Capitolo 5

1K 77 6
                                    

Entrai nella classe di mia sorella in cui erano presenti tutti i suoi professori. Nei banchi c'erano tutti genitori/tutori degli alunni di quella classe, ognuno al posto corrispettivo del figlio. Vicino a me capitò un ragazzo dai capelli castani chiari ed occhi di un lucente azzurro. Era vestito un po' più formale rispetto agli altri. L'avevo già visto venire a prendere un compagno di classe di Stella e non sembrava molto simpatico con le persone che gli erano attorno. Sperai che a me andasse bene.

Un professore iniziò a parlare dell'andamento generale della classe dicendo che i ragazzi erano un po' confusionari ma abbastanza responsabili nello studio. Si presentò come professore di lettere e coordinatore della classe.

Mentre il professore parlava sentivo lo sguardo insistente del mio compagno di banco addosso che mi deconcentrava. Odiavo essere fissata. Mi girai di scatto guardandolo negli occhi. Restammo per qualche secondo in silenzio poi lui iniziò a parlare:

"Ciao, piacere mi chiamo Edward... Edward Cullen". Si presentò. Gli strinsi la mano.

"Ciao, io sono Isabella Swan ma per favore chiamami Bella" sorrisi.

Dopo la presentazione ricominciò a fissarmi per qualche minuto, distraendomi ancora dalle parole del professore. Così decisi di dirglielo educatamente, magari avrebbe capito.

"Ehm... Scusami, senza offesa, potresti non fissarmi, mi mette agitazione e mi distrae da quello che sta dicendo il professore, grazie." cercai di dire il tutto in modo educato e pacato. Sperando che non se la sarebbe presa.

"So che ti piace". Rispose con una voce strana, come se fosse impostata.

Mi girai di nuovo verso di lui con le sopracciglia aggrottate. "Come scusa?".

"Dai smettila di fare la santarellina, a tutte piace quando lo faccio". Disse sempre con la stessa voce, mordendosi il labbro. Rimasi senza parole.

"Beh..." cominciai a dire. "Non a me". Chiusi il discorso e mi concentrai sul colloquio.

Dopo qualche minuto il professore chiamò tutti i genitori in ordine alfabetico finché non arrivai io. Mi disse che Stella andava abbastanza bene a scuola e aveva solo una insufficienza che poteva benissimo recuperare. Tutti i suoi professori avevano una grande stima per lei. Questo non fece che rincuorarmi "finalmente una bella notizia" pensai.

Mi diressi verso l'uscita dell'istituto prendendo le chiavi della macchina. Ma proprio mentre varcai la soglia del portone il ragazzo di prima mi si piazzò davanti.

Io sorrisi imbarazzata e cercai di passare ma lui me lo impediva.

"Ehm... scusa? Mi fai passare gentilmente?" Chiesi irritata.

"No". Rispose seccamente.

In quel momento rimasi un secondo bloccata. Mi aveva preso alla sprovvista insomma chiunque si sarebbe scansato. "Che vuol dire "no"?".

"Vuol dire no. Enne oh". Rispose ironicamente incrociando le braccia.

A quel punto capii che lo stava facendo apposta per farmi irritare. E infatti c'era già riuscito.

"Senti non ho tempo per questi giochetti stupidi, devo tornare a casa" mi spostai verso destra ma lui fece gli stessi passi come se fosse il mio riflesso in uno specchio. Non diceva niente, mi guardava divertito. Come se fosse abituato a fare certe cose con la gente. Pensi la pazienza. Lo spintonai così da fargli perdere l'equilibrio e passai. Camminai svelta fino alla mia macchina e misi in moto velocemente. Mi girai a vedere la sua faccia rossa dalla rabbia e mi venne da ridere.

Lui venne di corsa addosso al finestrino della macchina prendendolo a pugni. Sussultai. Guardai i suoi occhi freddi come il ghiaccio e sentii le sue parole uscire dalla sua bocca come se fossero a rallentatore "te ne pentirai Isabella Swan".

Scoppiai a ridere appena finì di pronunciare quella frase e agitai la mano in segno di saluto partendo.

Il viaggio mi sembrò più corto del solito, erano le 20:00.

Entrai in casa trovando la cena pronta, ma quella sera non avevo per niente fame. Ed io ero molto stanca, era stata una giornata lunga e non vedevo l'ora di buttarmi sul mio letto. Ero un po' nervosa per la mattina dopo, avevo trovato un lavoro e sarei andata a fare il colloquio. Avevo bisogno di riposare quindi mi misi il pigiama, lavai i denti e mi sdraiai sul letto aspettando che il sonno arrivasse. Ma quella notte non riuscii a dormire purtroppo.

Tu sei la mia musica [IN REVISIONE] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora