Capitolo 1

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Sentii degli urli nell'ufficio di papà.... Gli urli di una donna. La voce mi sembrò familiare, ma appena sveglia non riuscii a capire chi fosse. Mi alzai in fretta e iniziai a correre nel lungo corridoio di casa, fino a che non arrivai nella camera. Vidi un arma.... poi sentii uno sparo.

Mi svegliai di soprassalto, è sempre il solito incubo, ripetei tra me e me. Respirai a pieni polmoni cercando di calmare il battito cardiaco. Dopo qualche secondo, mi sporsi sul comodino per prendere il telefono e guardai l'ora.

07:30

Cazzo.

"Dio è tardissimo!" Scattai in piedi e non badai al freddo che pizzicava sulla mia pelle.

Corsi nella stanza di mia sorella, sperando che si fosse già alzata e preparata.

Speranza vana. L'essere ritardatarie era un problema di famiglia. Trasmesso da generazioni.

"Stella! Alza quell'enorme culo da quel fottuto letto! è tardi!" Le urlai nell'orecchio.

Sobbalzò dal letto per lo spavento e cadde a terra. Corsi fuori reggendomi la pancia dalle risate.

"Ti odio!" urlò.

Risi ancora mentre mi preparavo in fretta e furia. Non eravamo molto unite, anche se scherzavamo spesso. Certe volte era davvero nevrotica e mi faceva innervosire, ma d'altronde era l'unica persona che mi era rimasta della famiglia; a parte mio nonno e mia nonna che ora vivevano con noi a casa dei miei defunti genitori.

Loro morirono in un incidente stradale, stavano tornando da una cena galante per il loro anniversario, organizzata da papà, e un autobus li ha presi in pieno. Purtroppo non ce la fecero... Mi mancavano.

"Stella? Sei pronta?" le urlai dalla cucina, mentre mangiucchiai dei biscotti fatti in casa.

"Eccomi, Bella, possiamo andare. Che ansia."

Era vestita con i suoi soliti leggins neri, maglione bianco e scarpe da ginnastica. Aveva una monotonia nel vestirsi allucinante. Salutammo i nonni e uscimmo, presi la mia cinquecento bianca e ci avviammo verso la sua scuola. Abitavamo distanti dall'edificio, quindi la accompagnavo, per farle un favore. Frequentavo lo stesso istituto, ma dopo la morte dei miei ho mollato tutto.

Anche la musica.

"Domani ci sono gli incontri scuola-famiglia. Ci vai tu, non è vero?" Mi chiese facendo il labbruccio.

"Certo che vado io. Anche se non ne ho la minima voglia, lo faccio solo per non farci andare nonna."

"Grazie sorellona" si allungò per baciarmi la guancia. "Ora vado è suonata la campanella da un bel pezzo e se non mi muovo la professoressa di inglese mi mette ritardo."

Annuii e la salutai con un semplice gesto della mano.

Prima di tornare a casa mi fermai ad un bar per fare colazione.

"Chi deve chiedere?" Domandò il barista.

Alzai la mano e dissi "Io".
"Un cappuccino e un cornetto semplice, potreste portarmelo lì al tavolo?" Indicai il tavolo libero.

"Certamente, signorina."

Lo ringraziai e mi diressi al tavolo. Ripensai al solito incubo che faccio ogni notte, non permettendomi mai di dormire come vorrei. Ero totalmente sicura che quegli urli erano di mia mamma ed ogni volta che ripensavo a quell'arma, un brivido mi percorreva la schiena. Il cameriere arrivò portandomi l'ordinazione. Mangiai con calma poi pagai il conto e tornai a casa.

Tu sei la mia musica [IN REVISIONE] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora