capitolo33

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Axel

La guardo dormire, è distesa sul letto su di un fianco e indossa una mia t-shirt.
Abbiamo parlato per ore e abbiamo elaborato un piano.
Sono seduto sul divano con l'ennesimo bicchiere di Jack in mano.
Dopo tanti anni finalmente stasera mi sono sentito stranamente completo.
Ma il senso di colpa nei confronti di Tanya mi frena ogni dannata volta.
Ho visto la vita abbandonare i suoi occhi e io non ho potuto fare niente.
Un mare incurabile me l'ha portata via in tre settimane e non ho potuto fare altro, che rimanere a guardare.
Il fatto che Misa abbia risvegliato qualcosa che pensavo fosse morto, mi porta solo a sentirmi fottutamente in colpa.
Ho discusso molto con lei sul modo di agire. Non le ho detto per chi lavoro o qual'è lo scopo del mio capo, a dire il vero e un mistero anche per me.
Io sono qui solo per svolgere il mio lavoro e se per farlo dovrò usare tutti i mezzi a mia disposizione, allora lo farò senza pensarci due volte.
Sono entrato a far parte della famiglia Riello quando mio padre fu ucciso, era il braccio destro del padre di Kevin e dopo la sua morte Jonathan Riello mi prese sotto la sua ala. Sono cresciuto con Kevin e Matt, anche se dopo la morte di quest'ultimo le cose sono andate un po giù.
Ma ho coltivato un profondo bene e rispetto per Kevin a prescindere da cosi rappresenti ora.
<<Cazzo la smetti di pensare? Mi disturbi il sonno.>>
La voce ovattata di Misa mi riporta alla realtà e mi strappa un sorriso.
Ed eccola lì, con quel caratterino che mi fa perdere le staffe ogni volta. La cosa strana è che Misa è totalmente l'opposto da Tanya, lei era docile e tranquilla, mentre Misa è una pazza scatenata.
Forse ti fa impazzire perché è la tua copia femminile.
<<Allora, vieni a letto o no?>>
Vorrei dirle si, ma non posso tra poche ore sarà l'alba e devo incominciare a lavorare.
<<Torna a dormire bambolina, io ho del lavoro da fare.>>
<<Come vuoi mister muscoli. Se hai bisogno chiamami.>> Così si volta e torna a dormire. Sorrido ancora e esco dalla stanza per  fare una chiamata.
Secondo Misa, lei è stata sicuramente riconosciuta, metre io sono un mistero e la maschera avrà aiutato a coprire il mio volto. Tutto questo manderà Jian fuori di testa e come ha detto lei il ciccione scoppierà prima o poi annegando nel suo stesso grasso. Sorrido per la sua battuta niente di così lontano da quello che avrei detto io. Ripenso al fatto che non sia stato conosciuto, non ne sono così sicuro, ma mi voglio fidare di lei.

Jian ha a sua disposizione il più grande esercito e non impiegherà molto a capire chi sono e a collegarmi a lei.
Mando un email a Jess, ma non ottengo risposta, provo a chiamarlo ma di lui nesssuna traccia. Penso che sia strano, soprattutto non è da lui.
Decido di rientrare per attivare le cimici e vedere se riesco a sentire qualcosa.
Mi accomodo sul divano e indosso le mie cuffie. Dall'audio capisco che Misa aveva ragione, lei è stata scoperta mentre io no.
A quanto pare dovremmo lavorare parecchio, Jian sta mobilitando il suo  esercito come un dittatore di guerra.
Ha ordinato ai suoi uomini di perlustrare ogni fottuto angolo della città.
Ma non è questo che attira la mia attenzione più di tutto, ma un nome che poco prima ho sentito nominare a Misa, un certo Miko.
Mi alzo e la sveglio subito.
<<Ehi bambolina svegliati, abbiamo un problema.>>
Di scatto apre gli occhi e si alza.
<<Che succede?>>
Non vorrei aver sentito male, quindi scollego le cuffie in modo che ascolti anche lei.
<<No, no, qno Miko, fa che sia uno scherzo.>>
Il suo volto è completamente sbiancato per la notizia, si alza e incomincia a guardarsi in giro in cerca di qualcosa, forse i suoi abiti.
<<Misa, che hai intenzione di fare?>>
Non vorrà mica uscire da sola?
<<Ha preso Miko! Quel figlio di puttana ha preso Miko.>>Mi dice urlando.
<<Lo ucciderà, cazzo fa sempre così, punisce me uccidendo le porsone a cui tengo.>>
Le sue parole sono intrise di rabbia e dolore i suoi occhi sono accerchiati di rosso per la collera che emana il suo corpo. Mi alzo e circondo il suo corpo con le mie braccia, non so perchè l'abbia fatto ma al momento mi è parsa la cosa migliore.
<<Mi dispiace bambolina, ma ora non puoi farci niente.>>
Il suo corpo è immobile e teso come una corda di violino, vorrei dirle che ne usciremo, ma qualcosa mi dice che mentirei.
<<Sta facendo uccidere l'unica famiglia che io abbia mai avuto. Non puoi dirmi mi dispiace, tu non sai cosa vuol dire perdere qualcuno.>>
Le sue parole si attaccano alla mia pelle e le sento bruciare e ardere fin dentro il mio corpo.
Mi stacco subito da lei e la guardo, poco dopo incontra il mio sguardo.
<<Hai ragione...>>
Dico passando una mano sul viso
<<... Io non posso saperlo.>>
Afferro la maniglia della porta e esco da quella stanza. Non so perchè me la sia presa tanto, lei non sa nulla di me e non posso pretendere nulla ma dopo tanto lavoro e dopo tanti anni, a fatto riaffiorare quel dolore che mi stringe lo stomaco in una morsa e mi fa mancare l'aria.
In questo momento ho bisogno solo di bere per sentirmi meglio, quindi decido di raggiungere il piano bar dell'hotel e fare il pieno di ogni cosa disponile.

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