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Trovò Frigga ad attenderla in corridoio.

«Non è andata come speravi, vero?».
«È che non gli si può dire nulla...è convinto di avere sempre ragione, di non sbagliare mai...è un tale arrogante che mi verrebbe voglia di prenderlo a pugni – si fermò di colpo, ricordando con chi stesse parlando – ehm, chiedo scusa» aggiunse.
Frigga rise, coprendosi la bocca con una mano.
«Loki sa essere tanto difficile quanto cocciuto, ne sono pienamente consapevole. È sempre stato così, fin da bambino. Lui e Thor trascorrevano intere giornate a sfidarsi. Sono sicuro che non lo sai fare, si gridavano l'un l'altro per poi tentare ogni volta l'impossibile. Quanti lividi ho baciato e su quanti graffi e tagli ho dovuto imporre le mani» nei suoi occhi trasparì chiaramente l'amore per i suoi due figli, poi il suo sguardo s'intristì.

«Si è sempre sentito messo da parte di fronte a Thor, e Odino non ha mai fatto nulla per fargli cambiare idea. Loki è cresciuto all'ombra di un fratello molto ingombrante».
«Beh, immagino che essere il fratello minore dell'eroe di turno non debba essere proprio piacevole».
«Soprattutto se la tua costituzione è palesemente più esile e gracile del novanta percento degli altri abitanti. Loki ha provato a restare al passo di Thor e dei suoi amici, ci ha provato con tutte le sue forze, ma ogni suo tentativo finiva con la derisione e lo scherno da parte di tutti. Ho asciugato miliardi di lacrime e ogni volta gli insegnavo qualcosa di nuovo. È per questo che Loki è così bravo con la magia. Ha studiato per centinaia di anni, nascondendosi tra i libri anziché continuare a cercare l'approvazione degli altri. Non ha mai bramato realmente il potere, ma solamente l'approvazione di Odino».

Eris rimase senza parole.
«È per questo che ho insistito con il padre degli dei, affinché tu potessi stare sola con lui. È nella tua natura».
La ragazza la guardò e s'indicò il petto.
«Io?».
La donna sorrise.
«Sì. Ti sei concentrata talmente tanto sul titolo che ti è stato assegnato, da dimenticare un importante dettaglio. Tu sei la dea della discordia, ma anche la dea della competizione, colei che spinge ognuno a dare il meglio di sé, a migliorarsi, per raggiungere i propri obiettivi. Tu, con il tuo potere innato, potresti finalmente aiutare Loki a risolvere i suoi conflitti interiori. Ha trascorso talmente tanto tempo a portare rancore, che si è dimenticato di quanto sia speciale».

Eris rimase nuovamente in silenzio, incapace di comprendere appieno le parole della dea.
«Ti sarà tutto più chiaro a tempo debito. Ora riposati pure e non pensare al battibecco con mio figlio, so per certo che le cose miglioreranno» disse, aprendole la porta di una stanza da letto.

Era arredata secondo lo stile asgardiano. Pareti dorate, ampie finestre che si affacciavano sulla vallata sottostante, intarsi intricati per decorare infissi e muri.
Al centro c'era un grande letto matrimoniale a baldacchino, foderato di tessuti pregiati del colore del cielo, mentre sulla parete sinistra era appoggiata una toeletta con un grande specchio.
Eris si osservò. I suoi abiti scuri cozzavano con l'ambiente circostante, sembrava avesse attraversato l'apocalisse e nei suoi occhi lesse una grande stanchezza.
Accanto al mobile c'era una porta, che conduceva ad un ampio bagno con un'enorme vasca posta al centro della stanza, poggiata su finissime piastrelle candide e lucide.
Fece scorrere dell'acqua calda fino a riempire la vasca, prese alcune boccette colorate, un asciugamano, si spogliò e s'immerse.
Rimase con gli occhi chiusi per lungo tempo, ripensando a tutto quello che era successo fino a quel momento.
L'arrivo di Loki, la scoperta dei suoi poteri, la distruzione della centrale, la guerra contro gli Avengers, Thanos, le gemme dell'infinito e infine ciò che le aveva detto Frigga.
«Sei la dea della competizione, colei che spinge ognuno a dare il meglio di sé».

Sospirò, quindi mise la testa sott'acqua e si lavò.
Una volta uscita si asciugò, poi prese un vestito dal grande armadio nella stanza da letto.
Nuovamente perse tempo ad osservarsi.
La tunica viola pallido le fasciava il corpo, mettendo in risalto il fisico tonico e il seno pieno. I capelli le ricadevano in disordine attorno alle spalle, con un rapido movimento della mano li incantò e li acconciò in eleganti trecce e riccioli.

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