capitolo 42

652 53 21
                                    

Misa

Ora basta, se ha ucciso Axel dovrà affrontare la mia ira.
Vado così veloce che le macchine che sorpasso sono come immagini sfumate, i miei occhi sono annebbiati dalle lacrime che trattengo e che mi impongo di non versare.
Axel... Inspiro forte e il petto si comprime per il dolore.
Rabbia, ansia, paura e adrenalina in questo momento dominano il mio corpo è il mio cervello.
Per mia madre per Miko, ma sopratutto per quel sconosciuto che è entrato a far parte della mia vita e la stravolta totalmente rendendomi debole ma sopratutto umana.
Potrei continuarlo a chiamarlo così, ma so che tale non è più è anche se non lo ammetterò mai credo che finalmente il mio cuore si sia aperto, ma se lui è morto rischia di sgretolarsi in tanti piccoli pezzetti.

Se solo potrei scenderei a patti con qualsiasi entità per salvarlo.
Se c'è ancora da salvare.
Ma ho un'ultima possibilità e farò di tutto per arrivare a lui.

Sono quasi arrivata alla sua grande villa dove due scimmioni sono di guardia.

Mi fermo alzando le breccioline bianche per la brusca frenata.
Scendo dalla moto e alzo le mani in aria per far capire loro che non voglio attaccarli.
<<Voglio parlare con Jian.>>
Dico quando sono abbastanza vicina.
<<Non sei la benvenuta.>>
Sghignazzano e si avvicinano girandomi intorno, i nervi incominciano a saltare afferro il più grosso per il giubbotto e lo tiro a me mentre l'altro subito mi punta la pistola.
Scuoto la testa e sorrido.
Che idioti.
<<Chiamami Jian, ora.>>
<<Non puoi darci ordini.>>
Certo che posso.
<<Lo chiamiamo con le buone o con le cattive, a voi la scelta.>>
Ma non intendono accontentarmi.
E va bene usiamo le cattive.
Tiro l'energumero verso di me assestandogli una ginocchiata proprio tra le gambe e le campanelle suonano per la vittoria come il gioco alle fiere.
Mentre cade a terra afferro il secondo e gli tiro una testata sul naso così forte che fa male anche me, cade a terra e mi avvento su lui. Continuo a colpirlo fino a quando non sento che il suo naso sotto le mie nocche è una molla purea rossa. Mi alzo e mi avvicino all'altro che ancora si tiene i testicoli.
<<Dai mettiamo fine a questa agonia.>>
Gli dico sorridendo, gli assesto l'ennesimo calcio e il suo viso diventa viola. Estraggo il pugnale dalla coscia e glielo conficco nel petto, la punta entra quasi del tutto ma per perforare il cuore bisogna fare più pressione. Mi alzo e poggio il piede sul manico per fare pressione, la sua viscida mano afferra la mia caviglia, ma con pochissima forza e io finalmente lo trapasso fino in fondo.
<<Mi dispiace.>> Dico sorridendo.
Mi avvicino ai due uomini ed estraggo le loro armi caricando in spalle tutto ciò che posso e sorpasso il cancello.

Dall'entrata esco altri uomini e incominciamo a sparare come se ad affrontarli ci fosse un esercito enorme.
Eche cazzo...
M

i accovaccio su un ginocchio e carico il mitra sottratto all'uomo che ora è senza naso.
Prendo la mira e come il tiro a segno i soldati cadono a terra uno alla volta.
Non guardare, cammina.
Uno, due, tre, spara!

Uno, due, tre spara!
Non guardare, cammina.

E così mi faccio spazio ma non arrivo molto lontano e mentre sto per entrare arrivano altri uomini.
Ma sono in troppi e mentre sparo a destra ne arrivano altri a sinistra.
Mi guardo intorno e sono veramente troppi.
Sono circondata.
<<Andiamo ragazzi, sono pur sempre una donna.>>
Dico sorridendo e guardando gli uomini.
<<Facciamo così, io mi batterò con ognuno di voi. Così saremo pari.>>
Uno di loro si avvicina ma all'improvviso tutto si ferma e si voltano guardando alle mie spalle.
E io so il perché.

<<Misa, ma che grande piacere.>>
Mi volto piano, quasi a rallentatore.
Ed eccolo qui faccia a faccia con me.
Finalmente.

<<Beh era ora non credi?>>
Dico avvicinandomi e a ogni passo i suoi scagnozzi mi seguono.
<<Dov'é Axel?>>
Chiedo senza mai abbassare lo sguardo da lui e avvicinandomi piano. Quasi silenziosamente.
<<A quest'ora sarà spezzatino per i miei maiali.>>
Mi irrigidisco, stringo le mani così forte nei pugni da sentire il calore del sangue uscire dal palmo, il cuore è un martello che quasi esce dal petto.
Non è vero... Sta mentendo.
<<Ci vogliamo accomodare?>>
Mentre lui sta per rientrare lo salto letteralmente addosso assestando un calcio in pieno petto e scaraventandolo a terra, afferro subito la mia Katana per finire questo lavoro, ma vengo afferrata e buttata a terra da i suoi uomini.
Uno di loro si avvicina e si avventa su di me, ma estraggo il pugnale dalla mio cignon e lo pianto nel suo collo proprio sotto l'orecchio, lo estraggo e lo pulisco sul suo giubbotto.
Mi alzo con calma e lo afferro per i capelli per trascinarlo verso il resto che è rimasto a guardare, lasciando dietro di me una scia rossa.
<<Prendetela.>>
Ordina Jian con un ghigno e in pochi secondi vengo sopraffatta da decine di uomini.
Mi difendo quando più posso finché uno di loro mi assesta uno schiaffo così forte da far voltare il mio volto e sanguinare il mio labbro. Mi issano di peso e mi portano dentro.
Cazzo! Sono morta, non c'è più scampo per me. Mi dispiace Axel.

Spazio autrice: lettori siete arrivati a un punto cruciale del libro. Votate e fatemi sapere cosa ne pensate. Sono molto curiosa.

Oltre Quello Che Vedi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora