23.

14 3 9
                                    

Si tenne lontana dalla Stark Tower, certa che i sistemi di sorveglianza l'avrebbero individuata in pochi secondi.

E adesso che faccio? Non so dove si trovi quel tizio, non so nemmeno dove cercarlo. Brava testa di cazzo che sono...
La sua autocritica fu interrotta da un movimento all'ingresso dell'edificio.

«Sì, partirò all'alba per Vienna. Il congresso si terrà nel primo pomeriggio dì dopodomani e con il jet sarò lì entro le nove di domani sera – riconobbe la voce di Natasha – lo so che Steve non è d'accordo, ma non posso farci niente. Andrò a firmare. Credo di essere l'unica persona razionale in questo gruppo».

La vide rientrare e cominciò a pensare ad un piano.
Natasha era una donna gelida e calcolatrice, inizialmente il loro rapporto era il come quello tra una lepre ed un cacciatore, ma dopo il disastro della Sokovia si erano avvicinate. Avrebbe potuto contare su di lei per avere qualche informazione in più e per avere la certezza che Loki non scoprisse la sua presenza lì nei dintorni.

Attese l'alba del giorno dopo in un albergo poco distante, si svegliò prima che sorgesse il sole e tornò nei pressi della Stark Tower.
Chiuse gli occhi e si concentrò il più possibile per trovare Natasha e mantenere nascosta la sua posizione.

Natasha, sono Eris. Non puoi vedermi, sto comunicando telepaticamente con te. Loki pensa che io sia tornata ad Asgard, ma ho bisogno di parlarti. So che sei diretta a Vienna, vorrei ci incontrassimo là, ti aspetterò fuori dal teatro dell'opera.

Certa che la donna l'avesse sentita scomparve e raggiunse la capitale austriaca.

Era quasi mezzogiorno e le strade erano affollate, mentre il sole splendeva luminoso sopra la città.
Camminò a lungo, sapendo che il suo appuntamento sarebbe avvenuto non prima di otto ore. Passeggiò vicino al Danubio, perdendosi ad osservare le sue acque placide, poi andò a pranzare in un locale di cucina tipica e assaggiò il tafelspitz, uno stracotto di carne e verdure e si concesse addirittura una fetta di sachertorte. Trascorse il pomeriggio all'interno dello Stadpark, un enorme parco con l'erba di un verde talmente brillante che quasi faceva male agli occhi. Attese lì il tramonto, che le regalò un cielo scarlatto da mozzare il fiato, poi s'incamminò verso il teatro.

Natasha non si fece attendere molto e le fu subito affianco.
«Come mai tutta questa segretezza?» chiese, guardandosi attorno con un leggero sospetto.
«Ho udito, accidentalmente, una conversazione tra Nick e Steve – omise di proposito i cognomi per non destare sospetti nel caso in cui qualcuno le avesse sentite – e ho scoperto che la persona che sto cercando è stata rintracciata e probabilmente anche identificata».
La russa non mosse un muscolo, non cambiò nemmeno espressione.
«Capisco e come mai hai voluto parlare con me?».
«Perché sei la persona più discreta che conosco e anche l'unica che potrebbe aiutarmi a scoprire dove trovare questo individuo».

Natasha annuì.
«Posso aiutarti, ma non nego che questa situazione non mi piaccia affatto. Abbiamo a che fare con un soldato scelto e selezionato, non sarà così facile avvicinarlo né tantomeno colpirlo e tu hai una bambina di nemmeno due settimane di vita che ti aspetta a casa. Non so quanto tuo marito potrebbe essere contento nel sapere che ti ho aiutata».

Eris la guardò.
«Non credevo che questo potesse spaventarti».
«Non ho mai detto di essere spaventata, mi preoccupo solo per te. Mi ero fatta un'idea sbagliata sul tuo conto e sono abbastanza intelligente da capire che quelli come te diventano pericolosi ed irrazionali se gli si tocca la famiglia».

«Sarà unicamente una mia responsabilità. Ammetto di aver solo bisogno di un tramite che possa farmi accedere alla documentazione di Nick e non potevo entrare al quartier generale senza che nessuno lo notasse».
Natasha annuì nuovamente.
«Domani dovrò presenziare ad un'assemblea delle nazioni per firmare gli accordi di Sokovia. Terminata quella ti aiuterò. Al mattino mi occuperò di recuperare il materiale che ti serve. Ci rivediamo qui al tramonto ok?».
Eris annuì, quindi si separarono. La giovane si diresse verso un hotel nei pressi del palazzo dei congressi e affittò una camera sotto falso nome, quindi si stese sul letto.

Greek goddessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora