05.

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La mattina seguente decisero di controllare la cittadina adiacente, un po' per recuperare del cibo, un po' per studiare il territorio circostante.
Loki sapeva di non potersi far vedere, nel caso in cui Thor fosse stato nei paraggi, quindi optarono entrambi per modificare il proprio aspetto.
A vederli da fuori sembravano una banale ed anonima coppia di turisti, ma non c'era nulla di banale né di innocuo in quei due.

Entrarono nell'ennesimo bar e presero posizione, come il giorno precedente, in un tavolo leggermente defilato rispetto agli altri.
La cameriera sembrava decisamente meno annoiata e più amichevole di quella del diner precedente.

Eris si sbilanciò ordinando, oltre a due caffè, anche una fetta di torta della casa.
Il campanello posto sopra l'ingresso anticipò l'entrata di un quartetto tutt'altro che omogeneo.

Due ragazze, dall'aspetto opposto l'una all'altra e due uomini.
Uno abbastanza in là con gli anni, l'altro invece svettava su tutti i suoi compagni.
I capelli biondi erano legati dietro la nuca e procedeva con passo greve.

«Non serve essere un dio per capire che quello è tuo fratello o sbaglio?» domandò la mora, con un cenno del capo in direzione del vichingo palestrato.
Loki fece saettare lo sguardo verso quello che era effettivamente suo fratello maggiore.
«Se stai per dire che ha l'aspetto che si confà ad un dio, sappi che ti abbandono qui» mugugnò.
«Troppo ostentato...c'è da dire che potresti apparecchiare la tavola sul suo torace e sarei una bugiarda se non lo ammettessi» rispose lei, soffocando una risata di fronte alla palese gelosia del dio.

I due non erano tanto diversi in altezza, ma Thor aveva almeno trenta chili di muscoli in più rispetto al fratello minore, che aveva evidentemente sopperito alla differenza genetica acuendo l'intelletto anziché il fisico.
Indugiò con lo sguardo sul dio del tuono per ancora qualche istante, poi tornò a concentrarsi sul suo alleato.

«E se provassi a confondergli un po' le idee?» chiese al suo compagno, lanciando un'occhiata di sottecchi al fratello di quest'ultimo.
«Troppo pericoloso, finché non sarò pronto all'attacco ci conviene mantenere un basso profilo» sussurrò lui, senza alzare lo sguardo dal tavolo.
Eris notò che si era rabbuiato all'ingresso del fratello. Gli prese una mano accompagnando il gesto con un sorriso.
«Guarda che sei più carino tu, anche con quelle corna in testa» disse, ridendo.

Loki si ritrovò spiazzato davanti a quella dimostrazione d'interesse.
Non si era incupito a causa di uno stupido pensiero sentimentale.
Era logorato dal dubbio sull'esito della sua missione.
Era veramente pronto a portare a termine il suo compito?
Aveva fatto cadere Odino in un sonno profondo, aveva finto la morte del padre ingannando il fratello sulle sorti di Asgard e aveva stretto un patto di distruzione con gli Jotun.
Se per sbaglio la missione fosse fallita, le conseguenze gli sarebbero piovute addosso come tizzoni ardenti di un'eruzione.
Lui, più di tutti, conosceva l'ira implacabile del padre degli dei.
Sapeva di cos'era capace quando smetteva di ascoltare la ragione per dare libero sfogo alla propria rabbia.

Il solo pensiero lo rese più pallido di quanto già non fosse.
«Va tutto bene?» chiese la ragazza, notando lo sguardo terreo del suo compagno.
Loki si rianimò e scosse leggermente la testa.
«Sì, assolutamente...tra poco saremo pronti per agire».

«Darcy ma come ti viene in mente una cosa del genere? Sei spregevole!» gridò la minuta ragazza bruna, alzandosi di scatto dalla sedia e facendo trasalire i pochi clienti all'interno del locale.
Loki volse di scatto lo sguardo verso Eris e notò un sorriso sornione fare capolino da dietro le mani giunte.
«Lui no, ma loro sono patetiche mortali...perché non infastidirle?» bisbigliò, poi si alzò, andò alla cassa a pagare ed uscì dal locale, lasciando il dio delle malefatte a fissare lo spazio che aveva svuotato allontanandosi.

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