capitolo13

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Misa

Posso dire che ieri ho fatto il miglior sesso della mia vita?
Cazzo certo che posso! Il mio nome sarà anche Misa la castità non rientra nella mia vita.
Sono fuori dalla palestra intenta a fumare una sigaretta con Sarja, la ragazza di Bryan.
<<Fammi capire sei andata via con lui e poi?>>
Chiede sempre più curiosa lei.
<<Dai non tenermi sulle spine, anch'io ci ho fatto un pensierino sai?>>
<<È Bryan?>>
<<Sai che scherzo! >>
La guardo in malo modo, sinceramente non ne capisco il motivo e le parole escono dalla mia bocca prima di potermele rimangiare.
<<Se ci tieni tanto.>> Dico facendo un tiro e buttando il fumo fuori.
<<Senza scendere nei particolari posso solo dirti che è una macchina del sesso.>>
Lei mi guarda allibita e per la prima volta senza parole.
<<Cavolo non parli mai così. Che cazzo ti ha fatto?>>
Probabilmente avrà i miei segni per giorni, come io porto i suoi, ma questo è solo un particolare.
<<Dai almeno dimmi se è di marmo come sembra.>>
Spengo la sigaretta con la punta del piede.
<<Non sembra, lo è!>>
Affermo incamminandomi all'entrata della palestra.
<<Oh cazzo!>>
Mamma mia è quanto è drammatica.
<<Misa!>>
La ignoro è continuo a camminare, la sento correre per raggiungermi.
<<Cazzo Misa, girati e guarda.>>
Curiosa delle sue parole mi volto e dall'altra parte della strada lo vedo.
E porca di quella puttana.
Con tutta la sua mascolinità, con un borsone tra le mani appeso dietro la spalla e un paio di occhiali a coprire i suoi occhi verde scuro attraversa la strada e si incammina verso di noi.
Ma che problemi ho? Possibile che sia rimasta tutto il tempo a fissarlo?
Cazzo non è da me.
Un sorriso arrogante si allarga sulle sue labbra è quando è davanti a noi abbassa il borsone e si toglie gli occhiali da sole.
<<Bambolina!>>
Mi chiama risvegliando i miei pensieri sporchi.
<<Non pensavo che ti avrei più rivisto.>> Dice sorridendo e sorpassando me e la mia amica.
Cazzo non l'ho nemmeno risposto.
Misa datti una calmata, Maledizione.
Raggiungo le porte a vetro e lo seguo fino al bancone registrazione, dove Akay la segretaria lo guarda imbambolata.
Lo sorpasso andando all'area allenamenti, sperando che non mi segua. Il fatto che me lo sia ritrovato qui non mi piace affatto.
Dopo quello che sembra un'eternità mi affaccio dal vetro della porta ma non lo vedo da nessuna parte. Il mio lavoro è finito potrei anche andare via ma non ne ho la minima intenzione.
Esco dalla stanza e mi guardo in giro e finalmente lo vedo nell'area pesi intento a sollevare gli attrezzi sulla panca.
Ma non è questo a far partire il mio sangue al cervello, ma è quella troietta di Marie l'americana bionda che fino a due minuti fa mi era simpatica che lo aiuta a sollevare contando il suo tempo.
Lei mi saluta facendomi un gran sorriso.
<<Misa, sei ancora qui?>> Mi domanda la bionda e solo ora mi accorgo che mi sono avvicinata.
Cazzo cazzo Cazzo.
<<Si stavo sistemando le ultime cose>>.
Sento i suoi occhi addosso ma non oso guardarlo.
<<Ti alleni anche tu qui?>>
Chiede mister muscoli.
<<No tesoro>>.
Le dice la bionda che ora mi sta sulle palle.
<<Lei lavora qua>>.
Prima che perda la pazienza mi avvicino e dico a Marie di allontanarsi che ora ci penserò io a lui.
Lei sembra contrariata ma annuisce, però prima passa di fianco ad Axel e lascia un biglietto nella molla dei suoi pantaloncini.
E che cazzo donna contieniti.
Lui le sorride e lei sparisce.
<<Allora...>> Chiedo nervosa.
<<Com'è possibile che su più di due mila palestre in tutta Tokio ti sia finito proprio dove lavoro io?>>
Lui blocca i pesi e si alza dalla panca. Cazzo, ho la gola secca.
Si avvicina a me, e mi mette con le spalle al muro abbassando un pó la testa per arrivare alla mia altezza.
Il suo petto luccica per il sudore accumulato.
<<Cosa stai insinuando bambolina?>>
I nostri occhi sono finiti l'uno nell'altro, lo spintono e arretra di poco.
<<Non lo so dimmelo tu>>.
Lui sorride prendendo il suo labbro nei denti.
<<Bambolina, è stata solo una pura coincidenza.>>
Dice troppo e ripeto troppo, vicino alle mie labbra, le guarda e poi alza una mano sciogliendo la mia coda di cavallo mettendo la molla per i miei capelli al suo polso.
Ma non mi lascio intimidire come pensa lui, lo spintono ancora e lui sorride. Questa volta sono io ad avvicinarmi a lui, bacio il suo collo passando bene la punta della lingua sulla vena pulsante, dal sapore salato e mi allontano.
Ma la sua mano afferra il mio polso e mi fa voltare.
La palestra è semi vuota, ma come sempre non me ne curo minimamente.
<<Allenami tu Bambolina>>. Dice con fare suadente.
Inarco un sopracciglio e prendo l'ennesimo elastico dal mio polso e lego i capelli.
<<Ti farò pentire della tua scelta>>. Gli dico sfidando il suo sguardo.
<<Vedremo>>. Dice raggiungendo la panca.
Mezz'ora dopo tra pesi e flessioni, mi avvicino al suo viso rosso e sudato.
Cazzo se è sexy.
<<Ci vediamo domani al solito orario mister muscoli>>. Mi alzo dal tappetino e mi avvio alle docce private.
Chiudo la porta e mi spoglio subito per buttarmi sotto la doccia. Sono intenta bagnare il mio viso sotto il getto d'acqua quando sento la porta aprirsi e rinchiudersi bloccando la serratura, le mie labbra si sollevano con orgoglio.
Mi giro e lo trovo al muretto intento a fissarmi. Dovrei essere arrabbiata, spaventata o qualcos'altro invece è totalmente il contrario.
<<Ti piace quello che vedi o stai avendo un ictus?>> Ripeto e stesse parole pronunciate da lui ieri sera.
Si abbassa i pantaloncini insieme ai suoi boxer neri e il fogliettino con il numero di Marie vola via, lui lo nota, ma se ne frega completamente. Entra in doccia prendendomi subito in braccio facendomi saldare ai suoi fianchi.
<<Allenati tu Bambolina, tranquilla ti reggerò io.>>
Rido perché la battuta fa schifo e lui mi segue.
Fa sbattere le mie spalle alle fredde mattonelle bianche e mi prende in un modo cosi rude da farmi perdere il controllo dopo pochissimo tempo torturando il mio collo e il seno.
E lo vedo fottutamente orgoglioso di questa cosa. Ma non resiste molto e poco dopo mi segue.
Mi stacco da lui ma questa volta è lui ad andare via senza dirmi un cazzo.
Non è una cosa che mi fa piacere, ma non glielo farò mai capire.
Sento la porta sbattere e cerco di sgombrare la mia mente e assestare il mio corpo ancora percosso dalle piccole scosse.

Sento la porta sbattere e cerco di sgombrare la mia mente e assestare il mio corpo ancora percosso dalle piccole scosse

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