Chapter 97

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Mi alzai dal letto appena guardai l'orologio posto sul muro che segnava le tre e mezzo del mattino.

Mi misi le scarpe e senza armi uscii dalla residenza degli esclusi dirigendomi verso il punto che avevo deciso, lasciando tobias e tutte le persone che mi volevano bene.

Non volevo che altre persone innocenti morivano a causa mia, quel mio atto era per tutti loro.
Perché consegnarmi significava porre fine ai suicidi, al dolore che avrei imposto.

Era per Marlene, la mia amica durante tutta l'iniziazione.
Per Christina, che aveva capito per prima che ci fosse qualcosa fra me e quattro.
Per tris che nonostante tutto, alla mia amicizia non aveva rinunciato
A Lynn, Uriah e tutti gli altri.
Alle fazioni, all'intera società
Era persino per quattro, che dopo mi avrebbe odiato ma era consapevole che era la cosa giusta da fare.

Ma sopratutto era per la mia amica, che era morta a causa mia.
Era per lei, perché non sarebbe morta inutilmente.

Mi dispiace melek, rimedierò.

Perché ero stanca di soffrire e non riuscivo a gestire cose più grandi di me.

Quattro era il migliore in queste cose, non era influenzabile dalle emozioni che provava o da altri fattori.
Aveva un punto fermo, ci rifletteva a lungo fino a trovare una soluzione che andava bene per tutti quanti.

Ma io l'esatto opposto ed era bastata la morte della mia migliore amica a farmi cedere.

Arrivai nelle quartier generale che appena lo superai un allarme scattó e delle guardie armate mi vennero a prendere, alzai le mani sopra le spalle come in segno di arresa.

Mi avevano appena arrestato e non avevo fatto nulla per impedirlo, ma effettivamente c'era qualcosa da poter fare?

La risposta era no.

Le morti sarebbero aumentate, jeanine avrebbe trovato un altro modo per avermi nel suo quartier generale per fare chissà cosa.

Era meglio così, la cosa migliore che potessi fare.

Quattro prima o poi mi avrebbe perdonato e capito.

«sai, non ti credevo così stupida, Bonnie»
Peter.

Mi voltai e squadrai il ragazzo che avevo indosso una tuta da erudito e le guardie mi lasciarono sotto alla sua custodia che mi scortó fino ad una sorta di laboratorio.

«traditore»

«Che cos'è?» dissi indicando una scatola che raffigurava le fazioni.

Mi fece avanzare dentro una saletta bianca con una parete interamente fatta di vetro ma oltre esso non vidi nulla.

Era sorprendente quanto odiavo quella fazione ma ammiravo molto la loro avanzata tecnologia.

«la sola ragione per cui tu sei viva, quanto mi piace sapere cose che tu non sai.
devi aprire quella scatola » dal suono della pistola, capì che me la puntò sul retro della nuda.

« per farlo, devi superare tutte le simulazioni delle fazioni. ma gli altri che ci hanno provato sono morti, ops! forse non avrei dovuto dirtelo.
vabbè non agitarti»

«quanto sei sadico..?» Sputai con odio

«straordinario» la sua voce priva di sentimenti.

E le luci oltre il vetro si accesero rivelando un vero e proprio laboratorio pieno di macchine di cui non conoscevo il nome neanche di mezza.

Jeannine, di cosa era costituita quella donna? Potere e autorità?

«mettiti al centro del cerchio, prego» disse girandosi di spalle.

Ma non lo fece e Peter lo ripeté.

Mi voltai verso di lui, lo disarmai e un mio pugno gli fece colare sangue dal naso.

Un altra volta, ridacchiai nervosamente e li spinsi contro il vetro attirando dopo pochi instanti.

«interrompi i suicidi o giuro che lo ammazzo»

«fai pure, abbiamo tante guardie.»

«Cosa?» urlò il ragazzo

Mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurai
«Questo è il momento in cui capisci che sei sempre stato dalla parte sbagliata, testa di cazzo»  e in  preda dal nervosismo sparai ai vetri che con poca sorpresa si rivelarono anti proiettili.

Stronzi.
Quanto mi odiavo porca puttana
La conoscenza fotteva, fotteva proprio bene.

Ma anch'io.

Mi puntai la pistola alla tempia

«penso proprio che ti servirò viva per questo tuo folle esperimento, vero?»

La donna sbiancò visibilmente,
scatto matto stronza

«Posso chiamarti jea adesso che siamo in confidenza, no?» ironizzai

Ma il mio capo scattó verso l'entrata della sala simulazione dov'ero in quel momento rivelando l'ultima persona che avevo voglia di vedere.

Mio fratello Dionisio.

«dammi la pistola nemesi» si finse di essere cortese e preoccupato ma ero così talmente arrabbiata che feci partire il grilletto.

Il colpo arrivò al piede del ragazzo che era vestito di punto in bianco elegante, senza un capello fuori posto.

Era davvero la vita che voleva condurre?

L'avevo sparato al piede appositamente, non era grave come ferita..
Avrei dovuto puntare alla bocca dello stomaco o addirittura al cranio direttamente.

« Hai ucciso la mia migliore amica, pazza sadica!» e mio fratello non aveva nessuna espressione di sorpresa sul viso.

« lo sapevi? Sapevi che avrebbe fatto questo? Ha ucciso melek, la conosci da quando eravamo bambini! Faceva parte della nostra famiglia ormai»

«la fazione prima del sangue» disse soffocando una lamentela di dolore e due guardie fra cui una delle due era Peter lo scortó fino ad una sedia dove era seduto poco tempo prima un ragazzo.

Io lo conoscevo.

Caleb prior, fratello di Beatrice.

Era un traditore anche lui.
Aveva detto che sarebbe rimasto fra gli esclusi o sarebbe ritornato dagli abneganti.

Che cosa penserà la sorellina di te?

«Non essere sorpresa, Nemesi.
il suicidio continuerà fin quando non avrai terminato tutte e cinque le simulazioni.»
Non avevo scelta, dovevo farlo senza ribattere.

Dovevo riuscire a superare tutte le simulazioni o le morti non si sarebbero placate.

«okay, lo faccio.» Dissi sapendo che non sarei dovuta essere lì.

Dovevo essere ancora nel letto con quattro e ricevere il 'buongiorno' con la voce impastata dal sonno seguito da un lungo bacio.

Poi avremmo parlato del nostro piano d'attacco e sarebbe stato tutto perfetto.

Tutto.

Avvanzai al centro della sala e dal soffitto scesero dei grossi e numerosi tubi che percorsero il mio corpo sapendo benissimo dove andare..
Alcuni sui quadricipiti, sulla schiena, braccia e gambe.

Non si poteva tornare più in dietro.

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