SCRW - Relazioni

29. TREVIS

Seduto su una comoda sdraio, mi gusto un tramonto ambrato che potrebbe far invidia a una rivista di viaggi. Sorseggio una birra, osservando distrattamente i ragazzi che scherzano e si divertono in piscina.

A volte li invidio. La mancanza di preoccupazioni, di responsabilità, la prospettiva di avere tutta la vita di fronte a loro. La leggerezza di poter prendere una decisione sbagliata, avendo tutto il tempo per poter rimediare.

Alla loro età non me ne rendevo conto, e probabilmente nemmeno loro. Che buffa la vita. Si arriva a comprendere le cose, solo quando è troppo tardi per poter fare qualcosa a riguardo.

Quella di oggi è stata una giornata incredibilmente stancante, nonostante il mio compito sia puramente quello di vigilare e guidare i ragazzi durante il loro percorso.

Non fanno altro che scattare foto e postare su Instagram da quando sono arrivati. Mi hanno persino costretto a fare un selfie con loro.

Mi chiedo se Scarlet l'abbia visto...

Non riesco a immaginarla come una persona gelosa. Probabilmente perché la gelosia irrazionale mi ricorda Sonya. È uno dei motivi che ci hanno portato a divorziare. A volte mi chiedo come sia potuto trascorrere così tanto tempo, prima che mi rendessi conto che l'amore tra noi era del tutto svanito, che era il momento di separarci.

Per la prima volta da più di un anno, mi sento felice, mi sento bene... Grazie a lei.

L'hotel in cui alloggiamo è un tre stelle. Non particolarmente lussuoso, ma sufficientemente comodo, pulito e accogliente, per cui non me la sento di lamentarmi.

Tento di godermi un po' di silenzio dopo un'intera giornata ad ascoltare il tutor blaterare.

Nel mentre, Christine, la mia collega, si piazza accanto a me.

Immagino voglia fare quattro chiacchiere, ma per sua sfortuna, io non ne ho la minima voglia. Inizierà a lamentarsi del marito, dei figli, del lavoro, e io non sono in vena di ascoltare nessuno.

Anche io avrei parecchio di cui lamentarmi, ma i miei problemi preferisco tenerli per me. Essere un insegnante delle superiori non era di certo il mio sogno nel cassetto. In fin dei conti, non è altro che un espediente per arrotondare. La mia attività principale è un'azienda di sicurezza sul lavoro. Ci ho investito tempo ed energie, e mi ha dato parecchie soddisfazioni. Ma per qualche motivo ho sempre sentito che avrei dovuto prendere una strada diversa...

Le parole di Christine mi giungono come un'eco lontana. Non smetto di pensare a Scarlet.

È stata la prima persona, dopo il mio divorzio, per cui mi sia preso il disturbo di preoccuparmi. Quando la vidi in quel corridoio, con gli occhi lucidi, qualcosa è scattato in me. Un inspiegabile bisogno di consolarla, di aiutarla in qualche modo. Quando mi ha guardato...come se fossi tutto ciò di cui aveva bisogno. A quel punto volevo esserlo, tutto quello che lei voleva.

- Trevis? –

La donna mi riporta alla realtà.

- Trev...mi sta ascoltando? –

Mi volto verso di lei, quasi odiandola per avermi distratto dal pensiero di lei.

- Ti chiedo di scusarmi, ma sono molto stanco, credo che andrò in camera mia. Ci vediamo domani. –

Mi congedo. Lei mi guarda con aria interrogativa, probabilmente offesa dalla mia brusca interruzione.

Non appena mi richiudo la porta alle spalle, mi abbandono sul letto, ancora vestito. Afferro il cellulare per rispondere al suo ultimo messaggio.

- Torno presto. Non appena sarò lì voglio vederti. Subito. –

- Sarà meglio. Ho una sorpresa per te :) –

- Ora sono curioso. –

- Mi dispiace, ma dovrai vederla con i tuoi occhi... -

- Lo prendo come un invito. –

Nessuna risposta, immagino si sia addormentata. Non mi ero reso conto di quanto fosse tardi.

Troppo stanco per attendere oltre, getto il cellulare sul comodino, dopo aver impostato il silenzioso. Accendo il televisore e lo sintonizzo sul canale dei documentari.

Il bisogno di toccarla, di assaporarla, mi sta mandando fuori di testa.

Mi sforzo di distrarmi, finchéle palpebre non si fanno pesanti e la stanchezza ha la meglio.