versione." Sospiro frustato.
"Non è colpa tua. Ma c'è qualcosa che non va Hal. Lucifero è troppo strano."
"Lucifero è l'unica persona che mi sia rimasta." Tagliò corto lui mascherando la sua agitazione. Lo osservai mentre un crampo allo stomaco fece contrarre involontariamente le mie sopracciglia.
"Stai male?" mi chiese con tono duro.
"No." Risposi seccamente.
"Devi tornare nella gabbia. Ti verrò a trovare stanotte."
"Va bene."
Se Hal non mi avesse aiutato, avrei trovato da sola un modo per fuggire.
Girai per andarmene quando il mio occhio cadde sulla scrivania davanti ad Hal perché lui, con fare nervoso, nascondeva un foglio scritto a mano, in una lingua strana che con riuscii a decifrare come se fosse la mia lingua madre. Evidentemente i doni di Cassandra contemplavano anche conoscenze linguistiche nuove.
Così, riconobbi una frase che mi fece sussultare: "Dovete fare in modo che mi lasci il controllo su di lei."
Tanto bastò per attivare tutti i miei campanelli d'allarme: Hal mi nascondeva la verità, mi stavo fidando di nuovo della persona sbagliata. Il mondo crollò sotto i miei piedi: credevo di aver fatto la prima scelta giusta della mia vita aprendomi con Hal e invece avevo fallito come sempre.
Solo allora mi concentrai sulla scena che ci circondava: lui insieme ad altri uomini e alcune donne, tutti indicativamente dell'età di Hal, almeno dall'aspetto, tra cui ovviamente Lucifero, con in mano un altro foglio, dello stesso tipo e con la stessa scrittura di quello sotto la mano di Hal.
Fui più veloce di lui e lo strappai dalle mani di Lucifero prima che Hal lo agguantasse.
Lui si tuffò su di me pronto a strappare il foglio, così lessi velocemente il contenuto.
"Sono riuscita a creare il varco, potrò guidarvi di nuovo nell'Olim e annullare quella dimensione. Ma per farlo funzionare dovete fare in modo che mi lasci" non continuai oltre, e lasciai che Hal mi riprendesse la lettera dalle mani. Feci finta di nulla, e chiesi ad Hal il significato della lettera.
"Sono...le indicazioni su come aprire il portale."
"Lo avete scoperto?"
"Lucifero ce lo ha appena detto."
"Cosa devo fare?"
"Tu..beh..niente. Fidati di me."
Non dissi nulla. Mi girai e mi allontanai da lui.
Ero una stupida. Ero stata così ingenua da pensare che Hal sarebbe stato d'aiuto, che mi voleva bene e avrebbe preferito me... a chi? A Lucifero? A Cassandra?
Mi ero lasciata fregare, una bugia dopo l'altra, come una bambina con Babbo Natale. Ero furiosa, delusa, mi vergognavo della mia vulnerabilità, mi vergognavo di aver permesso mi ridicolizzasse così.
"Dove vai Clo?"
"Via da te." Risposi mentre il gelo più totale impietriva le mie spalle.
Hal non mi segui, ma sentii la sua voce strillare.
"Giuro che ti vengo a parlare! Finisco questa dannata riunione e vengo da te! Clo, capito?!"
Hal sapeva tutto. Sapeva che Cassandra era parte di me, che il suo obiettivo era controllarmi per aprire il portale. Che avrei perso me stessa per lui e la loro causa.
E mi aveva sempre mentito, chiedendomi la fiducia come Giuda. Lucifero, come avevo previsto, era parte del gioco e il significato della visione fu chiaro: lui sapeva tutto dall'inizio, proprio Cassandra gli aveva rivelato il piano e insieme ad Hal mi avevano usata come un oggetto ma illudendomi di essere una persona.
Il senso di disgusto e rabbia furono così violenti che lanciai un calcio contro un tavolino di metallo da infermieri, facendolo ribaltare completamente.
Più mi avvicinavo alla mia gabbia, più la voglia di fuggire cresceva. Non mi sarei rimessa le manette. Io ero più forte di loro. Sarei scappata da qui.
Il gelo mi assalì di nuovo, bloccandomi sui miei passi, come se il cervello non rispondesse più ai miei comandi. Così capii: era Cassandra a freddare le mie emozioni, a tenere le redini delle mie azioni manipolando il mio stato d'animo.
Ma aveva fatto male i suoi calcoli: la mia rabbia era molto più potente di lei.
"Sono più forte di te stronza." Strillai arrabbiata con lei, proprio dentro di me.
Tu credi Clover?
La sua voce mi rispose nitidamente in testa. Così azzardai il colpo e pensai per risponderle "Se io muoio, tu hai fallito."
Prova ad ucciderti tesoro. Sei già morta una volta, non te lo ricordi?
Un capogiro mi assalì di nuovo. Ero a pochi passi dalla mia stanza, sola nel corridoio e caddi a terra. Come un'onda, di nuovo il tempo tornò a scorrere ma io non riuscivo a riprendere il controllo del mio corpo. Cassandra mi aveva tramortita non so come, forse avevo sforzato troppo i miei poteri, in ogni caso, sarei stata trovata da qualche guardia che avrebbe ritenuto Malcom un traditore.
