26.

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Il biondo si risvegliò legato ed ammanettato ad una poltrona.

«Ben svegliato, guerriero» disse una voce maschile alle sue spalle.
Provò a divincolarsi, senza riuscirci.
«Non ti agitare, te ne prego e conserva le forze per dopo».
«Chi sei? Dove siamo?» sibilò lui, rabbioso.
«Io sono il Gran Maestro e questo è il pianeta Sakaar, sei piovuto dal cielo come un dono, sarai perfetto nella mia arena» disse l'uomo, posizionandosi in modo da essere visto.
Era un tipo bizzarro, aveva corti capelli grigi, l'eye-liner e una sottile linea blu che gli percorreva il mento in verticale, partendo dal labbro inferiore.

«Devo tornare ad Asgard! Il mio Regno è in pericolo».
«Ogni cosa a suo tempo, ora sei uno dei miei gladiatori e chi riuscirà a sconfiggere il mio campione otterrà la libertà. Sono un uomo di parola» disse.

In quel momento si aprì una porta e fece il suo ingresso Loki. Non era legato né ammanettato.
«Loki! Aiutami...» disse il biondo, ma il fratello si passò rapidamente la mano all'altezza del collo, mimando un taglio lungo la gola.

Taci idiota...questo pallone gonfiato è praticamente un burattino. Ci penso io a risolvere la situazione.

Thor si lasciò morire le parole in gola ed emise uno sbuffo. Ricordava perfettamente che ogni volta che Loki diceva "ci penso io" poi succedeva qualche disastro.
«Comunque come ti chiami guerriero?».
«Io sono Thor, dio del tuono e re di Asgard! Liberami immediatamente e non ci saranno ripercussioni di alcun tipo, né per te né per il tuo pianeta».
L'uomo sbadigliò vistosamente.
«Che noia. Guardie portatelo nell'arena e vediamo quando è valido questo fantomatico re».
Due uomini nerboruti afferrarono Thor per le braccia e lo sollevarono di peso, portandolo via.
A nulla valsero le sue grida di protesta né i suoi tentativi di divincolarsi.

Lo gettarono in una gigantesca arena circondata da alte sbarre appuntite.
«Bene, sovrano di Asgard! Vinci contro il campione e ti ridarò la libertà, oppure muori provandoci» disse l'uomo, dall'alto del suo palco panoramico.
Dall'altra parte dello stadio si aprì un grosso cancello e fece capolino Hulk, rabbioso e urlante come suo solito.
«Hey amico! Cosa ci fai qui? Sono io, Thor mi riconosci?» gridò il biondo.
Ricevette un grido in risposta, poi il gigante verde lo attaccò.

Il dio schivò un paio di colpi prima di finire a terra, in una nuvola di polvere.
Sentì urla di gioia provenire dal folto pubblico che lo sovrastava.
Evidentemente tifavano tutti per il campione in carica.
Si rialzò e tentò nuovamente di fronteggiare l'avversario, ma senza il suo martello si sentiva perso.
Dopo qualche minuto riuscì ad ottenere solo una bruciante sconfitta.
«Dispiace, guerriero, ma per ora la libertà ti è stata negata. Ritenta e sarai più fortunato».

Loki, di contro, aveva approfittato della distrazione dei presenti per guardarsi attorno e studiare il loro carceriere.
Aveva bluffato come suo solito quando era finito su quel pianeta, promettendo ricchezze e fortune di ogni tipo all'uomo che si faceva chiamare Gran Maestro.
Aveva scoperto l'esistenza di una rimessa piena di astronavi, alcune capaci di trasportare centinaia di persone.
La sua parlantina sciolta e la capacità di risultare estremamente seducente lo aiutarono nella sua indagine.
Ora restava solo da liberare Thor e riuscire ad arrivare fino a quelle navicelle per poter tornare ad Asgard.

Il Gran Maestro era una creatura semplice, bastava adularlo ed era contento e soddisfatto.
L'arrivo del banchetto gli permise di sgattaiolare fuori dalla stanza senza essere notato, così si avventurò all'interno dell'edificio.

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Raggiunse l'area di contenimento destinata ai guerrieri ed incappò in una donna, che come lui stava ficcanasando in giro.

Greek goddessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora