«quattro» mi voltai verso il ragazzo, erano le sette del mattino e insieme, passammo la notte in bianco e sembrava che avesse ceduto al sonno.
Lo osservai a lungo, la barba gli era cresciuta molto e aveva bisogno di essere sistemata o avrebbe preso le sembianze di un barbone.
I suoi occhi erano chiusi in due fessure
Le sue mani mani erano poste sul petto e una di esse sul mio ventre.
Le sue gambe uscivano dal piccolo letto che ci avevano assegnano poiché era alto più di un metro e ottanta
Mi aveva confessato di star scomodo con le gambe piegate, non immagino dividere un letto singolo fra due persone.Ma voleva che restassi.
«sei sveglio?»domandai nuovamente
«quattro?»
«Tobias!»persi le speranze e gli schiaffeggiai il viso con delicatezza.Ma era quella di un elefante perché si svegliò sobbalzando per lo spavento.
«ma sei stupida?»sussurrò con la voce impastata.
Dovevo dirglielo, non ci sarei riuscita a tenerlo per me.
Avevo bisogno di sapere che qualcuno di cui potevo fidarmi poteva portare un peso con me.
Perché io ci pensavo ogni minuto che passava, percepivo la paura nelle mie ossa e risultava difficile pensare ad altro.
Avevo bisogno di quattro.«devo dirti una cosa, è di vitale importanza»
Mi fece segno con la mano di aspettare per passarle successivamente sugli occhi e dopo il suo consenso iniziai a parlare.
Cercai di essere abbastanza chiara, inserendo tutti i dettagli possibili della conversazione che avevo avuto con le mie amiche.
«mi stai dicendo che jeanine potrebbe sapere dove siamo nascosti?»
«siamo topi in trappola, quattro.
Non c'è un modo per spiegarlo.»«dobbiamo muoverci, mi consulteró con gli altri per sapere se verranno con noi o meno.»
«ci seguirà melek, non ho ancora parlato con lei ma vorrei che venisse con me.
Non credo sia al sicuro qui.»Un forte rumore di una campana ci fece smettere di interloquare e il ragazzo sbuffó sonorosamente.
«è ora di lavorare»
«proverai cosa vuol dire essere un pacifico Tobias, farai quello che avrei dovuto svolgere tutti i giorni sotto il sole.
Dopo un po' puzzerai di pollo fritto.»«non sei per niente rassicurante nemesi.»
«sono anche in ritardo, tu a che ora hai il turno?»«in teoria dopo pranzo, ma non penso che i pacifici con i quale ho vissuto per sedici anni abbiano voglia di farmi restare nei campi.
Mi daranno qualcos'altro da fare»«Io devo scappare, Ci vediamo dopo» mi lasciò un bacio e andò via per raggiungere le docce e fare più velocemente possibile.
Decisi di essere gentile e misi in ordine la sua stanza rifacendo pure il letto.
Piegai la sua divisa che le pacifiche addette al servizio lavanderia avevano lavato, avevano eliminato anche le macchie di terra e di sangue incrostato.Le loro facce sconvolte quando videro le tenute mal ridotte era memorabile, la loro voce tremava quando mi videro cambiata.
Me ne ero andata per loro.
Mi avevano reso la vita un inferno. E dovevano pagarne le conseguenze.Le mie emozioni riportarono nelle mia mente l'unica persona adulta con cui avevo il piacere di parlare.
Christopher.
Mi chiedevo che fine avesse fatto, al mio ritorno era l'unico che non avevo ancora visto e allora decisi di uscire dalla stanza per andargli a fare visita.
In onore dei vecchi tempi.
Prima andai nella mia stanza, mettendo le scarpe della mia amica Daisy che mi aveva prestato poiché le mie erano sporche e si era prestata ad aiutarmi a pulire.
Cosa che alla fine avrebbe fatto soltanto lei.Conoscendomi poi, scansafatiche che ero non avrei alzato un dito durante il mio soggiorno provissorio.
Uscendo dal lotto percorsi mezza residenza per raggiungere la casa del mio amico molto più giovane.
Mi avvicinai alla sua casa e bussai ripetutamente per tre volte ma nessuno venne ad aprirmi, tentai un altra volta ma fu invano.
Forse passeggiava fra i campi come faceva ogni mattina.
Incerta, andai da johanna che la trovai benevolmente seduta alla sua scrivania e appena si accorse della mia presenza mi venne a salutare alzandosi frettolosamente.
Scansai il suo abbraccio con la scusa che ero sporca di terra e chiesi il permesso per prendere posto su una delle due sedie poste difronte alla sua postazione.
«posso?»
«certo.»
«johanna...volevo chiederti dove fosse Christopher, l'anziano che abitava dietro la collina.
Sono andata a casa sua per fargli una visita ma non c'era.
Dato che tu sei il capo fazione ed eri informata su tutti gli spostamenti dei tuoi cittadini.. Volevo sapere soltanto dove fosse»Il suo volto si rattristì e ritornó a sedersi.
«guarda tesoro.. Dopo una certa età nella propria fazione in cui sei stato uno fra i più grandi.. era un uomo molto saggio.. come ben sai, è stato sostituito da un capo più giovane,ossia me medesima così che il precedente può pensare al riposo.
È da un bel po' di anni che ci sono io.
Christopher era l'unico che aveva speranza per te, gli stavi molto a cuore ma dopo aver scelto un altra fazione, lui era consapevole della tua scelta e si tolse la vita.
Era stanco di vivere ed eri la sua ultima missione.Una accoltellata, una dopo l'altra sembravano le sue parole.
Non mi sembrava vero.« è... Morto? »
« mi dispiace tanto nemesi... Tre mesi fa. Dopo qualche giorno dalla cerimonia della scelta, l'ultimo giorno in cui ti ha vista.
E forse, l'unico giorno in cui lui ti aveva visto finalmente felice»Era morto.
«Io non avevo fatto nulla per impedire che accadesse...»
«come potevi far qualcosa? Nessuno di noi lo sapeva,
Non ti sentire colpevole.»Non risposi, Mi alzai facendo sbattere violentemente la sedia al suolo e corsi, sperando di scappare dalla triste realtà sbattuta in faccia con così tanta facilità.
Sentivo le mie gambe cedere, le lacrime mi innondarono il viso e il cuore spezzarsi di volta in volta.
' nasciamo per morire'
Era una delle tanti frasi che mi ripeteva Christopher
Siamo programmati per nascere, vivere per un lasso di tempo e poi raggiungere la morte.Perché lui non poteva restare un po' di più?
Con me?
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Narcissus.
FanfictionChicago era stata suddivisa in cinque gruppi,chiamate fazioni fra cui: Abneganti, Intrepidi,Eruditi,Candidi e Pacifici. In quest'ultima ne faceva parte Nemesi,una ragazza determinata ma complicata ma che sapeva benissimo cosa voleva dalla vita. Non...