Capitolo 21

641 57 2
                                    

È tutto nero, non si vede niente. Sto camminando nel vuoto cercando una via d'uscita, cercando uno spiraglio di luce in tutta questa oscurità. Comincio a correre, magari andando più veloce sarei uscita... Ma niente. È buio, completamente tutto nero ed entro in panico. Le lacrime scendono incessanti rigando le mie guance. Il cuore mi batte all'impazzata. All'improvviso sento una mano sulla mia spalla ed io mi blocco all'istante.

"Hey bellezza". È lui, riconosco la sua voce rauca e la puzza di alcool. Ma questa volta è diverso... È come se fosse tutto registrato. È come se stessi rivivendo quelle violenze. No, non voglio rivivere quella scena, non voglio sentire di nuovo quelle sue mani sporche e puzzolenti sul mio corpo. Mi vengono i brividi, solo al pensiero. Non lo dimenticherò mai, rimarrà per sempre impresso nella mia mente e girerò sempre per le strade con la paura che succeda di nuovo. Mi guarderò sempre intorno e forse neanche riuscirò ad uscire da sola.

"Che ci fai qui tutta sola?". Riascolto la conversazione, ancora con la sua mano sulla mia spalla, cercando di trattenere le lacrime.

"C-cosa v-volete da me?". La mia voce tremante è piena di paura arriva alle mie orecchie.

"No tesoro, non devi avere paura". Parla l'uomo dopo aver sentito che al suo tocco tremavo. Posso risentire i loro tocchi violenti sul mio corpo.

"L-lasciatemi a-andare vi prego". Li supplico io.

"Oh no, piccola, prima devi fare qualcosa per noi". Risento le mie urla, le loro mani sul mio corpo, sento la mia schiena immobile al muro. Mi butto a "terra" tappandomi le orecchie, urlando e cercando di proteggermi con le mie braccia, ma non serve a niente. Qualunque cosa faccia quel dolore non scompare.

"Bella!" La voce di mia nonna mi chiama. No, non voglio farmi vedere in questo stato. Mi alzo con fatica e cominciò a correre, ma lei continua ad urlare il mio nome finché non apro gli occhi. Mi paralizzo un secondo cercando di riprendere conoscenza. Sono nella mia stanza con mia nonna che continua a chiamarmi. Giro gli occhi nella sua direzione.

È stato un incubo, anzi è stato quell'incubo che mi tormenta ormai da quella sera. Da ben 10 giorni.

"Nonna". La chiamo provando a mettermi seduta ma un forte mal di testa mi fa ricadere nel cuscino.

"No, non ti alzare stai tranquilla, scusa se ti ho svegliato ma..."

"Shh, nonna hai fatto bene, davvero". La interrompo tranquillizzandola.

"È il solito incubo?". Mi chiede ancora più agitata.

"Sì, ma tranquilla, veramente, col tempo passerà". Lei sospira, ma sembra più rilassata.

"Vuoi un po' d'acqua?". Annuisco e gli sorrido. "Tieni". Mi passa il bicchiere d'acqua e la sorseggio lentamente.

"Ma che ore sono?". Gli chiedo passandogli il bicchiere che lei poggia sul comodino vicino al mio letto.

"Sono quasi le 7 di mattina, tua sorella è già uscita per andare a scuola. Mi ha chiesto che stavi." Spalancò gli occhi preoccupata. Non voglio che Stella sappia niente, non voglio farla preoccupare.

"E-e c-cosa gli hai detto?". Gli chiedo agitandomi ancora di più.

"Hey, Hey..... Rilassati non gli ho detto niente. Gli ho solo detto che avevi un po' di febbre e che adesso stai meglio". Rilascio il sospiro che trattenevo e ricomincio a respirare regolarmente.

"Lo sai che.... Ecco..... Lo sai che dopo questo week-end devi tornare a lavoro?". Oddio, me ne ero completamente dimenticata. "Te la senti? Sennò io richiamo e dico che non puoi andarci..."

"No no, lascia perdere davvero, lunedì vado. Sto meglio veramente." La interrompo di nuovo. Non mi va di tornare a lavoro e tantomeno di rivederlo dopo quello che mi ha fatto. Mi tratterà di merda come prima, ma non posso perdere il lavoro mi servono i soldi per pagare le medicine a mio nonno.

"Ok, allora ti lascio sola, se hai bisogno di me chiama". Io annuisco velocemente e lei esce lasciandomi nei miei pensieri.

Sono passata 10 giorni da quella è lui non ha provato a chiamarmi o a mandarmi un messaggio neanche una volta e questo fa ancora più male.

I primi cinque giorni stavo malissimo: non mangiavo, non bevevo, non vivevo. Ero talmente scossa dall'accaduto che non sono uscita neanche con mia nonna a fare la spesa in piena mattina. Stavo chiusa in camera ad ascoltare musica guardando il soffitto, ma non so cosa mi provocava più dolore tra la violenza subita e il tradimento di Edward. Dentro sentivo un dolore lancinante come se dovessi morire da un momento all'altro. Non ho toccato telefono da quel giorno e penso che nessuno mi abbia scritto perché insomma... A chi potrebbe interessare se una persona come me stia bene o male? Sono meno di niente.

Dal sesto giorno in poi ho cominciato a stare meglio. No, non è vero. Continuo a stare chiusa dentro casa a guardare il soffitto.

Prendo il telefono dal comodino per mettere la musica ma in quell'istante arriva un messaggio da parte di Emmet. Quel ragazzo che mi ha salvato la vita. È stato davvero gentile e prima che mi dimettessero dall'ospedale mi ha chiesto il numero di telefono per sapere come sarei stata durante questi giorni. "14 messaggi da parte di Emmet" dice il cellulare.

"Ciao".

"Hey".

"Ti ricordi di me? Sono Emmet".

"Scusa non voglio essere invadente, vorrei solo sapere come stai".

"Ti prego dimmi solo che stai bene e poi ti lascerò in pace".

"Mi sto preoccupando".

L'ultimo messaggio dice: "Va bene, capisco che non mi vuoi rispondere. Spero che tu sia bene. Mi dispiace non viverlo disturbarti, addio". Dopo 10 giorni mi torna il sorriso e digito la risposta.

"Hey, ciao Emmet, certo che mi ricordo di te. Mi hai salvato la vita ricordi? Come posso dimenticarmi?! Scusa se non ti ho risposto sono stata veramente male questo giorno ed oggi, forse, sto un po' meglio. Mi fa piacere che tu mi abbia scritto :)". Clicco su 'invia' e provo ad alzarmi dal letto con un po' di fatica ma ce la faccio. Esco dalla mia stanza e vado in cucina per farmi la colazione. Prima che io aprissi il frigorifero il campanello suona. Nonna si avvia verso la porta, ma la fermo.

"No, vado io ferma". Mi avvio verso la porta principale chiedendomi chi potrebbe essere a quest'ora della mattina. Afferro la maniglia ed apro la porta.

Non avresti dovuto.

Incrocio quello sguardo azzurro cielo che non avrei più voluto ammirare.

~Spazio autrice~

Ecco un altro capitolo come promesso. Spero che vi piaccia! ❤️

Non smetterò mai di ringraziarvi davvero, le visualizzazioni stanno aumentando ogni giorno di più e io rimango sempre di più senza parole. Grazie. ❤️

Tu sei la mia musica [IN REVISIONE] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora