"Prima di andare dobbiamo fare una cosa"
Lucifero osservò ferreo Hal. Lo sguardo intransigente che avrebbe dovuto incutere timore, sul suo viso paffuto e dolce sembrava perdere di intensità, tramutandosi nella richiesta di un favore.
"Cosa intendi?"
"Gabriele ha delle informazioni e armi per noi."
"Di che cosa si tratta?" Hal insisteva per sapere di più Lucifero continuava a evitare di rispondere con la stessa caparbietà."Dice di aver scoperto qualcosa su Teresa." Ricordai il nome e la visione associata: due voci che discutevano, il nome richiamato da un lui sconosciuto e del pericolo tanto temuto. Non sapevo se fosse ancora viva però.
"Mente. È un tranello."
"Ma quindi questo Gabriele da che parte sta?" Chiesi confusa: per portargli la notizia doveva essere nell'altra dimensione e quindi stare dalla parte di Alexander.
"Ci aiutava. È una guardia di Alexander, e forse ha cambiato alleato." Rispose Hal spiegandomi la situazione e storcendo poi il naso verso Lucifero.
"No Hal, sai anche tu che ci possiamo fidare di lui."
"Come ha fatto a scoprirlo?"
"Non posso ancora spiegarti ma ti prego fidati."
Hal sbuffò. Compresi meglio il suo atteggiamento nei miei confronti.
"Che dobbiamo fare?" Arreso, chiese il ragazzo affianco a me sulla poltrona. Se non fosse stata per la tensione nell'aria mi sarei anche goduta la comoda seduta ma gli sguardi nervosi dei due angeli mettevano a disagio anche me.
"Bene!" Entusiasta come un bambino al parco divertimenti, Lucifero salto in piedi ed inizio a camminare avanti e indietro per la stanza mentre Hal lo guardava senza distogliere lo sguardo. Io pensai a mia sorella e a quanto mi mancasse vederla sorridere, così mi rabbuiai ma tentai di celare il mio malessere. Avevo bisogno di tempo per trovare una via di fuga.
"Dovete andare a prendere delle cose dall'altra parte del porto, le ha lasciate sempre Gabriele. Mentre andrete li, io lo incontrerò"
"Hai mezz'ora."
"A dopo ragazzi!" Senza esitare oltre e lasciando un semplice foglietto in mano di Hal, Lucifero si allontanò e scomparve fuori dalla Pillola.
"Che c'è scritto?" Chiesi cercando di abituarmi ai modi esuberanti del suo amico. Anche se data la simpatia non era molto difficile affezionarsi a lui, il dubbio che nascondesse qualcosa non tardò a sorgere in me. Hal mi guardò dubbioso, confuso della mia indifferenza. Poso lo sguardo sul biglietto e tutta la sua rabbia esondò all'esterno.
"Un cazzo! Quel coglione si è sbagliato!" Strillò esasperato Hal mostrandomi una carta delle gomme da masticare. Risi della sua sbadataggine, così simile alla mia e cercai di difenderlo indirettamente.
"Andiamo a cercarlo dai." Risposi cercando di calmarlo. Lui mi guardò con gli occhi persi tra la rabbia e la pacatezza, confuso di se stesso.
"Sbrighiamoci." Parlo duro lui prendendomi per mano e iniziando a camminare fuori dalla struttura. Io la lasciai e lui sussurrò uno scusa affrettato e intimidito.
"Come lo troviamo?" Domandai per interrompere la tensione.
"Prova a sentirlo." Parlò Hal. Io lo guardai e tentai di pensare intensamente a Lucifero ma non successe nulla.
"La tua strategia è fallimentare."
"A quanto pare il filtro di Peter funziona davvero." Commentò con un sorriso amaro per riprendersi pochi istanti dopo. Doveva riferirsi a quel liquido che avevo ingerito al Bunker in grado di mimetizzarci alla perfezione. "Allontaniamoci dal porto. Se non poteva andare lui forse è perché il suo punto d'incontro è lontano." Ipotizzò Hal.
"Andiamo lì." Indicai un vicolo per uscire dal punto in cui ci trovavamo ormeggiati: poco illuminato e molto stretto, perfetto per passare inosservati.
Iniziammo a camminare di nuovo per quelle vie puzzolenti, seguendo la strada obbligata dai vicoli: ad ogni biforcazione, un passaggio era senza uscita, così ci trovavamo a seguire il percorso predisposto. Dopo l'ennesima strada chiusa decidemmo di arrampicarci su uno dei capannoni, facilitati dalla presenza di una scala arrugginita ma comunque funzionante.
Camminare sui tetti e sui cassoni dei container era un'attività che non avrei mai pensato di fare ma che mi stava caricando di adrenalina come una droga. Lentamente e acquattati, ci muovevamo a piccoli passi, nascosti dal leggero strato di nebbia invernale. Non sentivo neanche più freddo tanta la concentrazione per evitare di cadere e i sensi su di giri. Seguivo Hal che spaesato si muoveva in cerca dell'amico.
"Forse dovremmo tornare indietro."
"Aspetta ho sentito delle voci." Le sentii anche io, così ci abbassammo di più avvicinandosi alla fonte del suono.
Hal si sporse oltre il tetto tenendosi ad un comignolo e io tentai di imitarlo ma feci appena in tempo a riconoscere uno dei due uomini che sempre lui mi tiro indietro, con lo sguardo preoccupato e serio, indicandomi con la testa di tornare da dove eravamo venuti.
Io con lo sguardo dubbioso feci come mi aveva detto, decidendo nell'ipotesi di pericolo, di bloccare il tempo.
Serrai la mano e presi poi quella di Hal, facendolo tornare in sincronia.
"Bella idea." Parlò non appena notò che ogni particella era rimasta sospesa nell'aria.
"Chi erano?" Avevo riconosciuto il vecchio del centro commerciale ma non ricordavo il suo nome.
"Era Carlos..con..Geremia." Parlò lui lentamente e pensieroso, distraendosi mentre si muoveva sulle regole. Tanto bastò per fargli perdere l'equilibrio: vidi il suo piede sinistro poggiarsi su una porzione di tetto rotta, che cedette sotto i suoi piedi. Con il tempo bloccato, non sapevo come evitare la sua caduta, così mi lanciai istintivamente per afferrargli un braccio, incastrando il mio attorno alla cappa di un camino.
"Ti tengo!" Strillai cercando di resistere. Per fortuna Hal fu abbastanza agile e recuperò l'appoggio grazie alla grondaia.
Lo tirai a me e nello slancio mi cadde addosso facendomi sedere a terra. Per poco perdemmo di nuovo l'equilibrio e così guardandoci meglio occhi, ci lasciammo andare in una risata nervosa, io sdraiata e lui sopra di me.
"Pensavo saresti morto."
"Sarei atterrato in piedi come i gatti."
"Proviamo"
Ci alzammo in piedi e finsi di spingerlo. Lui mi guardò serio. "Non è il momento. Torniamo alla Pillola."
Mi sentii ridicolizzata, come un bambino i cui scherzi non venivano capito. Però forse aveva ragione, c'era qualcosa che non andava nella scena a cui avevamo appena assistito.
"Quindi chi era quello?"
"Il fedelissimo di Alexander. Ci stanno addosso." Lo guardai preoccupata.
"Perché erano insieme?"
"Non lo so. Però Carlos era un compagno importante per la guerra."
"In che senso?" chiesi con la mano che formicolava leggermente. La grattai nervosa, cercando di far finta di nulla. Hal non rallentava il passo ma stranamente non si tirò indietro davanti alle mie domande, anzi sembrava ben disponibile al confronto. Non appena guardavo le sue labbra, lo stomaco affondava, così fui costretta distogliere lo sguardo e concentrarmi sui vicoli umidi che stavamo percorrendo rapidi.
"Lui è un ketol. Prima che il portale si chiudesse aveva il compito di comunicare tra le dimensioni, poi i suoi poteri sono scomparsi, o quasi. Stava attraversando il varco mentre Alexander faceva il grande passo, così è l'unico che è riuscito a tenere parte dei suoi poteri."
"Solo lui?" chiesi con gli occhi sbarrati.
