capitolo 43

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Misa

Sono in ginocchio d'avanti a venti uomini.
Sono arrivata fino a qui e ne sono sola fiera, l'orgoglio in questo momento spruzza da tutti i miei pori.
<<Ammazzami.>>
Dico rivolto a colui che ha negato la mia esistenza per ben 26 anni.
La mia katana stretta nel suo pugno è un'offesa ancor più grande per me.
<<Fallo, ammazzami e porrai fine anche all'ultima Asako della famiglia.>>
Dico sorridendo, lui guarda i suoi uomini per farmi afferrare ma vengono bloccati da un forte boato e da spari, io sorrido mentre il sangue cola sulla mia maglia.
<<Sei fottuto capo.>>
Degli uomini mi si avvicinano, ma un'altra bomba irrompe nella stanza e frantuma le finestre che circondano la stanza e ne approfitto per liberarmi e afferrare l'uomo più vicino a me e rompergli il collo.
Mi avvicino a lui solo a lui il mio vero obiettivo fin dall'inizio, colui che mi ha rubato tutto e ucciso l'unica persona che mi era rimasta.
Lui mi punta la mia katana e io sorrido ancora mettendo in posizione il mio corpo per renderlo solo un ammasso di carne.
Quest'uomo non ha rubato solo la mia esistenza e la mia vita, ma ha preso qualcuno che mi appartiene, qualcuno che ha dato un senso a tutto.
La porta si spalanca e degli uomini in nero e armati per fare l'ennesima guerra varcano la porta.
Sembrano demoni saliti in terra direttamente dall'inferno più buio.
<<Era ora cazzo.>>
Dico irritata.
Il Re di New York è qui insieme a un esercito esponenziale e sono arrivati solo per riprendere il loro uomo, ma quello che non sanno e che lui ora è mio.
<<Scusate il ritardo.>>
Dice stringendo il suo sigaro tra i denti e un fucile a pompa che tiene con una mano tatuata sulla spalla.
<<Ma i miei uomini non volevano alzarsi dal letto.>>
E tutti intorno scoppiano in una risata.
<<Tu devi essere Misa. Molto piacere.>>
Dice e poi si rivolge a Jian.
<<Jian! Ma che grandissimo piacere.>>
Entrando come il padrone e seguito da i suoi uomini. Uno di loro dal ciuffo biondo con molta calma carica il suo Mp5 come se intorno non stesse succedendo nulla.
Un altro boato ci fa voltare tutti verso le grandi vetrate già frantumate, decine di elicotteri sorvolano la grande villa e Kevin se la ride accomodandosi sulla poltrona e fumando il suo sigaro.
<<A bene sono arrivati.>> Dice sempre ridendo.
Il viso di Jian è tetro.
<<Questo è un affronto. Non puoi venire nella mia città e soprattutto entrare in casa mia.>> Urla e si guarda intorno.
Kevin alza due dita sempre comodo sulla sua poltrona e i suoi uomini caricano le loro armi e le puntano a tutti noi, me compresa.
<<Mi sono perso qualcosa?>> Urla una voce dal corridoio e dall'accento capisco che dev'essere il Russo, seguito da altri uomini.
Non ci posso credere...
Nel salotto del grande Jian fanno il suo ingresso le più potenti famiglie mafiose.
America, Russia, Albania, Italia e Cina.
Ma che cazzo...
Guardo Kevin esterefatta e lui di rimando mi guarda come per dire, avevi  dubbi?
Jian urla parole e minacce, ma gli uomini d'avanti a me non si scompongono di mezzo millimetro, mentre i suoi soldati sono costretti a rimanere immobili.
<<Jian vedi come ti rispettiamo? Sono tutti qui per te.>>
Dice Kevin allargando le mani e sollevandosi dalla poltrona.
<<Bene, vedo che abbiamo anche i La Rosa qui con noi.>>
A quel cognome mi volto verso il diretto interessato, un'uomo alto sulla quarantina.
La Rosa non è possibile... È lo stesso cognome della mia mamma.
<<Non potevo di certo mancare mio caro Jian.>>
Non può essere.
<<Sai tua sorella è stata una vera avventura.>>
Vedo l'italiano irrigidirsi.
<<Sapevo che c'eri tu dietro la sua scomparsa.>>
<<Ah visto che ci siamo tutti...>>
Continua rilassato Jian.
<<Io direi di fare le dovute presentazioni.>>
Ghiacciata ecco come mi sento.
<<Misa, quest'uomo è tuo zio.>>
Lui come me è il resto delle persone presenti rimangono immobili e senza parole.
<<Bene abbiamo una lama a doppio taglio a quanto pare ora passiamo a cose più serie dov'è Axel?>>
Dice Kevin stempando la situazione appena creatosi.
<<Jian hai preso un mio uomo e le regole sono regole. I soldati delle famiglie rivali non si toccano.>>
<<Non uscirete vivi dalla mia città>>
Gli Urla Jian.
<<Ho detto dov'è il mio uomo?>>
<<È morto.>>

A quelle parole mi avvento su di lui e lo colpisco ripetutamente al viso.
<<Misa!>> Sono tutti fermi e silenziosi e il nome detto da Kevin rimbomba attraverso le mura.
<<Ti farò soffrire cosi tanto che mi pregherai di ucciderti. Non solo mi hai rubato una famiglia ma hai ucciso il mio uomo.>>
Gli dico a pochi millimetri dalla sua faccia senza prestare attenzione alle parole di Kevin.
<<Allora dov'è il suo corpo?>>
Riprende Kevin, ma Jian gli ride in faccia.
<<Se sarà rimasto qualcosa durante l'esplosione.>>
L'esplosione? Quale esplosione?
Kevin mi guarda, il suo sguardo oscuro mette i brividi ma dalla mia espressione capisce che non ne sapevo nulla.
<<Bene prendetelo.>> Ordina e esce dalla stanza silenziosamente portando con sé il biondo.
Gli uomini di Jian vengono portati fuori e inginocchiati sembrano dei condannati a morte, gli uomini dell'italiano e dell'albanese li circondano per sparare ognuno dei colpi alla loro testa. Il sangue spruzza come coriandoli sulla parete alle loro spalle e i loro corpi cadono a terra senza vita.
Mi guardo intorno e vedo che ognuno di loro sa già cosa fare, mentre io rimango ferma e immobile, ancora una volta sconvolta dalle ultime notizie.

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