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«Sono così contenta di vederti, hai riacceso la speranza nel mio cuore» disse Eris, poggiando la mano sul braccio del dio.
«Anche io, rivedervi mi fa sentire un po' a casa, nonostante tutto. È stato difficile» sospirò.

La ragazza lasciò che piangesse, non aveva potuto sfogarsi con nessuno per la morte di Loki.
«Siamo stati insieme per mille anni, certo il nostro rapporto non è stato proprio idilliaco, ma da quando aveva conosciuto te era diventato il fratello che avevo sempre desiderato al mio fianco. Pensavo veramente che saremmo stati felici, ci credevo veramente, lo sai?».
«Anche io Thor, ci ho sperato fino all'ultimo istante» rispose lei, unendosi al suo dolore.

«Vi proteggerò a costo della vita, te lo prometto. In memoria di mio fratello e perché siete la mia famiglia» aggiunse lui.
Eris lo abbracciò, piangendo.
«Non siamo fratelli di sangue, ma di cuore. Sarò sempre al tuo fianco Thor» sussurrò.

Una forte contrazione le spezzò il fiato, obbligandola a piegare le gambe.
Il dio del tuono la sostenne e chiamò il dottor Banner a gran voce.

«Portala di là – esclamò Bruce, indicando una stanza adibita ad infermeria – al resto ci penso io».
Eris era spaventata, non era pronta a mettere al mondo un bambino senza suo marito accanto.
«Andrà tutto bene, lo hai già fatto e so che puoi farcela anche questa volta. Ho solo bisogno che respiri con calma e ogni volta che sentirai una contrazione dovrai spingere, va bene?» disse il dottore, disinfettandosi le mani ed indossando dei guanti sterili.
«Non posso – disse lei, cercando di mantenere il controllo – Loki...».
«Loki sarebbe orgoglioso di te. Ora spingi» la interruppe lui.
Dopo pochi minuti la stanza si riempì del pianto di una nuova vita.

«È un maschietto!» esclamò Banner, sorridendo.
Avvolse il bambino in una piccola copertina e lo lasciò nelle braccia della sua mamma.
Eris era scossa dal pianto e le sue lacrime le offuscarono la vista.
Il piccolo, come sua sorella al momento della sua nascita, aveva la testa ricoperta da fitti e fini capelli scuri e strillava con tutto il fiato che aveva in corpo.
«Va tutto bene piccolino, la mamma è qui con te».

La lasciarono tranquilla per una mezz'ora, poi Thor andò a farle visita.
«È un maschio...» disse la ragazza, piangendo.
Il biondo lo prese tra le braccia e lo guardò, colmo di orgoglio.
«Tuo padre sarebbe esploso di gioia nel vederti, piccolo Lokison» disse.
«Sarai tu a presentarlo al mondo?» domandò la ragazza.
Quell'onore era spettato a Frigga con la piccola Kaira, ma adesso era lui il re, nonostante che di Asgard non fosse rimasto che il ricordo.

Thor annuì.
«Sarà un onore».
Decisero entrambi di non attendere i nove giorni, come da tradizione, ma di presentare il bambino in quel momento, così il dio del tuono raggiunse il resto del gruppo che lo aspettava nel salone.
«In qualità di re di Asgard vi presento Ares Daven Lokison, possa il futuro brillare luminoso sulla sua vita».
Pepper fu fondamentale per Eris nei primi giorni. Il piccolo era irrequieto e Kaira soffriva per le ovvie mancanze di sua madre nei suoi confronti.

Le giornate si susseguirono tra controlli al computer e raccolta di notizie da tutto il mondo. Purtroppo non riuscirono a trovare granché di positivo in tutto quello che stava accadendo.

Poi, un pomeriggio di qualche settimana più tardi, il computer iniziò a lanciare diversi allarmi.
«C'è un oggetto non identificato in avvicinamento...e anche molto in fretta» disse Bruce, sistemandosi gli occhiali da vista.
«Vado sul tetto. Dovesse essere una minaccia potrò intervenire rapidamente» disse Eris, ma Thor la fermò.
«Ci penso io, tu resta qui con i bambini».
Natasha afferrò le pistole, nascoste in uno scomparto segreto nel muro, mentre Steve recuperò il suo scudo.
«Pepper, Bruce...voi restate dentro» disse, poi uscì di corsa.
I tre si misero di fronte alle ampie vetrate del quartier generale, per controllare la situazione.

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