Alba

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Sollevai le coperte rosa antiche, per mettermi sotto di esse, alla ricerca di un po' di calma e di calore dato il freddo glaciale di quella stanza. La porta del bagno lasciava entrare nella camera da letto una striscia di luce, passante per la piccola fessura aperta. Al suo interno l'acqua scorreva forte: Hal, entrato dopo di me nel bagno, si stava facendo una doccia.

Mi adagiai sulla testiera del letto, stringendo le gambe al petto per sciogliermi i muscoli e rilassarmi un po'.

Eravamo arrivati da pochi minuti al motel di Havre e le luci dei lampioni avevano iniziato ad illuminare la strada innevata. Il naso aveva iniziato a colare, sicuramente avevo preso il raffreddore.
Hal aveva deciso che era il caso di depistare i nostri inseguitori, seguendo un percorso non lineare anche se questo avrebbe significato un maggiore dispendio di tempo.
Nonostante il periodo delle festività, la cittadina sembrava particolarmente solitaria e desolata, ma mentre percorremmo il viale principale, il senso di vuoto fu colmato dalla magnificenza delle montagne sullo sfondo, la cui altitudine decresceva con il progressivo avvicinarsi a noi, che percorrevamo il fondo valle.

Lo spettacolo dei colori che variavano, illuminati dalla luce del tramonto era un'immagine molto poetica, capace di catturarmi sempre in un vortice di emozioni. Era strano che dopo le nevicate dei giorni precedenti il cielo fosse così limpido ma il risultato non mi dispiacque quindi ne godei della vista ben volentieri.
L'unico problema era la stanza del motel, più triste del mio umore, decrepita e moribonda come un anziano in fin di vita. Le pareti ingiallite dal fumo, presentavo gli stessi aloni marroni delle tendine di carta alla finestra; i pochi mobili ammuffiti e cigolanti davano l'idea di un trasloco incompleto: mancava addirittura la sedia alla scrivania.
La lampadina penzolante al soffitto mi fece venire in mente mio padre che la settimana seguente avrebbe dovuto cambiare il lampadario di camera mia.
La mia famiglia: persa in un istante per non so quale motivo.
Cercai il cellulare dalla tasca dei pantaloni, volevo chiamarli e fargli sapere che stavo bene ma non lo trovai: doveva per forza essermi caduto nel bosco.
Alzai la cornetta del telefono fisso, avrei provato a chiamarli con quello, almeno per tranquillizzarli un pochino ma non ebbi il tempo di finire di comporre il numero che Hal mi interruppe.

"Non penso sia il caso di chiamarli..." disse lui appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate e un sorriso gentile sul volto.

"In che senso scusa?" Quella faccia non prometteva nessuna bella notizia.

"Rischi di farci scoprire. E quindi di metterli in pericolo. Non dovrai chiamarli mai. Ti ho detto ci penso io a loro."
Non avevo pensato a questa eventualità ma Hal aveva ragione, non potevo esporli al pericolo di morire.

"Chi era quel tizio?" Almeno qualche domanda meritava risposta, avevo la strana sensazione di aver già visto quell'uomo.
"Uno stronzo." Tagliò corto Hal.
"Mi vuole morta?"
"Abbastanza morta"
"Allora è uno stronzo." Dissi sorridendo affranta.
"Ora prendi questa, mettila stavolta. Ti mimetizza, nascondendo la tua aura, è come se ora fossi un fungo"
"La mia cosa?"
"Lascia perdere" disse sventolando la mano per andare a sdraiarsi nel suo letto.
"Loro riescono a sentire la tua presenza, come riesco a farlo anche io. La collana ti cela ai loro occhi, come un camaleonte." Riprese lui.
"Perché non mi hanno cercato di uccidere quando ero più piccola e indifesa? Ci sarebbero sicuramente riusciti, non avrebbero avuto problemi."
"Non lo so, questo è un tassello che manca anche a me. Sei apparsa dal nulla, sia per noi che per loro. Affascinante vero?"
"Si ma perché tu mi hai trovata prima se loro erano nella mia stessa chiesa? E anche quel pomeriggio al ponte, erano sempre loro vero?" Rimbeccai ii scettica, scuotendo la testa.
"Io...sapevo tu fossi lì. Poi ti ho riconosciuta non appena ti ho vista, sprigioni un'aura potente, così anche se mi è rimasta poca sensibilità la percepisco."
"Che vuol dire che lo sapevi?"
"Senti lascia stare."
"Perché sei così elusivo?! Lo capisci che è della mia vita che parliamo."
"Non è utile, non ti interessa."
"Non conosci nulla neanche tu, come fai a dire già che è inutile?"
"Lo so e basta." Sembrava un ragazzino imbronciato. Odiavo i segreti e il suo modo di nascondere le cose era davvero scarso. Capii subito che stava mentendo e celava qualche informazione.
"Chi ti ha detto dove mi trovavo?" Domandai cercando di sondare il terreno. Notai il suo turbamento quindi compresi che stavo seguendo la pista giusta.
"Non ti riguarda."

The Key  (h.s)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora