Chapter 49

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Camminavo sola rammaricata lungo il quartier generale e i suoi corridoi spogli ma la mia mente era tormentata dai pensieri che riguardavano Al e i suoi modi di fare.

Al era morto, io non potevo fare niente per impedirlo e rimurginavo sull'accaduto evitando il mezzo con cui aveva commesso il suicidio,mi avrebbe fatto soltanto stare ancora più male.
Sorpresa mi ritrovai dinanzi alla porta di quattro non sapendo il vero motivo.
In realtà sì,cercavo in lui  il conforto che il mio corpo richiedeva proprio in quel momento.
Non riuscivo a dominare la mia mente come faceva lui,per questo sentivo il bisogno di stare da lui.

Portai le nocche mezze aperte sul legno e bussai con forza moderata. Aspettando che quattro aprisse la porta.

«ciao» dissi guardandolo fisso.

«ei.  Hai gli occhi arrossati»

Non mi accorsi che il mio viso era umido per le lacrime che erano uscite dai miei occhi.
Tirai su col naso ed entrai nel suo appartamento.

«vorrei passare del tempo con te, ma ho delle cose da sbrigare al centro di controllo.»

«tranquillo» lo assicurai.
«posso stare qui nel frattempo?ti posso aspettare se vuoi..così appena torni ne possiamo parlare..» aggiunsi fissando  le sue scarpe.

«certo» si avvicinò e mi lasciò un bacio sul capo.
«torno il prima possibile..» e mi superò uscendo dalla porta,chiudendola alle spalle con un tonfo che mi fece sussultare.

Cercai qualcosa da fare,perché sapevo che avrei aspettato a lungo e appena trovai dei fogli stropicciati sulla scrivania e una matita..potevo ritenermi soddisfatta.
Presi posto cercando di frugare fra la mia mente e cercare qualcosa da disegnare per semplice sfogo.
Ma in realtà non avevo nient'altro in mente se non il mio vecchio amico Al.

Dopo tutto il male che mi aveva fatto,io cercavo ancora dei validi motivi per perdonarlo..

Disegnavo linee retta alcune un po' storte non sapendo cosa interpretare sul foglio che avevo dinanzi.
Non disegnavo senpre,solo in casi estremamente rari per scavare la mente dai pensieri che mi tormentavamo costantemente, era uno di quelli.
Ma rinchiusa in delle mura,la mia mente non poteva liberamente esprimersi, lo reputavo disonesto questo.
L'arte era libertà di parola,di far conoscere noi stessi atteaverso capolavori che ci completavano,o almeno per alcuni tratti caratteriali della nostra personalità.
Cosa che io ancora non credevo di avere.

avrei voluto urlare,
Anziché osservare quei muri spogli di camera mia con la tentazione di dipingere di un rosso accesso i miei sbagli con il mio amato pennello di metallo,
così da far comprendere a tutti l'arte di essere un fallimento.

Dovevo ancora scoprirmi,rendermi stabile come persona, stare bene interiormente per andare alla ricerca del mondo là fuori e creare la mia vita,magari insieme al ragazzo che mi aveva stregato per continuare ad essere quella che sono, senza esplicitare il contenuto,il mio essere e forzare ad avere un carattere bellissimo affermando che ero fatta così,che non potevo cambiare il ciclo delle cose del loro avvenire..che dovevo aspettare il mio turno per vivere la vita come mi aspettavo.
Quattro,che in quel momento non era affianco a me ma la verità era che dominava la mia mente tutti i giorni,senza darmi pace.
Non riuscivo a descrive l'effetto che mi faceva quel ragazzo di soli diciotto anni ma nel suo cuore aveva tanto da darmi se solo avesse saputo come amare.

Amare..chi sapeva con precisazione come si sarebbe svolto quel sentimento nato senza che nessuno dei due lo volesse? Era come se il tempo lo avesse deciso per noi...quello di stare  costantemente assieme per essere quelli che nessuno dei due aveva avuto prima.
Stare tutto il tempo insieme, vederlo spogliarsi dalle sue insicurezze e mostrarmi i suoi lati più intimi..era tutto quello che avrei voluto fra noi.
Era entrato nella mia vita come se fosse niente.
guardandomi.
Ero attratta da lui,era evidente ormai.
Con la aria da cattivo ragazzo, Quattro  mi tirava più a sé ma poi lasciava sempre che me ne andassi alla prima occasione...
Era completamente tutto incasinato, direi quasi complicato ma a me,stava bene così.
Stavo bene fin quando c'era quattro al mio fianco,ad infastidirmi e a stuzzicare ogni mio centimetro di pelle che sotto al suo tocco delicato impazziva per averlo sempre con me.
Io bruciavo per lui,tutto il mio corpo bruciava per lui come se fosse fuoco.
Lui dominava il mio cuore,la mia mente e il mio corpo senza lasciare spazio agli altri.
Come riuscivo a provare tutto quello per quattro?
Semplicemente mi attraeva più del dovuto,semplicemente l'idea di avere una persona come quattro mi faceva essere tranquilla.

Avrei dovuto parlare con tris, quando ne avevo le possibilità di farlo..doveva sapere che quattro era in un certo senso legato al mio dito.
Oltre ad esserlo al mio cuore.

Dio,mi faceva essere viva.
Mi dava la motivazione per essere sempre più forte,determinata e andare avanti durante il test e diventare come lui,un intrepida.
Allenarci assieme, aiutarmi..erano piccoli gesti che a me facevano sempre piacere.

Solo se fatti da lui.

Ed ero così tranquilla quando ero con lui, non pensavo assolutamente a nulla se non a farlo felice e volevo soltanto che lui facesse riferimento soltanto a me.

Lui iniziava ad esserlo per me,un riferimento..uno dei pochi pilastri nella mia vita.

perché era come se quattro  fosse come un locus amoenus che letteralmente significava essere il mio personale e perfetto posto sicuro.

Quel ragazzo era la mia casa,non era il quartier generale ad esserlo ma quattro.

La frazione prima del sangue,quattro veniva anche prima di loro.

Era follemente in innamorata di quattro.

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