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La piccola comunità di asgardiani si risollevò in breve tempo, erano riusciti a recuperare dei semi dal villaggio più vicino, e i norvegesi si erano dimostrati molto cordiali nell'aiutarli per le prime settimane. Si erano tutti abituati agli usi e costumi midgardiani e non c'era più traccia di tuniche leggere e svolazzanti, sostituite da abiti più pratici per vivere in una landa selvaggia come quella.

Alcune donne avevano imparato a tessere e conciare la pelle ed Eris era riuscita a barattare dell'oro asgardiano per diversi capi di bestiame. Per lo più pecore, bovini e qualche gallina, in modo da avere sempre latte, lana e uova.
Il doversi occupare della sopravvivenza del villaggio riusciva a tenerle la mente impegnata quel tanto per non perdersi nell'oblio dei ricordi e della malinconia.
Si procurò anche una radio a pile, in modo da poter restare aggiornata sulle notizie quotidiane e ogni sera passava ore intere a scrutare il cielo. Thor era rimasto là fuori e nessuno aveva idea su che fine avesse fatto.

Kaira nel frattempo aveva iniziato a camminare e adorava rincorrere gli altri bambini nei verdi prati che circondavano il loro piccolo villaggio.

«Diventa sempre più bella – disse Valchiria osservandola mentre sgambettava sotto la luce del tramonto – e sarà un'ottima maga».
Era già da diverso tempo che la bambina aveva dimostrato di saper usare coscientemente i suoi poteri. Quando era felice non era difficile trovare piccoli fiori in giro per il prato su cui camminava.
«Il problema è quando fa i capricci – rispose Eris sorridendo – con i bambini umani è più facile, con lei corri il rischio che ti faccia sparire la sedia da sotto il sedere o faccia levitare le posate con rischio di cavarti un occhio».

Crescendo somigliava sempre più a suo padre, aveva lo stesso sguardo determinato, soprattutto quando i bambini più grandi mettevano alla prova la sua pazienza. Eris riusciva a vedere la stessa luce orgogliosa che aveva intravisto negli occhi di Loki più di una volta.

La comunità era molto unita e per mantenere le vecchie usanze, i pasti venivano consumati insieme, riuniti nella casa centrale, dove tutti avevano insistito si trasferisse Eris con la bambina.

Una mattina, qualche settimana dopo il loro atterraggio, la giovane si sentì strana. Una forte nausea le impediva di stare in piedi per più di qualche minuto e le fu perfino difficile preparare la colazione per la bambina.

Non può essere.

Si posò una mano sul ventre e si concentrò.
Avvertì un debole segnale energetico, simile a quello sentito durante la gravidanza di Kaira.
Sbiancò e si fermò a fare un breve calcolo.
Erano passate circa nove settimane da quando era stata con Loki l'ultima volta, prima che lui partisse per Midgard con Thor, prima che Hela distruggesse Asgard, prima che Thanos lo uccidesse.
Si lasciò cadere su una sedia e pianse, prendendosi il volto tra le mani.

«Mamma...» balbettò la bambina, raggiungendola con passo incerto ed aggrappandosi alle sue ginocchia.
Eris la prese in braccio e la strinse a sé.
«Amore mio – sussurrò – arriverà un fratellino o una sorellina» disse, indecisa se le sue lacrime fossero solo di dolore o anche di gioia.

Mantenne un certo riserbo sulla gravidanza, monitorandosi ogni giorno, fino a che non ebbe la certezza assoluta della presenza del bambino dentro di sé, quindi comunicò la notizia al resto della comunità.

Le donne si presero cura di lei e, qualche mese dopo, organizzarono una piccola festa per il primo compleanno di Kaira che stupì tutti soffiando sulle candeline e congelandole.
Eris rimase senza parole.
Loki le aveva parlato delle sue origini, di come Odino l'avesse trovato ancora in fasce, abbandonato a Jotunheim e di come lo avesse accolto, salvandolo da morte certa.
Mai avrebbe pensato che la bambina potesse aver ereditato alcune caratteristiche dei giganti di ghiaccio.
«Mamma...neve» disse la piccola, muovendo le manine e facendo comparire piccoli fiocchi candidi.
Eris le posò un bacio sulla fronte.
«Brava bambina» disse sorridendo.

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