capitolo39

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KEVIN

Poggio il telefono sulla scrivania.
Non ho parole, non posso credere di aver parlato con la figlia di Asako. Lui non ha figli, almeno non vivi.
Sento bussare alla porta e a quest'ora della notte può essere solo la mia Keila.
<<Ehi, ma che succede?>>
Chiede ancora mezza addormentata.
Sbatto la mano sulla coscia e lei mi raggiunge e si accoccola sul mio petto, le bacio i capelli e appoggio la guancia sulla sua testa.
<<Devo partire per il Giappone.>>
Attendo la sua risposta, ma lei alza la testa e mi guarda e i nostri occhi si allacciano subito, ed è sempre bellissimo.
Mi accarezza la guancia senza mai distogliere lo sguardo.
<<Basta che torni sempre da me.>>
<<Sempre.>>

La riaccompagno nella nostra camera con la promessa di ritornare.
Chiamo Jess con la speranza che abbia tolto la testa dalle gambe di Liria.
<<Mmh pensavo di avere ancora qualche giorno.>>
Dice con voce roca dal sonno.
<<Muovi quel cazzo di culo Jess, tra un'ora esatta partiamo per il Giappone.>>
Riattacco e faccio una cosa che mi ero ripromesso di non fare mai.
Chiedere aiuto.
Chiamo i mercenari e i miei uomini dicendo di prepararsi per andare in guerra.
Prendo la vecchia agenda di mio padre è scorgo i nomi che mi servono.
Italia, Albania, Russia e Cina.
Collego le chiamate tra loro e mi siedo sulla mia poltrona mentre mi verso del wiskey e accendo il mio sigaro.
Il primo a rispondere è Serghei Milov dalla Russia, poi Antonio La Rosa Italia, Eliar Treban Albania e infine Ciank Acrok dalla Cina saluto ognuno di loro e dopo vari convenevoli vado dritto al sodo. Ognuno di loro vuole qualcosa da me e solo oggi sono disposto a darlo.
<<Signori, se ho interrotto le vostre vite oggi e per una questione piuttosto importante. Ho ricevuto una chiamata da Misa Asako.>> Le loro facce sono fisse alla telecamera che inquadra perfettamente i loro volti che non tralasciano nessuna emozione.
Tutti aspettano ansiosi che continui.
<<Poco fa ho saputo che Jian Asako ha una figlia e a quanto pare lo vuole morto. È stata una sorpresa anche per me lo devo ammettere, ma non è tutto Jian ha preso uno dei miei ed mio dovere riportarlo a casa.>>
<<Kevin cosa ci stai chiedendo.>>
Chiede Serghei.
<<Devo volare per il Giappone tra un'ora.>>
<<E noi a cosa serviamo?>>
Chiede Ciank.
<<Mi avete chiesto sempre di fare affari insieme e per ovvi motivi ho sempre rifiutato, ma oggi sono qui per dirvi che tratterò con voi se sarete al mio fianco durante la guerra che scatenerò in Giappone >>
<<Io ci sto! Parto per il Giappone appena raduno i miei migliori uomini. Ho sempre voluto vedere morto Jian.>>
Dice Antonio.
<<Grazie Antonio.>>
Dopo aver discusso con il resto dei tre ci diamo appuntamento direttamente a Tokyo. Ognuno di loro ha accettato e a quanto pare ognuno per un motivo personale verso Jian.
Dire che si è fatto molti nemici nel corso degli anni è eufemismo.
Chiamo anche il Messico, che grazie a Liria ora è mio.
Vado all'armeria per prepararmi, indosso il mio giubbotto antiproiettile con pallottole, pistole da caviglia e varie bombe.
Prendo il mio amato fucile a pomba con il mio cazzo di nome inciso e scendo la grande scalinata della tenuta.
All'entrata ci sono già tutti i miei uomini tranne Jess.
<<Dove cazzo è Jess?>>
Se mi fa partire in ritardo gliela farò pagare cara.
Nessuno risponde e ci avviamo verso i due jet privati armati in ogni angolo del corpo.
In lontananza sento una moto mi volto e vedo Jess che corre verso di noi.
Si ferma e smonta dalla sua kavasaki nera.
<<Scusa capo.>> Dice in un sorrisino.
<<... ma dovevo salutare per bene Liria. Non si sa mai.>>
Che merda secca.
<<Muovi quel cazzo di culo Jess.>>
Sale sul jet anche lui più armato del normale, con il suo inconfondibile giubbotto di pelle nera. Si accomoda tra i mercenari e io li guardo orgoglioso perché sono felici come bambini che vanno in gita scolastica.
Prendo parola e tutto intorno si zittisce.
<<Soldati, animali o quello che cazzo siete. Stiamo andando in guerra, non la solita guerra ma quella dalla quale sicuramente non si torna. Il Giappone detiene la più grande organizzazione mafiosa al mondo, ma quello che il Giappone non sa è che il mondo sta andando da lei per annientarla.
Spero che alla fine rivedrò ognuno delle vostre brutte facce, se così non sarà è stato un onore.>>
Un boato assordante si manifesta alla fine del mio discorso dove  urlano e applaudono come dei gorilla eccitati.
Ho promesso a Keila di ritornare da lei e ho tutte le intenzioni di mantenere la promessa fatta.
Se tutto andrà come ho studiato, non riporterò a casa solo Axel, ma l'ennesima vittoria. Mi chiamano  Re, ma io sono destinato ad essere un Dio e tale rientrerò.

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