Finalmente li sentii, i passi della mia condanna colpire ritmicamente il pavimento di pietra. Venni sollevata di colpo da sotto le ascelle ma non riuscii a vedere nulla se non delle pesanti calzature azzurre.
"Ti avevo detto di stare attenta." Malcom mi stava salvando di nuovo, correndo gli ultimi passi fino alla stanza dove si trovava la mia gabbia.
Io cercai di aiutarlo muovendo qualche passo ma con così poche energie era difficile essere del ben che minimo supporto.
Raggiungemmo la gabbia, stranamente nessuno ci aveva fermato ma non appena questo mi adagio sul lettino, una voce dietro di noi interruppe le sue azioni: qualcuno era appena entrato.
"Malcolm caro, che fai dentro la gabbia?" Chiese Lucifero in tono gentile avvicinandosi a noi. Lo osservai ondeggiare sinuoso fino a noi, sempre con il sorriso innocente e angelico stampato sul volto avorio quasi innaturale.
"La ragazza stava male, vede è molto pallida." Rispose lui mettendosi sull'attenti.
"Stai male Clo?" Chiese preoccupato Lucifero, inarcando gli angoli delle labbra verso il basso. Io non riuscivo a rispondere, troppo concentrata a non lasciare a Cassandra spazio per agganciarsi a me. Mossi solo la testa, cercando di fargli capire il mio dolore.
Lui poso una mano sulla mia fronte, ritraendola di scatto per l'alta temperatura. Sudavo freddo, avevo i brividi e respiravo affannosamente.
"Fammi vedere che ha." Disse Hal spintonando via l'amico. Non mi accorsi della sua presenza fino a quel momento, troppo stordita dal mio corpo in fiamme, Si avvicinò e il senso di vuoto mi costrinse a voltare lo sguardo lontano dai suoi occhi verdi.
"Cosa ti fa male?" Chiese prendendomi il mento con due dita per voltarlo verso di lui.
"Non lo so." Risposi cercando di rallentare il respiro per sembrare convincente.
"Ci fate parlare da soli?"
"No Hal." Parlò l'angioletto con tono melenso.
"Si Lucifero, o non mi avrai più al tuo fianco." Ringhiò il ragazzo accanto a me.
Lui non rispose, sorridendo sempre divertito. Si inchinò mettendo poi un braccio intorno alle spalle di Malcom per portarlo fuori con sé.
"Cinque minuti Gadelteg." Dichiarò infine Lucifero prima di allontanarsi da noi.
"Che cazzo ti prende?" Non riuscivo ad avere il pieno controllo di me ma la rabbia mi assalì di nuovo con così prepotenza da permettermi di concentrarmi sulla realtà intorno a me, e su Hal, senza lasciar però che trasparisse dal mio volto.
"So leggere la vostra lingua." Rivelai calma, completamente anestetizzata dalla febbre.
"Cosa?! Come...ma tu non..." come immaginato, lui non aveva compreso quanto in realtà sapessi di ciò che stava tramando.
"Lei è me giusto?" Sorrisi perfidamente. "Mi dovrei fidare di te vero? Per fortuna che ci sei tu a dirmi la verità." Un brivido mi percorse di nuovo lungo la schiena e la rabbia svanì di colpo.
"Le avevo detto di non farlo. Pensavo che mi avesse dato ascolto, che mi amasse e che avrebbe fermato tutto. Invece è riuscita a raggiungere l'Irvolim e a manipolare la tua esistenza."
"Io sono una sua creazione?"
"Parte di te lo è, quella in cui si trova lei. Ti fa credere quello che vuole, ti ha resa la chiave e ha sostituito una parte della vecchia te..."
"Quale parte mi ha tolto?"
"La tua vita prima dei 15 anni."
"E con lei i ricordi sulla mia famiglia, e il bene che gli volevo." Aggiunsi io, conscia di ciò che mi aveva fatto. Di ciò che lui aveva avallato e stava continuando a fare.
"Clo...io non sapevo nulla."
"Perché menti?" Attaccai sperando mi desse torto, che mi dicesse avevo completamente sbagliato ma tentennò e diminuendo il volume della voce rispose.
"Non ti sto mentendo."
"Cosa avrei dovuto sacrificare?"
"Non succederà." Tagliò corto lui.
"Parla."
"Ci sono io a proteggerti." Disse tentando di prendermi la mano che ritrassi di colpo.
"Rispondi. Cosa farà una volta preso il controllo su di me?"
"Glielo impediremo." Risi divertita della sua ingenuità: mi aveva condannata a morte, semplicemente non parlando con me.
"Guardami negli occhi." Chiusi fredda, cadaverica e persa. Mi fissò con il cuore spezzato e gli occhi lucidi. "La vedi?" Aggiunsi.
"Mi dispiace." Abbassò lo sguardo colpevole e una goccia bagnò il dorso della mia mano.
"Ti prego vattene." Risposi chiudendo gli occhi per non guardarlo in faccia. Mi faceva troppo male la testa.
"Aspetta, ci sono delle cose che tu non sai."
"È davvero troppo tardi Hal." Risposi stanca per poter ascoltarlo oltre. Mi voltai dall'altro lato, cercando di abbandonarmi al sonno, privata anche dell'ultima volontà di combattere che avevo.
Aveva vinto lei, era riuscita a distruggere tutto ciò che avevo costruito per sopravviverle. Non volevo più sentire nulla, così le permisi di prendere il controllo.

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