Pulii la bocca con la manica della felpa su cui erano rimasti i fori delle ali. Le avevo richiuse per potermi sdraiare in attesa del cibo.
Alla mia sinistra, opposti alla porta, brandelli di bile e liquidi giallognoli macchiavano il pavimento roccioso dell'enorme grotta.
Se Flora e Sunny fossero state qui durante il mio malore avrei perso tempo a tranquillizzarle anziché potermi concentrare sull'ideare un nuovo piano: dovevo affrontare questioni spinose su più fronti e ciò richiedeva la massima concentrazione.
Hal rimaneva un pensiero costante, aiutarlo ad aprire il portale era il primo passo da compiere. Cassandra non mi aveva spiegato i particolari ma prima della scissione aveva accennato al lasciarsi guidare dal cuore, situazione alquanto difficoltosa data la mia temporanea apatia.
Il secondo punto era mettere in salvo la mia famiglia, o quanto rimasto. Avrei affidato la loro tutela a Marika, memore del periodo trascorso insieme. La sua presenza qui le assicurava il benestare di tutti, il dubbio sul suo tradimento poteva essere dissipato.
Sicuramente Stefan era il colpevole, forse lo avremmo ritrovato tra le fila nemiche.
Il terzo problema era comprendere perché volesse il controllo delle mie emozioni. Dal patto Cassandra non aveva dato cenni della sua presenza, nessun pensiero udito o visione trasmessa.
Decisi di concentrarmi per captare la sua presenza e scovare il suo nascondiglio dentro di me.
Sentivo le molecole d'aria attraversare i miei polmoni, controllavo i globuli correre nel mio sangue, avevo un potere immenso eppure non avevo sentore di me stessa.
Il vuoto dentro di me mi inghiottiva come un pozzo, cadevo e l'aria mi colpiva così velocemente da chiudere le mie gambe e braccia, facendomi precipitare come un sacco di patate. Ma lo schianto non arrivò mai.
Una mano sfioro la mia spalla: Sunny era tornata in compagnia di Marika, mentre mia madre sulla porta parlava con una donna molto più bassa di lei ed evidentemente più anziana. Ipotizzai fosse l'infermiera, se così può essere definita, dell'esercito.
"Ciao Marika, sei sopravvissuta all'attacco, ne sono contenta." Le sorrisi riprendendo contatto con la realtà.
Il suo volto era molto emaciato, probabilmente non dormiva da giorni e non lo avrebbe fatto per altro tempo. Scure occhiaie le incassavano i globi oculari, aveva l'aspetto di un cadavere e non sembrava felice.
"Ti ho portato del cibo" rispose sorridendo timidamente.
"Grazie, stavo morendo di fame" Il campanello d'allarme era attivo, sentivo il formicolio dei polpastrelli e uno strano brivido partire dal mio gomito.
"Hal mi ha detto di portarti all'uscita est. Dobbiamo sbrigarci." Il suo atteggiamento non mi convinceva, ma decisi di assecondare la sua richiesta.
"Va bene. Sunny, porta mamma da Lucifero e dille che siamo partiti verso la porta est." Dissi a mia sorella prima che Marika potesse intervenire.
Se avesse detto qualsiasi parola fuori posto si sarebbe smascherata all'istante, sempre stesse nascondendo qualcosa.
Sorrise tranquilla, dubitai per un secondo della mia malafede e la seguii sgranocchiando una barretta energetica.
L'odore del mio vomito ancora aleggiava nella stanza, nessuno aveva visto la chiazza marrone sotto il letto ma mia sorella sventolava una mano sotto il naso osservando intorno a se da quando era entrata nell'antro.
Mentre le passavo accanto, seguendo Marika, mi cinse le gambe bloccandomi il passo.
"Ti prego non lasciarmi di nuovo Clo! Credevo fossi morta." Disse scoppiando in lacrime.
"Per poco mamma e papà non si lasciavano! Mi sono sentita così sola. Pensavo ti avessero rapita torturata e invece ti ho ritrovata qui....CON DELLE ALI!" pianse ancora più forte, incredula delle sue parole. La osservai spaesata, stupita di non aver notato prima il suo sguardo completamente terrorizzato.
"Clo sono pazza?! È un sogno?! Siamo tutti morti?! Ti prego rimani con noi! Non c'è più neanche pa..." non termino la frase, ma il suo sguardo fugace in direzione di Flora, mi fece intuire che il ricordo della morte di nostro padre le aveva strozzato la voce in gola.
Il cibo non aveva saziato la pancia che in quel momento mi si strinse, dovevo riempirla al più presto. Riportai la mente sulla ragazza di fronte a me, comprendendo quanto fosse traumatizzata, per sempre. Quegli esseri avevano devastato le nostre vite e continuavano a manipolarci per i loro scopi. Alexander, a capo di tanta crudeltà, avrebbe pagato per tutta la sofferenza causata.
"Ti prometto che appena finirà tutto tornerò da te ma se non te ne vai ora, non ci sarà neanche la possibilità di tornare. Moriremo entrambe, te come mezzo di minaccia e io per salvarti. Fidati di me Sunny." Le dissi guardandola dritta negli occhi. Lo stomaco continuava a torcersi ma la mente rimaneva lucida. Lo strano patto mi aveva permesso di comprendere perfettamente la realtà intorno a me ma togliendomi la possibilità di sentirla davvero. Anche mentre stringevo mia sorella, una gelida lastra di cristallo avvolgeva il mio corpo, impedendomi di toccarla.
La sua risata, apparsa calda dal fondo della mia mente, improvvisamente , scaldò così tanto quello spazio interno che una lacrima calda mi scese sulla guancia, creando un alone sulla mia fredda corazza.
