Chapter 60

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La paura non era descrivibile, come si faceva a parlare di un sentimento di cui non sapevo neanche l'origine?
'Ho paura' ma paura di che?
In quel momento provavo emozioni misti ma a gestire il mio corpo era l'ansia di dover occupare una stanza con quattro.
Dovevo svolgere la seconda parte del mio esame,per superare le mie più grandi paure.
Ma se Quattro facesse parte delle mie paure?
Erano passati due giorni da quando Quattro mi aveva furtivamente seguito sul treno e ringraziai la sua poca sanità mentale di aver smesso di cercarmi...
Ma fino a quel giorno avevo passato il tempo a dormire con la speranza di rivedere quella ragazza.

Ma niente.

Non avevo fatto colazione,lo stomaco si era chiuso provocando maggior timore su quel ragazzo.
'Avrà detto ad Eric della mia fuga?' Era quello che mi tormentava.

Quattro uscì dalla solita stanzetta, con indosso la solita tenuta da combattimento degli Intrepidi e iniziò a chiamare i ragazzi uno ad uno per la simulazione
Ma prima lanciò uno sguardo verso la mia direzione e il mio cuore iniziò a martellare nel petto, il mio volto invece si tinse leggermente di rosso
Sarebbero passati mesi,anni..ma quattro non smetteva mai di farmi effetto.

Passò un breve periodo di tempo e dopo Tris Prior, Quattro ci raggiunse nuovamente eliminando dal foglio quelli già chiamati.

«Narc..Nemesi»

Sorrisi quando stava per chiamarmi 'Narciso' sapevo che gli usciva naturale, ormai non poteva farci nulla.
Si era abituato a me.

«Tocca a te»

Alle sue parole balzai in piedi e sotto lo sguardo attento di tutti,incluse risatine da parte di alcuni compagni..ormai era evidente c'era qualcosa fra di noi.

avanzai a passo seguendo in silenzio il ragazzo con le spalle larghe ed entrai dopo di lui nella stanza sedendomi al mio posto.

«smettila di fissarmi» disse mentre era di spalle e spostai l'attenzione su altro negando l'evidenza.

«non ti sto fissando»

«i candidi non farebbero mai per te»

«beh, sarebbe stata comunque una mia scelta»

«pessima come..vabbè,andiamo avanti»

«come?»

«niente» sbuffó e si avvicinò con la siringa pronto a inietarmi il liquido per entrare nella simulazione ma lo fermai.

«Quattro» dissi a denti stretti obbligandolo a continuare la sua frase

«pessima come il gusto di scegliere i ragazzi che ti  baci,nemesi era questo,come puoi ben notare una sciocchezza di poco conto per te.»

Non risposi,perché non avevo le parole adatte per continuare il discorso.

«proseguiamo» lo incitai ad avvicinarsi.

Quando lo fece sentì il suo respiro pesante sul mio collo e nascose un sorrisetto.

«vuoi che ti dica la procedura o sai cosa faremo?»

«niente di perverso e sadico,immagino..» e scoppiò a ridere.

«sono stanco di ripetere le stesse parole ad ognuno,a Prior le ho ripetute ben tre volte perché era in preda dall'ansia»

«almeno con me puoi evitare di ripetere»

Avvicinò la siringa e liberò una mano per stringere la mia per darmi coraggio

«so che hai paura degli aghi»

«nonostante le avversità fra di noi?» sorrisi

«nonostante tutto.» e spinse il liquido nel mio corpo che avrebbe fatto fra mezz'ora esatta.
«io starò lì a vederti,sta' tranquilla.»

***
Mi trovavo in una sala, era simile ad un teatro antico come quelli dell'opera e io era sul palco con un vestito lungo nero davanti a me era posto un microfono e oltre esso tavolini pieni di persone che parlottavano fra loro.
Sulla destra un piccolo angolo alcoolici con un barman vestito di bianco che serviva drink.
La sala si spense di colpo,ma i riflettori puntavano sulla mia figura.
Iniziò a partire una base musicale e senza volerlo la mia voce si prestò ad essere la protagonista.
Ma il pubblico iniziò a urlare cose non piacevoli per una ragazzina e allora capì la mia paura: l'essere pregiudicata male.

Il centro della sala si illuminò e seduta in un tavolino apparve mia madre, sempre con la sua espressione arrabbiata e venne verso di me dopo essersi alzata frettolosamente.
Odiava quando facevo qualcosa che a lei non andava bene e mi puniva.
Ma tutto quello che facevo a lei non andava bene..
E io dovevo solo star in silenzio e subire.

«non farmi del male,perfavore..» le dissi ma lei aprì un palmo che raggiunse a gran potenza la mia guancia.

«mamma..no,ti prego»

«che figura mi fai fare!» un altro schiaffo che mi fece finire per terra e lo scenario cambiò.

Ero a casa mia,nella mia camera da letto e la porta era chiusa,sentivo  mia madre urlare segno che mi aveva chiuso a chiave..ma la domanda era

Quanti giorni ero rinchiusa?

«tre» disse una voce,non quella di quattro.

«Cleo»

«non è reale. Tutto questo è solo nella tua mente. Quattro non può vedermi né sentirmi cerca di fare la disinvolta»

«che ci fai qui?»

«non farmi domande,non rispondermi o capirà che C'è qualcosa che non va in questa simulazione e io voglio solo aiutarti»
«pensa un modo per uscire da qui,poi ci occuperemo di tua madre»

Mi avvicinai alla porta,alla finestra ma entrambe erano bloccate.
Mi guardai intorno e la mia attenzione fu catturata dal conduttore di aria.

«Bingo!» e mi arrampicai grazie all'aiuto della scrivania arancione.

Tolsi la copertura di acciaio e iniziai a strisciare come un verme,come mia madre mi avrebbe definito.
Cercai la cucina e con un pugno tolsi il quadrato di acciaio e mi catapultai giù con un rapido salto.

«sei stata brava» si complimentò Cleo.

«brutta troia!come hai fatto!se ti acchiappo!» urlò mia madre.

«non vuoi farle proprio nulla?ricordati..cosa successe quando avevi dodici anni»

«Fuoco» sussurrai..

«puoi farlo se vuoi,tu puoi tutto»
«non è niente reale qui»
«puoi fare qualunque cosa» Cleo continuò e il ego si sentì appagato...

Allora iniziai a ricordare di quell' evento che mi aveva distrutto mentalmente e cancellato quel briciolo di affetto che provavo verso mia madre.

«avrei preferito che tu morissi!» urlò mentre mi prendeva a suon di schiaffi.

E allora da un momento all'altro la casa prese fuoco come avevo immaginato, io e mia madre con essa.

Mamma..sono morta con te.
Preferisci questa macabra versione?

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