18.

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La mattina seguente Eris fu svegliata dal cinguettio di alcuni pettirossi che si erano posati sul davanzale della finestra.

Scivolò silenziosamente fuori dal letto e perse qualche momento a guardarsi intorno.

La camera di Loki era tappezzata di librerie stracolme di volumi. I mobili erano in mogano lucido e il pavimento in candido marmo. Nessuna toeletta contro la parete, ma grossi armadi di legno robusto.

Lui dormiva ancora, un leggero sorriso sul suo volto.
Lo accarezzò poi andò in bagno.

Non differiva di molto rispetto a quello che c'era nella sua precedente stanza. Anche in quel caso la vasca troneggiava al centro, poggiata su eleganti piedini dorati.
Lasciò scorrere l'acqua calda e nel frattempo si guardò allo specchio.

Il suo sguardo scrutò la forma delle clavicole, che spuntavano delicatamente sotto la pelle, accentuando il collo flessuoso ed elegante.
I seni sodi si alzavano ed abbassavano seguendo il ritmo del suo respiro. Il ventre era piatto.
Si soffermò più a lungo su quel punto e ripensò alle parole di Darcy.

Con Loki non avevano mai affrontato l'argomento figli.
Sapeva di essere fertile perché quando viveva ancora sulla Terra aveva fatto delle visite specifiche, soprattutto perché l'idea di avere figli non le era mai dispiaciuta.
Non sapeva però cosa ne pensasse lui.

Lo vide nel riflesso dello specchio.
Nudo, ma comunque fiero, era appoggiato con una spalla allo stipite della porta.

«A cosa pensi, amore mio?» domandò, avvicinandosi ed abbracciando la ragazza alle spalle.
«Nulla di interessante» rispose lei, sbrigativa.

Loki cercò il suo sguardo nello specchio.
«Guarda che a me puoi dire tutto. Sono tuo marito» aggiunse, facendole un po' il verso.
Eris rise.
«Hai ragione, ma non vorrei spaventarti...ripensavo alle parole di Darcy di ieri».
«Quelle riguardo l'avere un bambino?».
La ragazza annuì.
«Vorrei sapere cosa ne pensi a riguardo...insomma non abbiamo mai sfiorato l'argomento» tentennò.
Loki allungò una mano, sfiorandole il ventre.
«L'idea mi spaventa. Ho paura che potrei non essere la persona ideale per crescere un bambino, ho paura...» rimase in silenzio, come se stesse pensando a quali parole usare.
«Non commetterai gli stessi errori di Odino, ne sono certa» rispose lei, voltandosi e baciandolo.
«Secondo round?» domandò lui, ammiccante e prendendola in braccio.
«Penso sia il caso di farci vedere per colazione, non credi?» rispose lei.

L'acqua nella vasca, ormai dimenticata, stava trasbordando inondando il pavimento.
I giovani se ne accorsero in quel momento e scoppiarono a ridere.
Asciugarono alla bell'e meglio, poi si vestirono ed andarono a mangiare.

Thor aveva accompagnato Jane e Darcy al Bifrost, ma aveva deciso di rimanere ancora qualche giorno ad Asgard con la sua famiglia.
«Fratello, mi sorprende vederti già sveglio. Pensavo aveste fatto le ore piccole ieri notte» disse, dandogli un paio di gomitate con sguardo allusivo.
«Credo che ciò che accade nella nostra camera da letto non debba diventare di dominio pubblico» rispose Loki, guardando il fratello e mostrandogli un sorriso tirato.

Frigga sedeva da sola, intenta a mangiare una mela dall'aspetto succoso e dolce.
«Figli cari, sedetevi pure con me. Spero che la giornata di ieri sia stata bella».
«Meravigliosa, non avrei potuto sognare nulla di meglio» rispose Eris, prendendo posto.
La colazione, ad Asgard, prevedeva grandi ceste trasbordanti di frutta fresca e colorata e acqua purissima, raccolta dalle migliori fonti del regno.
La giovane prese un grappolo d'uva e cominciò a mangiarlo, un acino alla volta.

«Loki dove andrete in luna di miele?» chiese Thor, prendendo un'arancia e lanciandola in aria.
«Veramente non ne abbiamo parlato» rispose lui, addentando una pesca.
«Qui è già un paradiso...non c'è bisogno di andare tanto lontani» aggiunse Eris.
«Già, ma forse potremmo andare a Midgard. Ci sono tanti bei posti» le disse il moro.

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