Lei mi abbracciò, piangendo ancora più forte e scuotendo la testa. Mia madre, che aveva assistito in silenzio a tutta la scena, piangendo muta, la strinse da dietro per portarla lontana da me.
Il dolore allo stomaco divenne così intenso da irrigidire i muscoli delle gambe ma nessuna lacrima scese dal mio volto.Attraversammo rapide il corridoio, svoltando a sinistra al primo incrocio. Dal soffitto gocciava acqua cristallina, l'odore della roccia bagnata riempiva quei tunnel ampi e ruvidi, il pavimento era segnato dai fori minuscoli che le gocce avevano creato cadendo sempre nello stesso punto. Una ferita inguaribile.
"Mi dispiace di essere partita dopo l'attacco a Dedalo, ricordo di averti vista prima di immergerci" affermai facendola esitare appena.
"Ho trovato Stefan che correva in quella direzione e l'ho dovuto uccidere purtroppo. Vi avrebbe fatto fuori se non lo avessi fermato." Rispose con la voce strozzata. La guardai negli occhi, e lei fisso intensamente il mio occhio sinistro.
"Che colore particolare. Non ricordo di averlo visto mentre eravamo insieme."
"Scappare ha avuto il suo prezzo per tutti, ho quasi perso la vista." Mentii.
"Mi dispiace tanto. Lei aveva gli occhi di quel colore. Anche il tuo braccio è strano, cosa ti è successo?" Sussurrò piano mentre camminava guardandosi intorno.
"Tu e lei, eravate molto amiche?" Le chiesi tentando di avere maggiori informazioni. Non rivelò il nome ma evidentemente si aspettava una domanda da parte mia. Poteva essere quello il suo reale obiettivo.
"Lei era tutto per me." Rispose semplicemente. "Vieni di qua, Hal ha detto di andare alla fine della grotta." Prosegui svoltando di nuovo a sinistra. Dovevo prendere tempo per non allontanarci troppo, così mi spinsi più in là possibile, consapevole della bugia che mi stava vendendo.
Ricordai il piano concordato con Lucifero nella Pillola: muoverci tutti insieme verso il portale; a maggior ragione, con il rischio di rapimenti e Alexander così vicino, farmi accompagnare così sprovviste di protezione al punto d'incontro rivelava la menzogna della ragazza al mio fianco.
"Non mi hai ancora raccontato di queste strane venature, per non parlare delle tue ali." Parlò lei cercando di far leva su un sentimento amicale.
"Hanno attivato nuovi poteri." Rivelai semplicemente e notando un piccolo spasmo delle sopracciglia.
Le feci rallentare il passo, fingendo una brusca storta. Proseguimmo più lente, con il mio braccio avvolto al suo collo e il suo alla mia schiena mentre continuavo a farle domande.
"Perché pensi io possa conoscere Cassandra? Siamo amiche, puoi fidarti di me"
"Hal ti guarda come guardava lei. Tra voi due c'è di più. Pensavo te ne avesse parlato"
Io e Hal, di più. Certo lo avrei aiutato, ma non riuscivo a ricordare quelle emozioni, neanche razionalmente, neanche come accadeva con i ricordi della mia famiglia.
Un pozzo nero aveva inghiottito i miei sentimenti per lui. Mi sentivo solo spezzata in sua presenza.
Marika mi osservava paziente ma esitante. Decisi di bluffare e giocare tutte le mie carte per completare il puzzle. Sapevo che era presente un inganno, percepivo la congiura dietro l'angolo ma non riuscivo ad identificarla, distratta dalla forte emicrania.
"Cassandra mi ha parlato di te."
"Cosa vuol dire?! Allora è davvero viva."
"Si chiede però il motivo del tuo tradimento."
"Ma cosa dici?" Chiese stringendo più forte il mio fianco.
"Perché ci hai venduto ad Alexander?" Mi bloccai spingendola via da me e posizionandomi salda sulle gambe.
"TU MENTI." urlò furiosa "Mi aveva promesso saremmo state insieme! E poi mi ha voltato le spalle dopo avermi usata! Lui mi ha giurato di sapere come portarmi da lei. Dovevo solo trovare la chiave."
"Tradire i tuoi amici per la tua amante?" Chiesi sbeffeggiandola mentre come due lottatori ci muovevamo in cerchio pronte al combattimento.
"Hal non era nulla per lei! Ogni notte passavamo ore a parlare, farci le coccole, ridere...era tutto! Non voglio tornare da lei, io voglio ucciderla" Colpita, avevo trovato l'anello mancante della catena. Marika stava facendo il doppio gioco, stava tentando di aiutare Alexander per scoprire il nascondiglio di Cassandra senza calcolare che il suo obiettivo era però di impedire l'apertura del portale. Se poi avesse saputo della presenza di Cassandra in me avrebbe dato completamente di matto.
"E poi ha detto che eravate solo amiche?" Chiesi tirando fuori il labbro inferiore.
"Poi ti ho trovata per lei e invece di lasciare Hal ha lasciato me."
"Che vuol dire mi hai trovata?" Un crampo allo stomaco comparve di nuovo.
"Ogni dettaglio è stato sistemato perché Hal potesse trovarti e legarsi a te: la tua voglia di metterti alla prova, la disponibilità al sacrificio, l'età, l'aspetto, il tuo luogo di nascita e di vita. Hal aveva legami con te da prima che tu nascessi, sono anni che pensiamo ad ogni particolare. E invece, eccomi, tradita.
Dimmi dov'è, lei deve morire una volta per tutte."
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The Key (h.s)
Fantasy"Certe cose, a volte, è meglio non saperle." Tutti continuavano a ripeterle quelle parole, ma lei non le ascoltò mai. Imparò la lezione quando ormai era troppo tardi, ma forse era inevitabile quello che le successe.