Ero uscita da scuola dal retro, come mi aveva ordinato Tori e senza farne parola con nessuno andai in biblioteca cercando alcuni libri per soddisfare la mia curiosità innata alle spiegazioni della ragazza.
Passai un'ora a leggere libri e notizie sui divergenti e la situazione iniziava ad essere sempre più chiara.
I divergenti erano un gruppo ristretto e considerato raro dato che possedevano tutte le caratteristiche delle cinque fazioni,erano una minaccia poiché avrebbero potuto scombussolare il pogramma politico che chicago aveva.
Tornai a casa per preparare la cena e mi accorsi di mia madre dopo aver tagliato le carote e anche quasi un dito
«cosa prepari?» domandò.
«uno stufato di porro e carote» risposi secca cercando con tutta me stessa di sembrare la solita scansafatiche.
Apparve melek sull'uscio della cucina seguita dalla figura masiccia di mio padre.
«dov'eri finita nemesi?» domandò la mia amica preoccupata
«la volontaria mi ha fatto uscire prima, sono stata male e mi sono recata sulla collina per rilassarmi» spiegai evitando alcune parti.
«il risultato del test?» domandò ancora
«il tuo?»
Presi dell'acqua e dovevo assolutamente cenare, avrei dovuto stare sveglia tutta la notte per pensare al mio futuro e cercare di non morire prima rovinandolo.
La mia amica non rispose ma sapevo che la risposta era certa, pacifica.
Una fazione normale,tranne la mia.L'essere divergenti rientrava in una fazione almeno?
«rimani a cena?» domandò mia madre ma melek come risposta spostò il capo da sinistra a destra.
«potrebbe essere l'ultima cena che passo con la mia famiglia.»
«hai ragione cara,ti aguro di dormire serenamente questa notte» e andò al piano di sopra seguita da mio padre.
Cosa che io non avrei fatto
Melek salutò tutti e andò via da casa mia, chiudendosi la porta alle sue spalle.
Passarono dei minuti e misi i piatti pieni di stufato in tavola e chiamai la mia famiglia ma ascoltando dalla camera dei miei genitori..litigavano,un'altra volta.
Dio,se li odiavo.
Ogni volta la stessa storia,ogni dannatissima volta occupavano la loro stanza e ne uscivano dopo un paio d'ore con qualche graffio sul viso.Non erano così pacifici neanche i miei genitori quando si trattava di litigare fra di loro.
parole pesanti che poi arrivavano alle mani, io ero l'unica dei tre figli che sin da piccola subiva questo.Avrei preferito di no però.
Sicuramente una sedia se mia madre l'avesse lanciata, mi avrebbe preso in pieno volto rovinando così la scarsa bellezza che avevo.Cenai da sola così che dopodiché sarei andata a dormire direttamente.
Amore...
Fanculo esso e tutte le emozioni che lo seguirono, alla fine tutti sarebbero rimasti male amando profondamente una persona..allora perché condannarsi?
Il 'lieto fine' delle fiabe non esisteva, erano pochi e li consideravo eventi rari, quelli che rappresentavano il vero amore.
Allora perché sprecare 'ti amo' che erano più falsi di una persona ipocrita che stava con te solo perché annoiato,un mattino si alzava dal letto e decideva chi prendere in giro questa volta.
Perché sposarsi,creare una famiglia se poi la maggior parte del tempo rimasto era soltanto per programmare degli incontri con il proprio avvocato per firmare documenti e litigare a loro volta sui chi sarebbe andato l'affidamento dei propri figli?Io non volevo questo amore, lo definivo falso..
Sebbene il sentimento dal mio punto di vista non era reale, quasi.. inesistente decisi un giorno,di dar spazio alle mie emozioni mettendo da parte la razionalità ma non ebbe un gran risultato.
La mia mania di avere sotto controllo la maggior parte delle cose,delle persone me lo impediva..non riuscivo a provare nulla,se non regole dettate dal mio cervello e dalle attenzioni che necessitavo...quello non era amore,nessuno mi avrebbe fatto innamorare.Avevo sedici anni,una vita intera che mi aspettava e nella mia mente vagavano idee per il futuro e un matrimonio non era in vista,anzi..io non mi volevo sposare proprio.
Tutti i parenti riuniti in chiesa per celebrare l'amore che il mio presunto marito confidava in me, assolutamente no.
Non avrei mai provato sentimenti oltre all'attrazione fisica anche da giovane adulta, mettevo nero su bianco con la mia firma sopra.non mi sarei mai sposata in chiesa.
anche perché ormai all'età di dodici anni ero diventata atea ma avevo smesso di credere nella chiesa un bel po' di tempo prima.
Continuai a leggere la storia che avevo iniziato la scorsa notte dato che non riuscivo a dormire,credevo di soffrire di insonnia erano ormai mesi che faticavo e avevo davvero il bisogno di riposare allora iniziai a prendere degli infusi alla valeriana,che era come la camomilla o la Melissa ma quest'ultima non l'avevo mai provata.
Mi chiedevo come fosse la routine di una persona dipendente da qualcosa, ero così attratta dai guai solo per provare il brivido del Pericolo ma ero consapevole che non avrei mai provato quelle sensazioni.
Strano ma vero, amavo essere ribelle ma fino ad un certo punto..non volevo rappresentare la figlia irresponsabile che faceva soltanto danni perché giustificata essendo piccolaNon credevo nell'amore,bisognava vedere soltanto i miei genitori e la fine che avevano fatto, già all'età di dieci anni respinsi l'idea del matrimonio, a quindici neanche sfiorava il mio interesse..
Volevo essere libera, senza sentirmi in colpa sulle mie azioni e preoccuparmi delle conseguenze.La vita era una, volevo vivere ogni giorno con l'adrenalina che provavo quando facevo qualcosa di insensato,sotto il punto di vista di mia madre..
ma per me fare qualcosa uscendo dagli soliti schemi voleva dire..
Vivere la propria vita e io volevo esplodare l'intera terra.
Privarmi della scarpe e camminare a piedi nudi,incontrare nella via un ruscello e immergerli nelle acque fresce soltanto per riposarli alcuni instanti.Camminare sui carboni ardenti e provare il brivido di desiderio che percorreva nelle mie vene.
Il sangue mi ribboliva soltanto all'idea di vivere una vita schematizzata nei minimi particolari senza nessuna infrazione da trasgredire.Come facevo a vivere una vita senza l'adrenalina che avevo in corpo?
La sensazione di poter dominare il mondo.aspettava solo me, avevo bisogno di scoprirlo e di vivere nella maniera più straordinaria
Solo io e lui
E il mio essere rara.
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Narcissus.
FanfictionChicago era stata suddivisa in cinque gruppi,chiamate fazioni fra cui: Abneganti, Intrepidi,Eruditi,Candidi e Pacifici. In quest'ultima ne faceva parte Nemesi,una ragazza determinata ma complicata ma che sapeva benissimo cosa voleva dalla vita. Non...