La luce filtrava dalle tapparelle della finestra, davanti al mio letto. Tastai il comodino alla mia sinistra, cercando il telefono con gli occhi appannati: come ogni mattina iniziavano a lacrimare, appena mi svegliavo, fuori dal mio controllo e dovevo aspettare alcuni minuti prima di vedere nitidamente il mondo. Il profumo dei pancake della mamma che salivano dalla cucina era una delle cose più invitanti del mondo, ma la stanchezza era troppa per alzarmi.
La sera prima i parenti sembravano stranamente disinteressati dal tornare alle loro case e così eravamo rimasti in loro compagnia fino alle tre di notte. Non mi sarei stancata tanto se non avessi dovuto controllare di rimanere ad una distanza di sicurezza da occhi verdi, sperando che non facesse nulla di strano.
Afferrai il mio telefono staccandolo dal caricatore e sbadatamente feci cadere qualcosa a terra, dopo lo avrei raccolto. Mi ributtai sul cuscino, sbadigliando e sbloccai il cellulare per controllare se qualcuno si fosse ricordato del mio compleanno.
Passai una mezz'oretta a perdere tempo sul telefono per rispondere ai miei amici fino a quando sentii la voce di mia madre chiamarmi dal piano di sotto.
"Clover! Hai 20 minuti per prepararti, dobbiamo andare in chiesa! Non farci arrivare in ritardo anche oggi!"
Che palle, che palle. Non credo di avere l'energia necessaria per alzarmi dal letto, prepararmi e andare a sentire persone in quel buco di chiesa pregare tutte insieme appassionatamente, probabilmente avrei finto un malore improvviso.
"Ho detto di alzarti." sobbalzai trovando mia madre con una faccia infuriata alla porta, che aveva aperto senza preavviso.
"Okay okay." allontanai le coperte dal mio corpo per darmi lo slancio necessario a scendere dal letto, arrendendomi al suo volere. Accesi lo stereo per mettere un po' di musica, sperando che almeno quella mi potesse caricare.
Corsi nel bagno collegato alla mia camera per lavarmi la faccia e i denti. Mi piegai sul lavandino schizzando l'acqua in faccia: mi faceva sempre bene quando dovevo svegliarmi in fretta; asciugai il viso e mi guardai allo specchio, sperando di non essere in condizioni troppo penose. Ringrazia il cielo non trovando i solchi del cuscino o occhiaie troppo marcate impossibili da coprire con un po' di correttore. Misi un po' di dentifricio sullo spazzolino quando la sensazione di essere fissata mi fece voltare di scatto. Sarebbe stato tutto tranquillo se solo non avessi visto un'ombra muoversi accanto alla porta e dei passi fare un rumore veloce nella camera accanto a me.
Il panico si impossessò di me, non sapevo come difendermi, e non sapevo chi cazzo avrei trovato nella mia camera. Presi quanto più coraggio avevo in corpo e mi buttai in camera guardandomi attorno e non trovando nessuno. Iniziai ad aprire l'armadio, guardare sotto il letto ma nulla sembrava far pensare alla presenza di qualcuno. Pensai fosse uscito dalla mia camera magari attraverso la finestra, ma quando mi accorsi essere chiusa eliminai questa opzione, provai a controllare fuori dalla porta ma se fosse uscito da lì i miei genitori lo avrebbero sicuramente visto.
Non era frutto della mia immaginazione, ne ero sicura. Qualcosa non andava, lo sentivo nelle mie ossa, sentivo che era ancora lì, a guardarmi, ma non c'era nulla se non io e il mio respiro affannato.
Chiusi gli occhi e strofinai le mani sulla faccia.
Non può tornare come prima. Era finito tutto. Non di nuovo. Avevo tremendamente paura di dover riaffrontare tutto quel casino, e non avrei retto un'altra volta.
Notai un particolare che fino ad allora non avevo visto, sul mio letto c'era una scatolina e un bigliettino. Iniziarono a formicolarmi le mani e le lacrime arrivarono ai miei occhi. Allungai con estrema lentezza la mano verso la scatoletta e un biglietto. Lessi le parole non riconoscendo la calligrafia "Tienila, fa come ti dico". Quando aprii la scatolina e trovai la collanina della sera precedente quasi non strillai. Come cazzo era entrato in casa mia!?
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The Key (h.s)
Fantasy"Certe cose, a volte, è meglio non saperle." Tutti continuavano a ripeterle quelle parole, ma lei non le ascoltò mai. Imparò la lezione quando ormai era troppo tardi, ma forse era inevitabile quello che le successe.