"No, altri stavano facendo il passaggio ma lui è l'unico ad esserci riuscito. Quelli incastrati hanno dovuto abbandonare qualcosa, Carlos ha deciso di sacrificarsi: mantenendo i poteri si prosciuga più velocemente, quando il portale si aprirà lui morirà definitivamente." Lo guardai triste, non comprendendo a pieno il suo discorso, così avanzai i miei dubbi più neri.
"Questo vuol dire che è invecchiato più velocemente di voi dalla chiusura del varco." Hal annuì, eravamo quasi arrivati alla Pillola ma volevo sapere un'ultima cosa. "Quanti anni aveva quando si è diviso?"
"Lui...secondo il nostro...aveva undici anni." Sbarrai gli occhi mentre una morsa stringeva il mio stomaco.
"Era un bambino. Non sapeva cosa faceva." Hal non parlò oltre ma io rimasi muta e persa nei miei pensieri. Quanto dolore poteva causare una guerra? Troppo."Sbrighiamoci ad andare via" tagliò corto Hal, evitando di continuare la conversazione.
Scendemmo nel piccolo sottomarino e trovammo per nostra fortuna Lucifero.
"Vi ho dato il foglietto sbagliato scusate." Parlò lui per primo, zittendo Hal prima che potesse scatenargli addosso la sua ira.
"E ora?"
"Mi ha detto che erano delle armi, ma senza munizioni. E a noi servono solo munizioni."
"Armi?" Parlò Hal: evidentemente il dubbio che Carlos facesse il doppio gioco si fece largo in lui.
"Si, cianfrusaglie." Fece spallucce Lucifero mettendosi sulla poltrona di guida e voltandosi verso il vetro.
Guardai Hal e notai con mio grande stupore uno sguardo spaventato e triste. Poi parlo mentre andava a sedersi sul divanetto dietro Lucifero, lasciando cadere la testa oltre la seduta.
"Ho visto Carlos e Geremia."
"Ho saputo che è stato rapito, non ti ho detto nulla per non farti preoccupare." Espose Lucifero con aria dispiaciuta.
"E perché era qui?"
"Ci stanno addosso, te l'ho detto. Per questo dobbiamo andare via in fretta." Affermo questa volta preoccupato.
"Sembravano innocui. Erano solo loro due."
"Forse non hai visto gli altri. Sta combattendo con Indira lo sai?" Chiese provocandolo Lucifero. Forse era lei la ragazza di Hal.
"Perché l'hai mandata li? È inesperta." Domando serio.
"Ha fatto tutto da sola, sai com'è, tale e quale a te." Hal mi lanciò un'occhiata veloce e tanto basto per farmi distogliere in fretta lo sguardo preoccupato.
"È praticamente mia sorella, vorrei vedere." Rispose incrociando le braccia al petto. "E tu l'hai messa in pericolo."
"Se non te lo fossi ricordato.." Lucifero si voltò verso Hal "siamo in guerra."
La verità era una pioggia di vetri per tutti: tagliò anche me con le sue parole.
La mia famiglia, me, Hal, tutte vittime di un ambiente impazzito.
Cosa potevamo fare se non abbassare lo sguardo per proteggere almeno gli occhi?
Vedevo le mie scarpe impolverate e pensavo ai passi fatti per trovarmi qui: per la maggior parte del tempo mi accorsi di aver fluttuato nel vuoto e che più cercanvo di toccare terra più mi allontanavo da questa.
Avevo bisogno di un ombrello molto resistente in grado di proteggermi dalla pioggia e farmi così camminare tranquilla.
"Allora che cosa sto combattendo?" Chiesi facendo girare entrambi verso di me.
"Alexander."
"Cosa ti ha fatto?" Domandai direttamente a Lucifero.
"Mi ha portato via tutto."
"Perché?" Chiesi di nuovo
"Perché ha paura di me."
La risposta non mi piacque ma la accettai così com'era.
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The Key (h.s)
Fantasy"Certe cose, a volte, è meglio non saperle." Tutti continuavano a ripeterle quelle parole, ma lei non le ascoltò mai. Imparò la lezione quando ormai era troppo tardi, ma forse era inevitabile quello che le successe.