Chapter 102

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Pov Nemesi

mi collegai ai tubi sola, era da considerabile pazzo e masochista.

ma io volevo farla finita una volta per tutte, finire l' ultima simulazione che mancava all' appello, nonché quella dei pacifici.

dovevo rimanere calma, non perdere il controllo dinanzi a qualunque avversità mi fosse capitata dinanzi.

qualunque cosa sarebbe successa, dovevo avere un atteggiamento da vera pacifica quello che non sono mai stata per sedici anni.

la mia mente mi fece rimanere nel laboratorio con Jeanine alla mia sinistra che scriveva qualcosa di sicuramente poco interessante su dei fogli.

«sei davvero patetica e strana a ritornare qui da me. sei il primo caso a cui vado incontro in una situazione così grave»

«grave?» la incitai a spiegarsi meglio

«più stupida di quanto credessi» ridacchiò

«puoi dirmi tutto ciò che vuoi, non perderò il controllo»

«mhh, molto pacifico»

«ti ringrazio, faccio progressi.. come puoi ben vedere»

«vuoi saperlo più di me cosa contiene quella scatola sennò non saresti qui»

«si, voglio saperlo. per cui sei pregata di non farmi incazzare come se fossi una ragazzina che cerca di rubarmi il ragazzo più figo e popolare della scuola. ti piace come metafora?»

«tranquilla, non ho intenzione di rubarti nulla. non sarò io quella che dovrai affrontare, ma dovrai subire lei» e indicò un punto oltre la parete in vetro

la signora avanzò nella mia direzione appena mi vide, appena riconobbi il suo sguardo il mio corpo entrò in una situazione di trance, come se fossi in un certo senso pietrificata.

«lei no..» cantilenai, lamentandomi sotto voce

era mia madre.

il mio personale inferno.

«sei sempre un fallimento, nemesi.. non cambierai mai.
sei nulla facente, pigra, sei stata solo un peso per noi.. lo sei sempre stata , questo non cambierà le cose,
il tuo ragazzo prima o poi si stancherà di te.
Ho capito prima di tutti che persona sei, ti ho odiata ogni singolo instante della mia vita. »

Mia madre mi odiava.
Mi feriva ad ogni singola parola.

Ma dopo anni ero ormai ero abituata, non avrebbe toccato il mio limite della sopportazione.

«nessuno ti ama, te ne rendi conto?»

«no!» scattai in mia difesa
«ti sbagli. Ho trovato delle persone che mi amano..»

«Melek non ti sopportava, era tua amica solo per ripiego.»

«madre.
Dovresti impegnarti di più per farmi crollare.
Le tue parole sono soltanto aria per me
Da un orecchio entrano, dall'altro escono.
Sono cresciuta, sono cambiata e non mi puoi fare più nulla.
La tua presenza comporta soltanto indifferenza per me»

Con due grandi Falcate si avvicinò, fece per aggredirmi ma invece la sua figura di smaterizzó proprio come quella di tobias.

Simulazione completata.

Apparve la scatola e iniziò  ad aprirsi figurando una signora di mezza età con i capelli castani e in alcuni punti erano grigi..
Il naso a punta, le labbra rosee sottili e i suoi occhi castani le raffiguravano il viso adatto a lei.

Era un messaggio, avrebbe cambiato tutto.

La società, la politica, il modo in cui eravamo divisi, i rapporti, le fazioni, ma sopratutto.. i divergenti e come venivano etichettati.

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